Prendete un nugolo di giocatori africani e mettetelo in Svizzera, a Berna per la precisione. Affidatelo poi a Hadi Hütter, quarantasettenne allenatore austriaco che fino al 2015 ha guidato il Red Bull Salisburgo per 54 volte collezionando l’invidiabile media di 2,09 punti a partita. Che risultato ottenete? Lo Young Boys in testa alla classifica della Raiffeisen Super League, il massimo campionato svizzero.
A Berna si respira aria di miracolo. Dopo 19 giornate di campionato lo Young Boys guarda tutti dall’alto dei suoi 40 punti frutto di 12 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte. Un primato che guasta e non poco i piani di dominio del Basilea, attualmente secondo staccato di due lunghezze, che pensava di poter proseguire indisturbato il dominio assoluto che ha caratterizzato le ultime 8 stagioni della Raiffeisen Super League, ora ferma per la lunga sosta invernale (si riprende il 3 febbraio).
“Abbiamo grandi ambizioni ma per vincere il titolo dobbiamo ancora migliorarci”
La consapevolezza dei propri limiti è spesso il primo tassello delle grandi imprese. Deve saperlo bene Adolf Hütter che per quanto predichi calma e cerchi disperatamente di tenere tutto l’ambiente con i piedi ben saldi a terra, non può comunque ignorare l’euforia che si respira in città. Una città che non festeggia il titolo dal 1986.
Ma quest’anno le cose sembrano veramente cambiate. Il progetto Young Boys, che nel recente passato ha già fruttato due secondi posti nelle ultime stagioni seppur a distanze siderali dalla corazzata Basilea (-14 punti nella stagione 2015-2016 e -17 nella scorsa), sembra ora maturo per raccogliere i frutti.
La squadra è relativamente giovane. Se si escludono il portiere di riserva Marco Wölfli, il difensore Steve von Bergen, 35enne vecchia conoscenza del calcio italiano per via dei suoi trascorsi con Cesena, Palermo e Genoa, e Miralem Sulejmani, 29enne centrocampista che ha legato in passato le sue fortune all’Ajax ed al Benfica, l’età media della squadra è sotto i 24 anni. E la rosa, e questa è una particolarità, è prevalentemente composta da giocatori di origine africana. Scorrendo i nomi se ne contano infatti 9 su 23 (il 39% della rosa), alcuni dei quali stanno facendo senza ombra di dubbio le fortune dello Young Boys.
Come ad esempio le due punte titolari, Roger Assalé e Jean-Pierre Nsame. Ivoriano il primo, camerunense con passaporto francese il secondo, i due ventiquattrenni formano un duo veramente ben assortito in grado finora di collezionare nel complesso in stagione la bellezza di 27 gol (17 in Raiffeisen Super League).
Roger Assalé è un brevilineo (170 cm). Ama muoversi come seconda punta e partire da lontano per poi accentrarsi e scaricare il suo destro. Arriva dal Mazembe, club con il quale si è laureato Campione d’Africa nel 2015, e quest’anno ha già messo a segno 17 gol in 32 uscite stagionali.
Jean-Pierre Nsame è invece il classico ariete da area di rigore. Alto 188 cm, è cresciuto in Francia nelle fila dell’Angers ma è con il Servette, nella Challenge League (la Serie B svizzera) della scorsa stagione, che è definitivamente esploso laureandosi capocannoniere del campionato con 23 marcature. Se non fosse per la sua statura, le movenze ricorderebbero quelle di Pippo Inzaghi. Nsame ama infatti muoversi sul filo del fuorigioco e quando la bandierina del guardalinee non si alza la sua precisione è letale.
Ma non sono loro le uniche perle africane dello Young Boys. In difesa spiccano le presenze del ghanese Nuhu e dello svizzero-congolese Mbabu (22 anni a testa) mentre a centrocampo, oltre all’inamovibile Sulejmani, si muovono con disinvoltura i giovanissimi Sanogo (ivoriano) e Sow (senegalese appena 20enne). C’è poi un altro camerunense a fare le fortune di Adolf Hütter. Si tratta del 24enne Nicolas Moumi Ngamaleu, punta centrale che però il tecnico austriaco utilizza spesso anche come esterno di centrocampo.
La cavalcata dello Young Boys sin qui è stata esaltante. Smaltita la delusione dell’eliminazione dai preliminari di Champions League per mano del CSKA (nel turno precedente gli svizzeri avevano eliminato la Dinamo Kiew) è arrivata anche l’eliminazione dall’Europa League dove i gialloneri non sono riusciti a superare il Girone B completato da Partizan, Skënderbeu e dalla stessa Dinamo.
Ma in patria le cose sono andate diversamente. Oltre al cammino trionfale in campionato (le sconfitte sono arrivate contro il Losanna e contro il Thun, bestia nera di quest’anno dello Young Boys se è vero che i biancorossi si sono imposti in entrambi i primi due incroci stagionali), la squadra di Hütter ha conquistato anche l’accesso alle semifinali di Coppa di Svizzera.
L’avversario sarà il Basilea, il vero ed unico ostacolo che separa in generale lo Young Boys dalla gloria. La squadra di Wicky (53,4 milioni di valore della rosa contro i 34,7 dei gialloneri) è senza ombra di dubbio la più attrezzata della Raiffeisen Super League. Ma a Berna sono convinti che la stagione 2017-2018 può essere quella buona. Magari per centrare addirittura il double campionato-coppa. Che non sarebbe poi una novità per lo Young Boys che era già riuscito nell’impresa nel 1956-1957.