Un mese fa la Lazio, con una partita perfetta dal punto di vista tattico vinta per 2-0 , ha ipotecato la qualificazione per la finale di Coppa Italia a danno della Roma di Spalletti; i biancoazzurri hanno coperto efficacemente tutti gli spazi della propria metà campo soffocando sul nascere le iniziative degli avversari per colpirli poi con Milinkovic-Savic ed Immobile, due dei loro uomini più rappresentativi.
Ieri sera si è giocata la partita di ritorno, preceduta sui social da celebrazioni anticipate dei tifosi romanisti che prevedevano la clamorosa “remuntada” ai danni dei poveri cugini e dalle dichiarazioni dell’allenatore Luciano Spalletti che diceva di voler lasciare la guida della squadra in caso l’anno calcistico si concludesse senza vittorie di trofei importanti; visto che la Roma è fuori dalla Europa League e che lo scudetto sembra saldamente in mano alla Juventus chiaramente Spalletti non poteva che riferirsi alla vittoria in Coppa Italia che doveva necessariamente passare per l’eliminazione della Lazio.
Il copione della partita dell’Olimpico non è però cambiato rispetto alla partita di andata; la Lazio ha messo in atto lo stesso feroce presidio della propria metà campo e la Roma non ha saputo trovare nessuna contromossa per risolvere la complicata situazione tattica in cui si è di nuovo venuta a trovare; inoltre la Lazio appena ha potuto ha colpito con gli stessi Milinkovic-Savic ed Immobile (nello stesso ordine dell’andata) chiudendo di fatto la gara dopo 15 minuti del secondo tempo grazie alla regola dei gol segnati in trasferta. E poco importa che, in un finale più rilassato, la Roma abbia vinto la partita per 3-2; nel complesso dei due incontri in finale va la Lazio ed il responso ufficiale della serata è che la Coppa Italia 2017 non la vincerà la Roma.
A questo punto è quindi naturale fare un primo bilancio della stagione sportiva dei giallorossi che come sempre è iniziata con grandi dichiarazioni fatte già durante il ritiro precampionato quasi dimenticando le qualità degli avversari, per poi deludere ad ogni appuntamento importante in cui si doveva dare sostanza alle iniziative mediatiche.
E’ così che sono state progressivamente mancate la qualificazione nei preliminari di Champions League, la qualificazione ai quarti di finale di Europa League e, con l’ultimo episodio di ieri contro i rivali di sempre, la qualificazione alla finale di Coppa Italia. Alla Roma rimane, e non è poco per chi vede le cose in maniera realistica, il saldo controllo del secondo posto in campionato alle spalle della Juventus, che in questi ultimi anni sembra inavvicinabile; questo piazzamento porterà nelle casse della società i lauti proventi distribuiti dalla Federazione Europea che consentiranno di accedere al mercato estivo con rinnovate ambizioni.
C’è da chiedersi però chi sia l’ispiratore delle campagne mediatiche che ogni anno, da agosto ad aprile, illudono la tifoseria romanista, una delle più appassionate in Italia.
La Società, anche dopo il passaggio del controllo agli investitori americani, ha sempre speso per l’acquisto di buoni giocatori, a volte esagerando nella quantità a scapito della qualità; peraltro, grazie anche all’opera dell’ormai ex Direttore Sportivo Sabatini, ha anche realizzato importanti plusvalenze nelle cessioni effettuate.
Il risultato è comunque che gli ultimi bilanci sono stati in netto passivo e la situazione finanziaria non è mai stata rosea richiedendo frequenti rifinanziamenti; quindi forse la Società vuole mantenere vivo l’entusiasmo dei tifosi che assicurino il loro supporto in termini di abbonamenti allo stadio e televisivi, per alleviare i rilevanti impegni economici in attesa dello stadio di proprietà che sta vivendo la sua travagliata gestazione e comunque non sarà disponibile prima di tre-quattro anni almeno,
Ora c’è da chiedersi se Luciano Spalletti, quando prima dell’inizio delle competizioni lascia intendere con tono poco simpatico che vincerà tutto o quasi o, quando le competizioni sono ormai al termine, prospetta con lo stesso tono di lasciare la guida tecnica della squadra se non vincerà, parla come dirigente della società o a titolo personale.
Certo il personaggio conosce il mondo del calcio che frequenta ormai da molti anni con discrete fortune e non è certo sprovveduto al punto da non comprendere le difficoltà di una vittoria importante in un contesto molto più competitivo del campionato russo; le sue dichiarazioni devono quindi avere qualche scopo.
Il primo che viene in mente è che, ritenendo di essere indispensabile per la Società o magari avendo contatti con altre Società che gli prospettano ingaggi migliori, voglia forzare la mano perché gli vengano messi a disposizione giocatori sempre più forti nonostante le regole del fair play finanziario; in questo caso spera alla fine di poter effettivamente vincere qualcosa in Italia oppure di avere il pretesto per passare ad altre società italiane o straniere che abbiano magari maggiori disponibilità; a questo proposito si è parlato della possibilità che possa sostituire Allegri alla Juventus nel caso il tecnico livornese accettasse le offerte dalla Premier League.
Se è questa la giusta interpretazione a fine campionato Spalletti prenderà la sua decisione in base alle assicurazioni che riceverà dalla società ed alle offerte che avrà in mano, trovando qualche giustificazione nel caso in cui decida di non lasciare.
Un’altra soluzione però ci sarebbe, ma chissà se interessa al personaggio.
Dato che Messi e Ronaldo non verranno alla Roma, si potrebbe cercare di vestire gli abiti della modestia scegliendo bene i calciatori (meglio se giovani) e giocandosi le proprie chances sul campo; nel campo mediatico spersonalizzare i toni parlando poco e rivolgendosi con chiarezza alla tifoseria. In questo può forse chiedere qualche consiglio al suo collega Simone Inzaghi che lo ha battuto ieri; Inzaghi sulla panchina della Lazio non doveva neanche esserci, ma ora, con pazienza, duro lavoro e spirito di gruppo riesce, con una rosa a disposizione di qualità certamente inferiore a quella di cui dispone Spalletti, a mettere in difficoltà squadre più titolate e con grandi aspettative.