La seconda giornata di Serie A 2017/2018 è andata in archivio. Ora ci si ferma per dare spazio alle nazionali impegnate nei match di qualificazione a Russia 2018. Prima di dedicarci (tra le altre cose, tranquilli) alla squadra di Ventura ed alle altre contendenti, senza toccare Roma-Inter di cui abbiamo parlato a parte, analizziamo come di consueto la giornata di campionato appena conclusasi in 5 punti.
Scaramanzia Napoli: sfatati due tabù
Chi ben comincia è a metà dell’opera. I nostri amici napoletani sono liberi di fare tutti gli scongiuri del caso. Ma ci sono segnali che vanno colti. Ed il Napoli di Sarri, che mai come quest’anno sembra in grado di giocarsi le sue carte per ambire al piatto grosso, in queste prime due giornate di campionato ha fatto bottino pieno sfatando due tabù. Il primo era l’esordio in trasferta che caro era costato nelle ultime due stagioni (sconfitta con il Sassuolo due anni fa e pari in rimonta a Pescara lo scorso anno); spauracchio esorcizzato rifilando tre gol al Verona al Bentegodi otto giorni fa. Il secondo tabù era proprio l’Atalanta di Gasperini che lo scorso anno aveva lasciato il Napoli a bocca asciutta imponendosi sia al San Paolo che a Bergamo. La squadra di Sarri ieri è riuscita ad imporsi sugli orobici al termine di una partita sofferta figlia di un primo tempo che ha ricordato che se i partenopei giocano sotto ritmo diventano prevedibili e lacunosi. La seconda frazione è servita invece rinfrescare la memoria: se la squadra gira il Napoli è strabiliante. I tre gol degli azzurri sono capolavori: una prodezza personale e due azioni corali da far spellare le mani per gli applausi. Il giocattolo di Sarri si conferma, dopo questi primi 180′ di ostilità, il più collaudato. Sarà però fondamentale testarne la resistenza sulla lunga distanza. Quando qualcosa inevitabilmente si incepperà e mastro Sarri sarà chiamato ad intervenire tosto. Non proprio la sua specialità.
Paulo Dybala ed il peso della responsabilità
La maglia numero 10 ha finito per esaltarne ulteriormente le qualità. O è forse il quid che serviva a noi per farci rendere definitivamente conto che Dybala è un campione fatto che da qui a breve può puntare con decisione al Pallone d’oro. Non c’è zona del campo nella quale l’argentino non si senta a suo agio. Corre, dribbla, pennella traiettorie ipnotizzanti; segna. Su azione, su punizione, su rigore. Di sinistro ma anche di destro. Segna! Sei gol nelle prime tre uscite stagionali. Nessuno banale per importanza o fattura. Il ragazzo, vestendo la maglia che fu di Sivori, Platini, Baggio e Del Piero, ha raccolto un’eredità pesante. Dimostrando però di saper reggere il peso della responsabilità.
100 milioni per il Gallo? Sono pochi
Lasciamo stare il gol da cineteca rifilato ieri al Sassuolo. Lasciamolo stare perché, ricontestualizzando una vecchia canzone, per quanto eccezionale non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. La bravura di Belotti sta nelle sue qualità da bomber di razza. Nella sua capacità di catalizzare e finalizzare il gioco di una squadra intera. Nella sua costanza di rendimento. In quel ricordare per fisicità, movenze ed implacabilità un campione come Gigi Riva. Se il mercato si fa veramente alle cifre folli di questa estate e Dembele vale 150 milioni di euro, allora il Gallo Belotti non può valerne solo 100. Ne vale almeno il doppio.
Il mondo è bello perché VAR
Lo avevamo già detto la settimana scorsa: quello della tecnologia nel calcio è un grande avvento ma occhio a pensare che non vi saranno più polemiche; c’è sempre la componente umana. Il secondo giro di VAR ha convinto forse un po’ meno rispetto alla prima giornata e Roma e Juve hanno già iniziato a storcere il naso (ci avevamo visto giusto). A noi comunque la novità piace.
Fratelli d’Italia
Ora ci si ferma per la sosta delle Nazionali. L’Italia se la vedrà con Spagna ed Israele. La sfida del Bernabeu, come noto, è fondamentale per il primo posto. La squadra di Ventura ha un solo risultato a disposizione: vincere. L’impresa non è certo delle più semplici (anzi). Per tentare di spuntarla sbarcheremo a Madrid con Eder (zero minuti all’Olimpico in Roma-Inter), Spinazzola (per lui solo tribuna in questi mesi a causa delle querelle di mercato), Gagliardini (la controfigura di quello che ha stupito lo stivale la scorsa stagione) e Federico Bernardeschi, quello che in molti ritengono il talento più cristallino del calcio italiano; a partire dalla Juventus che ha versato 40 milioni per strapparlo alla Fiorentina e metterlo a sedere sulla panchina di Allegri. Fratelli d’Italia prepariamoci perché ci sarà da soffrire.