“Per il derby appuntamento alle ore 13.30 in Via Zabaglia”. Se qualcuno anni fa ci avesse detto questa frase, probabilmente avremmo stentato a crederci. Per chi conosce un po’ di storia dell’A.S. Roma non sfuggirà certamente che la via, intitolata al celebre “Mastro pontarolo” della Roma di fine ‘600, è quella di Campo Testaccio; costruito nel 1929 da Silvio Sensi (padre di Franco), fu la casa della squadra capitolina fra il 1929 e il 1940. 161 incontri disputati che hanno portato 103 vittorie, 32 pareggi e sole 26 sconfitte. Un autentico fortino dove la Roma ha iniziato a farsi conoscere. Un luogo che oggi è solo una distesa di prato incolto tra baracche e recinzioni di fortuna nel cuore di uno dei quartieri storici di Roma e noto feudo del tifo giallorosso. Un luogo dove è comunque un onore poter vivere in maniera diversa quello che per la città eterna è un appuntamento imprescindibile: LazioRoma o RomaLazio (tutto d’un fiato) che dir si voglia. Non che la Lega sia impazzita ed abbia concesso di giocare la partita nel vecchio campo giallorosso. E no, non è che non sia successo perché in casa gioca la Lazio. Anzi, uscendo da questa dimensione “Ritorno al Futuro” e tornando all’attualità ritrovarsi a Campo Testaccio per vedere il derby e tifare la Roma (o per chi tifa Lazio nel caso di specie farlo a Tor di quinto) è purtroppo l’epilogo della situazione che sta vivendo il tifo capitolino oggi. Una situazione fatta di biglietti a prezzi esorbitanti per uno stadio scomodo neanche minimamente pensato per il calcio; fatta di tessere e numerosissimi divieti che sempre più stanno allontanando i tifosi dal supportare da vicino la propria squadra del cuore. Una fotografia abbastanza fedele di quel calcio tutto soldi e diritti tv che tanto piace ai padroni del calcio moderno. Ma che poco piace a chi di questo sport è la vera linfa: il tifoso. Fortuna vuole che, citando Venditti, “C’è ancora un gruppo di amici che non si arrendono mai”. Ecco, ieri noi di Tabser abbiamo voluto conoscer meglio questi ragazzi. E per farlo abbiamo scelto di seguire il match a Testaccio con i tifosi giallorossi. Che sia successo perché l’inviato che scrive tifa Roma è una pura casualità (o anche no!).
Diciamoci la verità: non sono mai stato e probabilmente non sarò mai un ragazzo della Curva Sud. Niente di personale. Anzi, da quando ho iniziato a seguire il calcio sono sempre stato affascinato nel vedere anche cosa succede sugli spalti, facendo particolare attenzione ai canti ed ai colori. E, nonostante la telecronaca, sono quasi sempre riuscito a distinguere i cori che quei ragazzi cantavano. I tre quarti della mia adolescenza sono andati via fra partite e ricerche sul web riguardo la storia di questi ragazzi. E così come per me, lo stesso vale per altri ragazzi della nostra redazione che, per quanto riguarda gli elementi capitolini, è abbastanza ripartita tra tifosi di Roma e Lazio. Per questo abbiamo deciso di approfondire la piaga di questa stagione calcistica abbastanza anomala che ha costretto la Roma e soprattutto la Lazio a dover giocare in casa senza ricevere il giusto sostegno. Misure repressive che vanno dalle ormai famigerate “barriere” in curva alle multe per il cambio di posto, controlli esagerati, tensioni continue: tutti fattori che hanno portato numerosissimi tifosi a disertare ad oltranza lo Stadio Olimpico. Senza colori, senza bandiere e con un silenzio assordante. Qualcosa di orribile anche per un semplice appassionato di calcio. Qualcosa che le due tifoserie hanno deciso di combattere con il buon senso lasciando lo stadio vuoto a chi lo vuole vuoto e trovando nuove modalità per vivere insieme e con partecipazione la propria passione. Come ad esempio organizzarsi per vedere insieme il derby sul maxischermo a Testaccio.
Uscito di casa, arrivo alla Piramide Cestia verso le 13.15 e inizio ad intravedere la marea giallorossa. Mi accingo per raggiungere Via Zabaglia, dove mi aspetta un amico. Si iniziano a intravedere i primi fumogeni e a sentire i primi cori: ci sono tutte le componenti per vivere un pomeriggio piacevole, nonostante la temperatura assolutamente tropicale. Si parte in corteo e si arriva fino all’ex Mattatoio, situato non molto lontano da Campo Testaccio. Lungo il tragitto tantissimi cori (per la Roma e contro la Lazio), diverse bandiere e fumogeni e soprattutto circa 3.000 tifosi. Mai e poi mai mi sarei aspettato un simile numero viste le frizioni che nelle ultime settimane accompagnano i tifosi della Roma: qui nessuno litiga per Totti o per Spalletti, ma sono tutti uniti per far sentire la propria voce. La partita scorre liscia e la Roma vince nel tripudio generale: canti, sfottò, balli, saltelli e gavettoni ci accompagnano per tutta la partita, letteralmente dominata dai ragazzi di Spalletti. Dopo il triplice fischio l’ex Mattatoio si svuota, coi tantissimi ragazzi che continuano a cantare per tutto il tragitto che li riporterà alla metro o all’autobus più vicino. Una festa popolana, quasi come nel finale di “Febbre a 90” quando l’Arsenal ha appena vinto il titolo dopo 18 anni e per le strade di Highbury impazza la gioia. Si torna a casa con la speranza di poter tornare a festeggiare ancora insieme un’altra vittoria. E magari di poterlo fare con i propri beniamini sotto la Curva Sud. Perché un calcio senza tifosi che calcio è?