Finale Europa League 2020/21: il Villarreal batte il Manchester United
Finale d’Europa League 2020/21, Villarreal – il piccolo Villarreal – batte il Manchester United – il grande Manchester United – ai rigori, 11-10. A Danzica, in Polonia, con 9500 spettatori che restituiscono una parvenza di quel che è mancato per oltre un anno: i tifosi allo stadio. Ma non chiamiamolo miracolo, per cortesia. Geograficamente, essendo Vilareal la città più piccola ad aver mai festeggiato un successo in finale di una Coppa europea (50.577 abitanti), si sprecano le riproposizioni di piccoli David gialli armati di fronda festeggiar sul cadavere di Golia rossi. Una visione romantica, certo, che però si scontra con una realtà secca: era sì la prima finale del Submarino Amarillo, che però era comunque reduce da tre semifinali di Europa League e una di Champions, tutte condensate dal 2000 in poi. E soprattutto, nel 1997, quando l’attuale presidente Fernando Roig ha acquistato il Sottomarino Giallo, il club doveva ancora sviluppare una crescita economicamente sostenibile e, innanzitutto, avrebbe dovuto raggiungere La Liga. Da lì, è stato un meraviglioso crescendo. In 98 anni di storia, 21 dei quali nel massimo campionato spagnolo, 14 dei quali in Europa, in un’edizione senza sconfitte, al termine di una finale durata 120’, con due soli gol, 20 rigori segnati uno dopo l’altro.
Guarda il video della festa gialla! 🙂 (© beIN SPORTS Asia)
Il Villarreal è in finale d’Europa League!
Oggi Fernando Roig è il più longevo presidente di un club de La Liga: il 14 maggio 1997 ha firmato il suo acquisto del Villarreal da Pascual Font de Mora e dei 24 anni trascorsi ve ne sono stati 21 in massima serie spagnola. Soddisfazione che si riverbera a Vilareal città, con una sola r a differenza della squadra, centro economico di 50mila abitanti circa nella comunità autonoma Valenciana, celebre per la raccolta delle arance e per la produzione di piastrelle in ceramica – che danno il nome a El Madrigal, oggi Estadio de la Cerámica grazie alla sponsorizzazione con Pamesa, azienda leader nel settore della ceramica. Pamesa, che è anche il jersey sponsor del Villarreal, è di proprietà di Fernando Roig, il 27° uomo più ricco di Spagna secondo Forbes. La cui gestione del club è però oculatissima: la sostenibilità è una parola chiave e si traduce, in campo, in calciatori che al Submarino hanno dedicato l’intera loro carriera (Mario Gaspar, Trigueros) affiancati ai giovani, principalmente dalla cintola in su: Yeremi Pino (18 anni), Alex Baena (19) e Fer Niño (20).
In rosa, oltre all’ex Napoli Raúl Albiol ci sono Pau Torres, classe ’97 convocato da Luis Enrique per l’Europeo, l’argentino Juan Foyth – ieri rimasto in campo nonostante una vistosa fasciatura e la perdita di sangue – connazionale del portiere Gerónimo Rulli, titolare in Coppa sebbene ne La Liga giochi invece l’ex Atlético Madrid Sergio Asenjo. E ancora, Paco Alcácer in cerca di rilancio dopo l’esperienza a Barcellona e l’anno e mezzo a Dortmund in cui è stato spodestato da Erling Håland, Étienne Capoue – mvp della finale – arrivato in inverno dal Watford per sostituire l’infortunato Vicente Iborra, ex Siviglia e Leicester, ai box come il Robben nigeriano Samuel Chukwueze. Ancora, il terzino Alberto Moreno, che Emery allenò a Siviglia e i due centrocampisti Francis Coquelin e Dani Parejo: per il secondo, a 32 anni, dopo 9 anni al Valencia di cui era capitano, l’addio al club smantellato da Peter Lim è coinciso col primo trofeo europeo in carriera.
Quarta Europa League vinta da Unai Emery. Eccolo qui, sorridente, con quella che ormai – oltre che una Coppa – è una dolcissima abitudine.
Finale di Europa League 2020/21: la fotogallery
Guarda le foto della serata! (Foto UEFA ©)
E poi c’è Gerard Moreno, che a 29 anni aveva incanalato la finale di Danzica dopo 29’ (prima del pari di Cavani) esultando mimando un’iniezione di vaccino al braccio. Il motivo? Qualche giorno fa, nel corso del programma La Resistencia condotto dal comico e presentatore David Broncano, gli era stata chiesta un’anticipazione sul festeggiamento di un gol nella finale d’Europa League. Se l’attaccante del Villarreal non aveva risposto immediatamente, il comico ha preso la palla al balzo e ha mimato di iniettarsi una dose di vaccino nel braccio: “Vacciniamoci, visto che c’è il coronavirus”. Detto, fatto: l’esultanza del numero 7 del Villarreal, alla trentesima rete in stagione, è nient’altro che una promessa mantenuta. E a proposito di gol, solo Giuseppe Rossi – 32 reti nel 2010/11 – segnato più di Moreno nel nuovo millennio. Classe ’92, cresciuto nell’Espanyol nel mito di Raúl Tamudo, è a Vilareal dal 2010 e col gol in finale è diventato il miglior marcatore nella storia del Sottomarino Giallo con 82 reti, pari con l’italiano ex Fiorentina e Genoa. Alla prossima, scatterà il sorpasso.
Nella prima finale nella storia delle Coppe Europee in cui tutti i 22 calciatori in campo calciano un rigore – qual modo più imparziale di questo? Ognuno ha avuto la sua chance, a molti ha ricordato la serie infinita di penalty di Milan-Rio Ave, all’alba di quest’edizione – il Villarreal vince l’Europa League. La quarta di Monchi, dopo le tre vinte col Siviglia in 2014, ’15 e ’16. UEL non starebbe per Uefa Europa League, quanto per Unai Emery League: frase ormai trita e ritrita, ma tant’è. E nel 2019, l’”incidente di percorso” a bordo dell’Arsenal, battuto in finale dal Chelsea, si spiega anche con la cabala: le squadre spagnole di Emery non hanno finora mai tradito il grande appuntamento. C’è chi rinviene nella piccola Villareal uno sgarbo d’eccezione nell’anno della Superlega, ai danni del quarto club europeo per possanza economica (600 milioni, contro i 117 del Villarreal) nonché tra i soci fondatori della ormai ex neonata, per ora, competizione.
La storia del Villarreal vincitore dell’Europa League
La storia del Villarreal è intrisa di provincialismo: dalla fondazione, nel 1923 per mano tra gli altri di un farmacista, un impiegato di banca e il direttore di un ufficio postale locale, al mitico affitto del campo per 60 pesetas al mese. Una lunga gavetta nelle serie minori, il fallimento del Villarreal e la nascita del Foghetecaz, semi-impronunciabile acronimo che raggruppa le iniziali dei cognomi dei soci fondatori. La ripartenza dal secondo dopoguerra, l’adozione del nome attuale – Villarreal CF – nel 1954 e il nuovo stemma, arrivato nel ’66. L’anno dopo il club ha festeggiato la promozione in terza divisione nello stesso periodo in cui i Beatles hanno vissuto il loro apogeo: la colonna sonora della festa era la versione spagnola dei Los Mustang di Yellow Submarine, motivata da due fattori peculiari (il giallo è il colore del club, la canzone era di moda), così è nato il Submarino Amarillo. Solo nel 1998, il Villarreal ha raggiunto la Primera División, debuttando iconicamente al Bernabéu di Madrid con una sconfitta per 4-1. Il club ha patito lo scotto e così, dopo un girone di ritorno difficile (zero vittorie in 15 gare) e un penultimo posto, il playout perso col Siviglia ha significato un’immediata retrocessione. In quella squadra, tra gli altri, giocava un giovane Andrés Palop.
Col nuovo millennio, non solo il Villarreal è stato promosso al primo tentativo utile, ma si è classificato settimo, ha mantenuto la categoria e nel 2003 ha vinto la Coppa Intertoto, che ha qualificato il Sottomarino Giallo alla Coppa UEFA. Con gli arrivi di Juan Román Riquelme e Diego Forlán, un ottavo posto e la semifinale di Coppa UEFA (persa contro il Valencia poi campione) seguiti nel 2004 da una nuova vittoria in Intertoto. In estate, la nomina di Pellegrini ha condotto il Villarreal al terzo posto ne La Liga (nonché miglior club al mondo nel dicembre 2004 secondo l’IFFHS), Forlán al Pichichi e una qualificazione alla Champions League. È qui che, vinto il girone ed eliminati Rangers e Inter rispettivamente a ottavi e quarti, il Villarreal crolla in semifinale con l’Arsenal. Dolorosamente: sconfitta di misura a Highbury e pari a reti bianche a El Madrigal, con rigore all’88’ che Lehman ha parato a Riquelme. Da qui, montagne russe: secondo posto nel 2007/08, altra qualificazione alla Champions, con altra sconfitta per mano dell’Arsenal stavolta ai quarti di finale, poi quinto posto e addio di Pellegrini in direzione Real Madrid.
Dal 2009 al 2013, il Villarreal è passato nel tritacarne: cinque allenatori, la semifinale di Europa League 2010-11 persa col Porto poi vincitore e un 2011-12 da incubo chiuso con la retrocessione. L’anno dopo, aperto con lo shock della scomparsa del tecnico Manuel Preciado lo stesso giorno in cui sarebbe stato presentato, Marcelino ha centrato la promozione e il club ha deciso di rinunciare a sussidi pubblici dando priorità ad altre categorie impattate dalla grave crisi economica. Al rientro ne La Liga è arrivato un sesto posto con conseguente Europa League, bissato l’anno successivo, poi un quarto, tre quinti, un settimo. Villareal ha trovato una dimensione europea, eccezion fatta per l’anonimo quattordicesimo posto nel 2018/19: nel 2015/16 la corsa s’è fermata in semifinale dinanzi al Liverpool finalista perdente contro il Siviglia di Unai Emery. Che sei anni dopo l’ha fatto di nuovo: ancora con Carlos Bacca, decisivo nella finale di Varsavia nel 2015 sul Dnipro, che mancò la sfida coi Reds dato che s’era trasferito al Milan.
Scopri tutte le squadre campioni di Coppa UEFA/Europa League! (© Matteo Albanese)
Per concludere, una piccola chicca sulla finale di Danzica…
Oramai lo sapete. Il Villarreal ha vinto. Lo ha fatto passando in vantaggio, chiudendo i primi 45′ gestendo la gara ma subendo il pari di Cavani nella ripresa. In circostanze fortunose forse, ma in una finale d’Europa League come quella di ieri sera, allo United di Solskjær serviva una scossa: è arrivata. E allora a tratti il Villarreal ha sofferto, subito le folate dei Red Devils, e non ha più tirato in porta. Si è dedicato a difendere, conquistando punizioni e calci d’angolo, ma ha trascinato la partita ai rigori con un 43% di possesso palla (non che Rashford e compagni avessero creato più occasioni). Dagli undici metri, a risolvere una partita il cui punteggio è parso inscalfibile, per regolamento anche i portieri hanno dovuto cimentarsi nei tiri dal dischetto e l’errore decisivo di De Gea dinanzi al “collega” Rulli ha portato la Coppa in Spagna.
Ma come ha vinto il Villarreal la finale d’Europa League? Ecco una piccola chicca sulla finale di Danzica. Lo ha fatto anche seguendo il “partido a partido” di Simeone – tant’è vero che il discorso motivazionale di Emery alla squadra prima degli ultimi due impegni stagionali è stato definito cholístico dalla stampa spagnola – il Villarreal ce l’ha fatta. Parole simili il tecnico basco ha pronunciato alla vigilia della finale:
Diez meses atrás hablábamos de equipos favoritos en Europa League. El Manchester era el gran favorito. Nosotros somos candidatos. Nos veíamos capaces de colarnos entre los mejores y lo hemos conseguido. Somos candidatos firmes a pugnar por el título, pero ellos son favoritos. Tienen grandes jugadores y mucha historia. Tenemos argumentos para encontrar nuestras opciones reales de ganar la copa. […] Lo importante es seguir disfrutando del camino. De estar aquí conmigo y sobre todo con mucho orgullo de representar al pueblo de Pau. Lo más importante mañana es estar todos unidos, juegue quien juegue, todos a una.
Dieci mesi fa stavamo parlando delle squadre favorite in Europa League. Il Manchester era il grande favorito. Anche noi eravamo tra i candidati. Ci siamo visti capaci di intrufolarci tra i migliori e ci siamo riusciti. Noi siamo forti contendenti per il titolo, ma loro sono favoriti. Hanno grandi giocatori e una grande storia. Noi abbiamo argomenti per trovare i nostri veri mezzi coi quali vincere la coppa. […] L’importante è continuare a godersi il viaggio. Essere qui con me, e soprattutto con grande orgoglio rappresentare la gente di Pau. La cosa più importante domani è essere tutti uniti, chiunque giochi, tutti insieme.
Unai Emery alla vigilia
Ecco di seguito il tabellino della finale di Europa League 2020/21:
Villarreal (4-3-3): Rulli; Foyth (dall’88’ Gaspar), Albiol, Torres, Pedraza (dall’88’ A. Moreno); Parejo, Caopue, Trigueros (dal 77’ M. Gómez); G. Moreno, Bacca (dal 60’ Coquelin), Pino (dal 77’ Alcácer). All: Emery. A disp: Asenjo, Mori, Costa, Estupiñán, Peña, Niño.
Manchester United (4-2-3-1): de Gea; Wan-Bissaka (dal 120+3’ Mata), Lindelöf, Bailly (dal 116’ Tuanzebe), Shaw; Pogba (dal 116’ D. James), McTominay (dal 120+3’ Telles); Greenwood (dal 100’ Fred), Fernandes, Rashford; Cavani. All: Solskjaer. A disp: Henderson, Grant, Maguire, Williams, Matić, van de Beek, Diallo.
Reti: 29’ G. Moreno, 55’ Cavani. Ammoniti: Capoue, Foyth (V), Bailly, Cavani (M).
Sequenza rigori: Moreno G. (V) gol, Mata (M) gol, Raba (V) gol, Telles (M) gol, Alcácer (V) gol, Fernandes (M) gol, Moreno A. (V) gol, Rashford (M) gol, Parejo (V) gol, Cavani (M) gol, Gómez M. (V) gol, Fred (M) gol, Albiol (V) gol, James D. (M) gol, Coquelin (V) gol, Shaw (M) gol, Mario Gaspar (V) gol, Tuanzebe (M) gol, Torres (V) gol, Lindelöf (M) gol, Rulli (V) gol, De Gea (M) parato.