Era il 2009-10 quando la coppia Pazzini-Cassano faceva impazzire di gioia lo stadio Marassi sponda blucerchiata. 28 Gol realizzati, 19 il centravanti e 9 il genio di Bari vecchia, e grande spettacolo con Fantantonio che probabilmente viveva la migliore stagione della sua carriera ed il Pazzo che vedeva la porta con la sua consueta facilità.
Al termine di quella stagione entrambi si trasferirono a Milano, su sponde opposte, per una nuova avventura. Pazzini prese la strada che porta dritto alla Pinetina accasandosi all’Inter. Cassano spostò baracca e burattini a Milanello. Fortune alterne. Qualche anno dopo, ironia della sorte, i due fecero il viaggio in direzione opposta. Due rette parallele. L’idillio all’ombra della Lanterna sembrava destinato a restare una sbiadita pagina di storia. E invece oggi, a distanza di 7 anni dall’ultima gara giocata assieme, i destini di Cassano e Pazzini si incrociano nuovamente all’ombra dell’Arena di Verona. Merito della neopromossa ed ambiziosa squadra di Fabio Pecchia che per giocarsi le sue carte per restare in Serie A ha scelto di ricreare la coppia che fece sognare (almeno per una stagione) la Genova blucerchiata. Se Pazzini è stato il trascinatore degli scaligeri nella scorsa stagione, quella di dare una nuova chances all’incostante ed indeciso “Pibe de Bari”, forzatamente fermo ai box da una stagione dopo la lite con Ferrero, è una scommessa decisamente azzardata. Antonio Cassano, nonostante i suoi 35 anni suonati, ha già dimostrato, con la pantomima del ritiro annunciato e poi ritrattato, di essere ancora inesorabilmente propenso alle Cassanate, gesta talmente eclatanti e ripetitive da spingere il vocabolario Treccani ad inserire ufficialmente il neologismo nel vocabolario definendolo come “Gesto, comportamento, trovata, tipici del calciatore Antonio Cassano”. Il barese, dopo essere stato riportato alla ragione dalla moglie, Carolina Marcialis, quando aveva già preparato le valigie per abbandonare la sede del ritiro del Verona e far ritorno a Genova, ha giurato di voler dare tutto se stesso per dimostrare che la classe è ancora quella che gli consentiva di sciorinare magie nei giorni romani e liguri. Ma non a Madrid. Città che, evidentemente, qualche brutto scherzo di tanto in tanto ai calciatori italiani lo gioca se è vero che le speranze che Antonio Cassano ripone in questa stagione al Verona sono le stesse nutrite da un altro calciatore nostrano che quando ha deciso di svestire la maglia del Toro per indossare (molto di rado a dire il vero) quella dell’Atletico sembra essere entrato in un tunnel senza fine. Parliamo di Alessio Cerci ovviamente che dopo due sessioni di mercato piuttosto tribolate ha scelto la città di Giulietta e Romeo per il suo rilancio.
Pazzini, Cassano, Cerci: sulla carta si tratta decisamente di un trio da favola. Probabilmente il meglio assortito, ad oggi, tra quelli delle squadre che lotteranno per difendere la categoria. Cerci è veloce, abile a saltare l’uomo e bravo a calciare rientrando da destra. Cassano è capace di inventare la giocata in qualsiasi momento e si esprime meglio partendo dalla fascia sinistra. Pazzini è uno che al gol da del tu; un killer dell’area di rigore capace di segnare in tutte le maniere e con una voglia matta di dimostrare agli scettici che la Serie A è il campionato che gli si addice maggiormente. Ma qualche incognita c’è.
Quella fisica ad esempio. Se per il Pazzo è il problema minore, qualche grattacapo in più potrebbe averlo Antonio Cassano che proprio per la fatica provata nel dover perdere 7 kg in pochi giorni ha pensato di appendere definitivamente le scarpe al chiodo. Pecchia è poi uno che notoriamente cura molto il lato atletico delle sue squadre e che molto pretende dal punto di vista del sacrificio. Il banco di prova, per un giocatore reduce da un anno di stop e che mai si è particolarmente distinto in carriera per lo spirito di immolazione in nome della tattica, è decisamente tosto. Cerci ritrova il campo dopo quasi un anno di stop per infortunio. Forse ha solo bisogno di trovare continuità. Di sicuro ha voglia da vendere. Il rischio è quello di anteporre la voglia di strafare alla necessità di dosare le forze. Molto dipenderà in tal senso da Pecchia.
C’è poi l’incognita comportamentale. E qui il problema non ha un solo nome e cognome come si potrebbe pensare. Certo, quello di Antonio Cassano è senza ombra di dubbio il carattere più difficile da gestire. Inutile girarci intorno, chi ha avuto modo di vedere la conferenza stampa in cui il fantasista prima annunciava il ritiro e poi ritrattava avrà senza ombra di dubbio sentito in sottofondo gli epiteti poco gentili che i tifosi del Verona presenti all’esterno della sala stampa gli stavano dedicando (da cui le scuse del giocatore). Qualche miglioramento Fantantonio lo ha fatto registrare da quando è un capofamiglia. Solo la moglie ed i figli sono riusciti in questi ultimi anni a mitigare un carattere fumantino che proprio non riesce però a tenersi completamente alla larga da comportamenti e dichiarazioni spesso e volentieri sopra le righe. Traspare sempre insomma quella sfrontatezza con cui Cassano si presentò al mondo mandando in bambola con quattro tocchi la difesa dell’Inter per quello che resta uno dei gol più belli messi a segno nella nostra Serie A. È questa la sua arma segreta. Ma, purtroppo, è questo anche il suo tallone d’Achille. Di carattere diametralmente opposto Alessio Cerci. L’Henry di Valmontone fuori dal campo è un ragazzo sostanzialmente timido. Timidezza che si palesa anche sul rettangolo verde quando non Cerci non è il fulcro del gioco o quando l’ambiente gli è ostile. Gli basta un attimo per perdere fiducia. O almeno questo racconta la sua storia recente. Il primo errore ne chiama un altro. Lui si abbacchia e si fa risucchiare in un vortice che non sembra avere fine. Questo è sempre stato uno dei limiti principali dell’ex Fiorentina e Toro.
Con tutte queste premesse, quelle buone e quelle meno, ecco che è sempre più chiaro che il lavoro fondamentale sarà quello di Fabio Pecchia, chiamato ad amalgamare in fretta e furia il trio ed a rivitalizzare Cassano e Cerci perché possano tornare in tempi rapidi a fare quello che gli riesce meglio: sfornare assist Pazzini. Il Verona può diventare la mina vagante del prossimo campionato. Se Pecchia riuscirà a trovare la formula magica affinché “Attenti a quei tre” non sia solo un monito per i compagni ma anche per gli avversari.