La Spal ha vinto due delle ultime ventitré gare stagionali tra campionato e Coppa Italia, e calcolatrice alla mano il dato non è da tutti. Difficile potersi interessare di una realtà di questo peso – ma che in ogni caso, finisse adesso la Serie A si salverebbe comunque – a meno che chiaramente non si possieda un legame particolare coi colori biancazzurri. Del resto è un po’ un ciclo: Leonardo Semplici si prese le copertine lo scorso anno, quando condusse gli estensi a un’incredibile salvezza, mentre oggi veleggia senza troppa ambizione nella polvere per non retrocedere. Si potrebbe dire che l’emozione maggiore sia arrivata in estate, coi tre milioni versati sul conto bergamasco dei Percassi per assicurarsi le prestazioni di Andrea Petagna, centravanti di provincia che in caso di conferma (obbligatoria in caso di salvezza, spendendo altri 12 milioni) sarebbe l’acquisto più oneroso nella storia della Spal.
Già, in un certo senso è il calciomercato a tener le redini emotive di una stagione cominciata in debito d’ossigeno per i festeggiamenti protratti a lungo dopo l’ottenimento della salvezza, la scorsa primavera. E a parte la convocazione in nazionale azzurra del pendolino Manuel Lazzari, sono poche le gioie: lo sanno i tifosi, che hanno sognato a settembre (3 vittorie nelle prime 4 gare, ritmo da scudetto) ma ben presto hanno dovuto fare i conti con la realtà.
Tifo Spal, una realtà di provincia
Nata Società Polisportiva Ars et Labor (snocciolarne il nome è persino cool), Transfermarkt valuta la sua rosa la quartultima di Serie A, ma evidentemente l’autorevole portale non ha fatto i conti con la portanza passionale del tifo ferrarese. Invidiabile e poco valorizzato, presente nelle difficoltà, a costante sostegno dei calciatori. Il “Mazza” è un fortino e in trasferta i tifosi della Spal solo oltremodo presenti. Un esempio? Domenica 24 febbraio, in casa del Sassuolo al Mapei Stadium di Reggio Emilia, hanno offuscato letteralmente la cornice neroverde. Ora, detto che i tifosi di casa erano in sciopero, non va minimizzato l’impatto sonoro dei cori alzati al cielo emiliano: un continuo stridir di ugole, tra “Facci un gol, per la Ovest facci un gol” e il più classico ma non meno ritmato “Forza Spal, forza Spal”.
I numeri dicono che più della metà dei 4000 seggiolini del Mapei Stadium era occupata da loro, perenni nemici di un calcio che comunque gli garantiva la sacralità di una trasferta domenicale, con tanto di fischio d’inizio fissato alle 15 canoniche, pur a 110 km di distanza. La Spal è ovunque, coi tifosi al seguito: a Firenze hanno protestato per uno degli episodi più assurdi del campionato (rete annullata a Valoti e, anzi, rigore concesso ai viola), in casa hanno abbandonato per metà la loro Curva Ovest dopo l’ennesimo torto arbitrale subito (un gol di Floccari annullato contro la Sampdoria, galeotto un fuorigioco di Petagna per qualche centimetro).
Tifo Spal, una realtà semplice
S’aggrappano ai dettagli – direte – ma non è da sottovalutare se si hanno 23 punti e un margine di sole 5 lunghezze sulla zona retrocessione. Tifare è un esercizio di stress, richiede dosaggio e temperanza, provoca sensazioni bipolari e soprattutto comporta un maggior numero di insuccessi. Lo sanno bene i tifosi della Spal, che incitano sempre la loro squadra e anzi hanno affidato un messaggio eloquente a Facebook:
“Mai complici! Questo calcio non ci appartiene, lo gridiamo una volta di più. A seguito dell’ennesimo episodio di “ingiustizia elettronica”, applicato con metri del tutto arbitrari, falsati e che lasciano spazio a letture di un palese boicottaggio, Curva Ovest ha deciso di mandare un segnale di protesta forte. Abbiamo abbandonato gli spalti lasciando il settore in un vuoto osceno, quello che probabilmente le logiche di questo sistema malato stanno bramando.
Con estrema decisione, ed altrettanta civiltà, abbiamo trascinato poi la protesta sotto la tribuna, perché gli artefici di questo ennesimo furto sentissero bene tutta la nostra rabbia.
L’eco di questo gesto si è propagato e, seppur consapevoli che potrebbe non sortire effetti dirompenti, siamo certi di aver smosso qualche coscienza.
Il calcio è dei tifosi sugli spalti, non delle tv. Ferrara pretende rispetto. In un mondo dove tutti amano riempirsi la bocca di slogan, perlopiù a sproposito, ne esplicitiamo qualcuno anche noi”.
Tifo Spal, una realtà genuina
Non si ferma qui il comunicato, che continua: ““Non camminerai mai sola” significa tante cose. Tra le quali il fatto che lotteremo sempre per i nostri colori, affinché tutti li rispettino. Anche in modi poco ortodossi, se vogliamo. E che potranno non essere di immediata comprensione. Ma non molliamo di un millimetro, sia ben chiaro. E anche “noi siamo la Curva Ovest” non rappresenta soltanto un coro. Ottimale sarebbe stata l’adesione di tutti. Tutti quanti. Perché da sempre ciò cui miriamo è l’aggregazione, la comunità di intenti. Quella compattezza che tanto spaventa il sistema, l’unica in grado di esercitare influenza. E riscontriamo con orgoglio che in tanti ci hanno seguito. In tanti hanno desiderato sentirsi parte di qualcosa di più che uno spettacolo televisivo preconfezionato. E dal copione già scritto, a quanto pare. A quei tanti va il nostro ringraziamento. Agli altri diciamo che l’occasione è stata persa ma noi non ci arrendiamo. Quel settore è una casa, una famiglia. Un tutt’uno a sostegno della maglia, del nostro orgoglio di popolo. Ieri abbiamo coinvolto tantissime persone. Domani altre ancora. Vi vogliamo tutti con noi. Finché chi proprio non se lo sente addosso questo sentimento di appartenenza finisca col trovarsi fuori posto. Avanti Curva Ovest!”.
“Non camminerai mai sola, noi siamo la Curva Ovest. Quel settore è una casa, una famiglia”: il senso ultimo è tutto racchiuso in questo lucido sfogo, protesta in nome dell’amore, di un’affezione forte. Gli spallini e l’attaccamento, in questo potrebbero esser maestri per molti altri. Vivono il calcio e respirano l’atmosfera innegabilmente trascinante di questo sport. Che poi, tra parentesi, è anche il motivo che induce noi a scrivere e voi a leggere questo articolo.