Da quando la Serie A esiste a girone unico – quindi dal 1929/30 – mai era accaduto che tre liguri vi partecipassero. Così, la stagione 2020/21, l’ottantanovesima di sempre, sarà a suo modo storica: la Sampdoria sarà alla sua 64° partecipazione, il Genoa alla 54° e lo Spezia alla prima (escludendo le 3 partecipazioni della Sampierdarenese e le 6 del Liguria). Complessivamente, però, l’ultima volta di tre liguri nel massimo campionato risale invece alla Prima Categoria 1914-15, con una sezione piemontese-ligure composta tra le altre da Andrea Doria, Savona e il Genoa cui fu attribuito lo Scudetto, il settimo nella storia rossoblù, in un campionato sospeso causa prima guerra mondiale e mai più concluso (e per questo ancor oggi oggetto di dibattuti con la Lazio). Non cambia la sostanza, oggi: per la prima volta, la Liguria avrà tre rappresentanti in Serie A.
3 – Nella stagione 2020/21, per la prima volta nella storia del massimo campionato italiano, tre squadre liguri parteciperanno a una stessa edizione della Serie A (Genoa, Sampdoria e #Spezia). Pesto.#SpeziaFrosinone
— OptaPaolo (@OptaPaolo) August 20, 2020
L’allenatore, Vincenzo Italiano, aveva promesso 95’ di fuoco. Lo sono stati. Il mister ha centrato una terza promozione di fila, a un anno di distanza da quella ottenuta al termine del 2018/19 col Trapani, approdato in Serie B. In quell’occasione, Italiano seppe rivitalizzare una rosa ferita. Un aneddoto racconta che scrisse alla lavagna “nessun limite, solo orizzonti”. All’alba di questa stagione, dopo 4 punti ottenuti nelle prime 7 partite pareva prossimo all’esonero. La società bianconera lo confermò, traendone i frutti ora che per la prima volta in 114 anni di storia lo Spezia Calcio assaporerà la Serie A. Ora Enrico Preziosi parrebbe volerlo alla guida del Genoa, lo Spezia ha chiuso ogni trattativa in caso di promozione anticipando comunque un indennizzo di almeno 2 milioni di euro. Si vedrà.
Lo Spezia che è la sesta squadra bianconera nella storia della Serie A, dopo Ascoli, Cesena, Juventus, Siena e Udinese. Lo Spezia di Simone Scuffet, il cui rifiuto all’Atlético Madrid fu etichettato con accuse di snobismo. Lo Spezia di Giulio Maggiore, che prima di essere calciatore è stato un accanito tifoso bianconero, allo stadio con papà e zio. Lo Spezia di Luca Mora, centrocampista e dottore in filosofia che per l’occasione s’è fatto tagliare la folta barba negli spogliatoi dopo la partita. Lo Spezia squadra di Andrey Galabinov che il 20 agosto 2017 esordiva nella massima seria (in un Sassuolo-Genoa 0-0) e ieri, dunque esattamente tre anni dopo, ha festeggiato una promozione a cui ha contribuito con 7 reti in 19 presenze tra campionato e playoff: gol e assist all’esordio col Cittadella, il 24 agosto 2019, poi il lungo stop (infortunio al tendine rotuleo), il rientro e quattro reti al Chievo: una tripletta a Verona il 26 giugno (1-3) e il colpo di testa dell’11 agosto scorso, al 2’, su cross di Bartolomei, fondamentale per incanalare la partita sul 3-1 ribaltando così la sconfitta maturata al Bentegodi (2-0).
LO SPEZIA È PROMOSSO IN SERIE A
Sono le 23:12 di giovedì 20 agosto 2020 quando Spezia può festeggiare. Tutto era stato organizzato nei minimi dettagli: il sindaco de La Spezia, Pierluigi Peracchini, aveva attuato misure extra per minimizzare l’effervescenza cittadina, stabilendo un’ordinanza che limitasse la vendita di alcolici e vietasse fino alle 2 di notte del venerdì il transito e la fermata nelle zone limitrofe allo stadio. La Protezione Civile avrebbe distribuito mascherine a chi non ne fosse stato in possesso. I tifosi, che nel pomeriggio avevano organizzato una scooterata che scortasse la squadra nel tragitto dall’albergo al campo, a suon di cori, sbandieramenti e clacson, erano già assiepati dietro la curva Ferrovia.
L’attesa era al suo massimo. Il sindaco Peracchini non aveva certo contribuito a smorzare i toni: «Invito a sostenere la squadra con un tifo responsabile, evitando assembramenti e festi imprudenti, ma godendo ogni minuto di questo momento che la città da tanti anni aspetta. La Serie A sarebbe una vetrina mondiale per tutta la città, ma comunque andrà sarà un giorno storico, che rimarrà nei nostri cuori. È un fenomeno sportivo che diventa economico, che diventa culturale e che rappresenta un settore trainante per noi come il turismo, che dobbiamo rilanciare dopo l’emergenza coronavirus». Ecco, appunto, il virus. Lo stesso virus che aveva indotto il mister, Italiano, a lanciare un appello in un videomessaggio: «Abbiamo fatto tanti sforzi, non vanifichiamoli. So che la vostra passione ci accompagnerà anche in questo ultimo atto ma vi chiedo di tifare con responsabilità, indossando la mascherina».
A leggerla così, pare quasi che La Spezia si aspettasse di poter festeggiare. L’occasione era ghiottissima: domenica 16 agosto, allo Stirpe, un gol al 21’ di Emmanuel Gyasi aveva gettato le fondamenta. A quel punto, contando il terzo posto in Serie B che avrebbe premiato gli Aquilotti in caso di punteggio pari (non valendo doppio i gol in trasferta), bastava persino una sconfitta di misura a confezionare il sogno chiamato Serie A. E sconfitta è arrivata, con diversi patemi d’animo dal 61’, quando il gol di Rohdén ha promesso allo Spezia una mezzora da incubo, vissuta nel costante terrore di sbagliare e concedere al Frosinone un’ulteriore rimonta dopo quella compiuta dai ciociari sul Pordenone.
Detto, fatto: «Lo Spezia ha meritato, ha espresso il miglior gioco della Serie B. Da domattina, a bocce ferme, la nostra holding si metterà al tavolo e comincerà a programmare il futuro» ha immediatamente commentato il patron Gabriele Volpi, che ha seguito il playoff dal suo yacht, Boadicea, attraccato davanti alla Costa Smeralda. Non si reca allo stadio da tre anni, forse per scaramanzia, ma nel 2008 lui, nato a Recco e già proprietario della Pro Recco dominatrice nella pallanuoto – 15 scudetti e 6 Champions League) – disse: «In dieci anni vi porterò in Serie A, ma senza infastidire le grandi, ci basta la metà classifica». Investì 40 milioni di euro, dal 2016 ha ridotto il flusso dai rubinetti ma lo Spezia in A c’è comunque arrivato. E poco importa ci siano voluti due anni in più della previsione. La seconda frase è ora il prossimo obiettivo. E Volpi, prima operaio, poi rappresentante farmaceutico e a quarant’anni imprenditore in Nigeria, oggi definito l’uomo italiano più ricco d’Africa, con un patrimonio di almeno 3 miliardi di euro, ha ogni intenzione di raggiungerlo.
LA STORIA DELLO SPEZIA
Gli anni di attesa sono stati 114. Il club fu fondato il 10 ottobre 1906 da un commerciante svizzero, Hermann Hurni, poi divenuto Spezia Football Club il 20 novembre 2011 alla presenza del presidente, Francesco Corio, e di Alberto Picco nelle vesti di consigliere. Proprio a Picco, autore del primo storico gol della formazione spezzina – il 20 gennaio 1912, un’amichevole terminata 2-2 – e scomparso nella battaglia per la conquista del Monte Nero sopra Caporetto, è oggi dedicato lo stadio del club. Gli strascichi della prima guerra mondiale non impedirono allo Spezia di iscriversi al campionato 1919, mentre gli strascichi della seconda video il presidente, Perioli, catturato e inviato nei campi di concentramento in Germania. L’unico dirigente rimasto, Semorile, contattò il comandante dei Vigili del Fuoco della città, l’ingegner Gandino, per dotare Spezia di una squadra in vista della Divisione Nazionale 1943-44. Gandino raggruppò uomini e il Gruppo Sportivo 42° Corpo dei Vigili del Fuoco, che rilevò l’intera rosa dello Spezia per evitare ai calciatori il servizio militare obbligatorio, fu formato.
A quel punto i VV.FF. recatisi in trasferta in Emilia a bordo di una vecchia autobotte modificata, macinarono vittoria su vittoria, si qualificarono alla finale battendo il Venezia e infine sconfissero il Grande Torino di Pozzo per 2-1, complice però la stancante trasferta a Trieste e un solo giorno di riposo concessi ai granata. A quel punto, il titolo fu disconosciuto, seguì una rivendicazione spezzina e solo il 22 gennaio 2002 la FIGC concesse allo Spezia un titolo onorifico (non uno scudetto) motivato dalla sportività mostrata in un periodo di guerra civile. E sebbene il G.S. 42° Corpo dei Vigili del Fuoco fosse una squadra differente de iure dallo Spezia, oggi il titolo è passato ai bianconeri che – a dire il vero – tentarono la fusione tra le due società nell’immediato dopoguerra.
Negli anni Cinquanta cominciò la discesa dello Spezia, che finì in Promozione e nel 1954 fu fuso con l’Arsenalspezia. Tornato Spezia 1906 nell’anno 1955, il club avrebbe continuato a faticare, finendo in Serie D. A quel punto, nel 1985 fu arrestato il presidente, Pietro Rossetto, e la squadra – formalmente senza stipendio – continuò a giocare e fu eroicamente promossa in C1. Col nuovo millennio, l’approdo in Serie B fu solo sfiorato in più occasioni dalla gestione Mandorlini. A livello societario, Massimo Moratti salvò di fatto il club dalla bancarotta dopo che l’imprenditore Zanoli fu abbandonato dai soci, poi finalmente nel 2006 lo Spezia fu promosso in Serie B, nell’anno del centenario, nell’anno in cui i bianconeri primeggiarono in classifica sul Genoa, peraltro battuto per la prima volta nella storia. La prima vittoria nella storia al Ferraris arrivò l’anno dopo (1-2), mentre un successo esterno al Delle Alpi (2-3) salvò lo Spezia dalla retrocessione.
La stagione 2007/08 consegnò al club il fallimento: Giuseppe Ruggieri cedette la presidenza nel gennaio 2008, in primavera il mancato pagamento degli stipendi arretrati e i debiti accumulati portarono i bianconeri sull’orlo della bancarotta. I tifosi si mobilitarono creando una società, Lo Spezia Siamo Noi s.r.l., che acquisì il 70% delle quote diventando il primo caso italiano di gestione di un club da parte dei tifosi. A fine anno però l’azionariato popolare non trovò investitori e il club, retrocesso in C1, s’avviò alla liquidazione. Rinacque il 17 luglio 2008 come Associazione Sportiva Dilettantistica Spezia Calcio 2008, presieduta dal sindaco cittadino Massimo Federici. Il 4 agosto 2008, Gabriele Volpi acquistò il club.
L’era Volpi si aprì con l’ammissione al campionato di Serie D, promozioni sfiorate e il treble che mai nessuno aveva vinto prima (nel 2012: campionato, coppa e supercoppa di Prima Divisione). Volpi lasciò la presidenza a Lamberto Tacoli, che nel 2013/14 allestì una rosa importante e nel 2014/15, sotto la guida di Nenad Bjelica, arrivò al quinto posto. Nel dicembre 2015, lo Spezia di Di Carlo batté la Roma agli ottavi di finale di Coppa Italia salvo cedere al sorprendente Alessandria ai quarti di finale, dopo che i Grigi avevano battuto il Genoa di Gasperini. Anche nel 2018/19 la promozione in A fu mancata ai playoff. Non quest’anno. A ne ghe credo!
Ecco di seguito il tabellino:
Spezia (4-3-3): Scuffet; Ferrer (dall’88’ Vignali), Erlic, Terzi, Vitale; Bartolomei, Ricci M., Maggiore (dal 78’ Mora); Nzola (dall’88’ Di Gaudio), Galabinov, Gyasi (dal 73’ Mastinu). All: Italiano. A disp: Krapikas, Desjardins, Ramos, Bastoni, Ricci F., Ragusa, Gudjohnsen.
Frosinone (3-5-2): Bardi; Brighenti (dall’85’ Paganini), Ariaudo, Krajnc; Salvi (dal 77’ Tribuzzi), Rohdén, Maiello (dall’86’ Citro), Haas, Beghetto; Ciano, Novakovich (dal 67’ Ardemagni). All: Nesta. A disp: Iacobucci, Bastianello, Capuano, Szyminski, Zampano, D’Elia, Gori, Vitale.
Rete: 61’ Rohdén. Ammoniti: Maggiore, Nzola, Terzi (S), Maiello, Paganini (F). Arbitro: Sacchi.