E’ nel DNA del fuoriclasse capire quando è giunto il momento giusto per passare il testimone. E Zinedine Zidane onestamente fuoriclasse lo è sempre stato. Non stupisce quindi più di tanto la sua decisione, ufficializzata nei giorni scorsi, di salutare il Real Madrid dopo aver conquistato nella finalissima di Kiev contro il Liverpool la terza Champions League consecutiva come tecnico delle Merengues (la tredicesima complessiva per il club).
La decisione di Zidane di rimettere il suo incarico di allenatore dei Blancos (era legato al Real Madrid da altri due anni di contratto) arriva al termine di 878 intensi giorni (era subentrato a Rafa Benitez il 4 dicembre 2016) e 9 trofei messi in bacheca sui 13 a disposizione.
Un ruolino di marcia impressionante per un debuttante. Giusto per rendere meglio l’idea, basti considerare che Zizou, in meno di tre anni, è riuscito ad eguagliare il record di Champions League vinte come allenatore appartenente a Carlo Ancelotti e Bob Paisley.
Certo, probabilmente sotto la guida di Zinedine Zidane il Real Madrid non ha espresso il suo miglior gioco. Il pubblico del Bernabeu non sempre ha digerito vedere Ronaldo e compagni con un atteggiamento attendista ed un centrocampo definito muscolare per la presenza fissa dell’utilissimo Casemiro anziché dei giocolieri necessari a comporre una mediana tutta fantasia.
Resta il fatto che il francese è riuscito a modo suo a perseguire l’unico obiettivo che in casa Merengues conta veramente: vincere!
Ma Zinedine Zidane oltre che un fuoriclasse è anche un uomo intelligente e ha probabilmente capito che per quelle che sono le sue doti, evidentemente più da motivatore che da allenatore, ha tirato fuori il massimo da questo gruppo:
“E’ necessario un cambiamento.
Questa squadra deve continuare a vincere e serve un cambio.
Serve un’altra metodologia di lavoro
e per questo ho preso
questa decisione”
Si chiude dunque così, almeno per il momento (Zidane non ha infatti escluso un suo ritorno a Madrid), l’esperienza Real di Zizou. Un’esperienza che ha consacrato il francese come un fuoriclasse, un Galactico, della panchina. O questo almeno dicono i numeri.