Con il sesto turno del campionato di serie A 2017/2018 consegnato agli archivi, ecco come di consueto la nostra analisi della giornata in 5 punti.
Sorpresa Samp
Diciamolo onestamente: chi avrebbe mai scommesso due euro su un simile avvio della Sampdoria? I blucerchiati di Ferrero sembravano aver concesso troppo in uscita al mercato estivo. Gli addii a Muriel, Schick, Bruno Fernandes e Skriniar sembravano aver lasciato nelle (pur sapienti) mani di Giampaolo una squadra che avrebbe dovuto lottare sin dalle prime battute del campionato per non retrocedere.
Ed invece la Samp vince e convince; e dopo sei giornate, ed un turno da recuperare (al Ferraris contro la Roma), occupa la settima piazza in classifica a ridosso della zona Champions. La squadra di Giampaolo ha, nell’ordine, battuto Benevento, Fiorentina, pareggiato con Torino e Verona (forse l’unico passo falso sin qui) e regolato ieri lo spaesato Milan di Montella. Grazie ad un 2-0 che porta la firma di Duvan Zapata, acquisto mirato ed a quanto pare azzeccato dell’ultima ora che ha già contribuito sin qui con due gol all’attivo in tre partite.
I meriti di questa partenza sprint della Samp sono prevalentemente di Giampaolo, allenatore che come pochi sa imprimere la sua mano. Ma qualche merito lo dobbiamo riconoscere anche al Viperetta Ferrero; uno spesso deriso e preso in generale sotto gamba. Che però, evidentemente, così sprovveduto non è se è vero che oltre ad occupare il settimo posto provvisorio, un posizionamento che nel peggiore degli scenari vuol dire un prosieguo di stagione tranquillo, si gode anche i 20 milioni di saldo attivo tra cessioni ed acquisti (e Schick la Roma deve ancora pagarlo).
Disastro Milan
No, non ce l’abbiamo con Montella e la sua squadra (anche se i due gol incassati sono da teatro degli orrori). I rossoneri ci hanno illuso con un mercato faraonico e prestazioni esaltanti in Europa League. La verità è però che le avversarie delle notti europee erano squadre poco più che dilettantistiche; che il mercato ha rivoluzionato la rosa con 10 innesti, alcuni dei quali probabilmente strapagati, che devono ovviamente ancora trovare la giusta amalgama.
Certo, è verità anche il fatto che ai primi impegni seri il Milan si è sciolto (ieri per 70’ circa è rimasto ostaggio della Samp un po’ come era già successo alla terza giornata con la Lazio). E’ vero che il Bonucci a strisce rossonere è il gemello brutto (ma veramente brutto) di quello che vestiva le bande verticali bianconere. A proposito, qualche frase motivazionale in meno su Instagram e qualche fatto in più in campo non sarebbero male. Tutto vero. Però, dicevamo, non sono le questioni di campo che ci sembrano al momento il fattore più allarmante del Milan.
Ci sembra invece assurdo che un dirigente, Fassone per la precisione, dopo appena sei giornate di campionato si metta a sparare a zero sulla squadra e soprattutto sul mister. Il calcio è anche pianificazione ed organizzazione; dentro e fuori dal campo. E per passare alle cose formali, specialmente sul rettangolo verde, si necessità di tempo e tranquillità. Gli stessi fattori che servono a Fassone per maturare come dirigente.
Intanto Juve e Napoli…
Hanno i loro difetti ed i loro limiti. Ma intano Juventus e Napoli procedono il loro cammino come due schiacciasassi. La squadra di Allegri annichilisce il Torino in un derby che, alla vigilia, presentava parecchie insidie. Fortunatamente ad aiutare i bianconeri ci hanno pensato la scelleratezza di Baselli e l’incapacità di Sinisa Mihajlovic di trasmettere ai suoi il furore che aveva infiammato la contesa dialettica nel pre-partita. La Juventus ha ancora necessità di regolare i meccanismi difensivi. Perché per il resto centrocampo ed attacco sono già al top; almeno per il livello del campionato italiano.
Chi quest’anno sembra poter veramente e finalmente impensierire i bianconeri è il Napoli di Sarri. La squadra, rispetto alle stagioni passate, ha consapevolezza. Le qualità invece le ha sempre avute. Partite come quelle di Bologna o come quella di sabato a Ferrara il Napoli, in passato, le avrebbe perse o pareggiate. Invece gli azzurri proseguono il loro cammino a punteggio pieno. Peccato per lo sfortunato Milik.
Ci eravamo sbagliati
Scusateci. Ogni tanto ci sbagliamo anche noi (per fortuna!). Ad inizio campionato questa stessa penna si era lanciata in difesa del Benevento. Dati alla mano probabilmente non ci ha visto giusto. Se quello dei campani è il peggior avvio di una squadra da quando la Serie A è a 20 squadre, lo scopriremo in settimana (stay tuned). Certo che zero punti, 16 gol subiti ed un solo gol all’attivo sono numeri impietosi. Ed avvilenti, per almeno due motivi. Il primo è che la dicono lunga sul livello di alcune compagini della massima serie. Il secondo è che, nonostante questo ruolino, alle Streghe basta un nulla per agguantare una posizione di metà classifica. Perché andando a scorrere la graduatoria, in effetti, tra la tredicesima piazza occupata dal Cagliari e la ventesima occupata per l’appunto dal Benevento, si contano 8 squadre in soli 6 punti. Che qualcuno intervenga!
Tutto papà suo
Federico come Enrico. Anche Livescore, in un eccesso di nostalgia, è caduto nel tranello al momento di segnalare il vantaggio della Fiorentina sull’Atalanta firmato da Chiesa (Federico). Certe prodezze, del resto, ricordano incredibilmente quelle di Enrico.