Con la 20^ giornata del campionato di Serie A, la prima del girone di ritorno, si chiude la prima parte della stagione. Ora tutti in vacanza per un paio di settimane per ricaricare le pile in vista di un rush finale che mai come in questa stagione si preannuncia veramente entusiasmante. Ecco la nostra consueta analisi in cinque punti della giornata appena conclusasi.
La perla di Luis Alberto
Il poker calato da Ciro Immobile contro la Spal ha fatto probabilmente passare in secondo piano la perla di Luis Alberto che dopo cinque minuti di gioco sbloccava l’incontro del Mazza. Quello dello spagnolo è stato un vero capolavoro; un concentrato di tecnica che funge da manifesto per un giocatore che, senza possibilità di smentita alcuna, è la vera rivelazione di questa stagione di Serie A. Incredibile la metamorfosi dello spagnolo che fino a qualche mese fa sembrava più che un semplice oggetto misterioso. In una recente intervista l’ex Liverpool ha dichiarato che in passato ha spesso pensato di abbandonare il calcio. Una vera fortuna che non lo abbia fatto. Certo, i meriti vanno riconosciuti anche a Simone Inzaghi che ha saputo cucire sul giocatore un vestito su misura capendo che il potenziale di Luis Alberto poteva fruttare meglio accentrandone il raggio d’azione. Simone Inzaghi dicevamo…
La bellezza della Lazio
Si è fatto un gran parlare di Juventus, Napoli Inter, Roma e Milan durante il pre-campionato. Nessuno ha mai considerato la Lazio in grado di competere per le zone nobili della classifica. Un errore di valutazione che Inzaghi & Co. stanno sbattendo in faccia ai detrattori della prima ora a suon di prestazioni vincenti e convincenti. La Lazio gioca uno splendido calcio, equilibrato ma sempre propositivo. Non è certo un caso se ben 26 punti sui 40 sin qui accumulati (i biancocelesti devono ancora recuperare il match con l’Udinese rinviato per maltempo) sono arrivati fuori casa. Indice del fatto che la squadra di Inzaghi non rinuncia mai a fare la sua partita. Se non fosse stato per i punti persi con l’aiuto degli arbitri contro Fiorentina e Torino staremmo ora parlando di una squadra in lotta per lo scudetto. Il centrocampo, facendo una considerazione complessiva tra titolari e riserve, appare senza ombra di dubbio il reparto più completo e qualitativamente migliore dei biancocelesti. Con gli innesti giusti in difesa (in arrivo Caceres) ed attacco (non può ricadere tutto il peso sulle sole spalle di Immobile) questa squadra può togliersi grandi soddisfazioni non solo in Italia.
La bellezza dell’Atalanta
La difficoltà è notoriamente ripetersi. Cosa che l’Atalanta dopo una stagione, la scorsa, esaltante sta facendo anche quest’anno nonostante un mercato che ha smembrato buona parte della rosa (ma che ha portato in dono qualche giocatore interessante come il danese Andreas Cornelius). L’Atalanta in formato europeo è stata sin qui qualcosa di eccezionale. Quella in campionato sembra aver ritrovato la quadra di recente e nonostante ciò è lì in piena bagarre Europa League. La Dea ha poi strappato il pass per le semifinali di Coppa Italia eliminando a domicilio il Napoli grazie ad una prestazione impeccabile (ripetuta poi ieri all’Olimpico contro la Roma). Insomma, i nerazzurri sono una realtà consolidata del nostro campionato. Un progetto che punta sui giovani, serio (gli orobici hanno anche uno stadio di proprietà) ed orchestrato da una famiglia il cui nome è sinonimo di eccellenza imprenditoriale italiana. Un progetto che ha tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento per il movimento calcistico italiano.
VARrebbe la pena stabilire delle regole certe
La nostra linea è nota: viva la tecnologia. Però, come sostenuto sin dall’inizio, è sempre bene ricordarsi che il VAR è uno strumento il cui utilizzo resta sempre soggetto all’errore umano. E purtroppo qualcosa non torna. Gli episodi che hanno danneggiato la Lazio contro Fiorentina (il contatto in area con Parolo protagonista) e Torino (il fallo di mano non fischiato a Iago Falque ed anzi la successiva espulsione di Immobile); il fallo di mano di Mertens in Crotone-Napoli; quello di Bernardeschi ieri in Cagliari-Juventus che ha fatto infuriare i sardi. Dove vogliamo arrivare? Se lo strumento esiste deve essere utilizzato; e questo utilizzo deve essere basato su regole omogenee. Su episodi dubbi in area di rigore l’arbitro dovrebbe sempre ricorrere al VAR. Con uno strumento simile a disposizione non è possibile che su 10 partite si utilizzino altrettanti metri di giudizio. Altrimenti, nonostante il progresso, si continuano a falsare i campionati. Perché in quel 15%-20% di casi in cui l’errore arbitrale non è stato corretto dal VAR a rimetterci sono stati quasi sempre i soliti.
Miracolo Benevento?
Una rondine non fa primavera. Ma se le rondini diventano due? La vittoria del Benevento sulla Sampdoria, la seconda consecutiva per le Streghe, porta i giallorossi a 7 punti in classifica a -8 dall’attuale quota salvezza. Lo scorso anno il Crotone allo stesso punto della stagione si trovata a -9 dal quart’ultimo posto. Ricordiamo tutti come è andata a finire.