La classifica si sgrana ed iniziano a delinearsi i reali valori. Questo è quello che ci racconta la diciottesima giornata di Serie A. Quando manca solo un turno al giro di boa Napoli e Juventus lanciano la volata scudetto mentre Inter e Roma (insieme alla Lazio) sembrano destinate a giocarsi la Champions. Bagarre per l’Europa League, obiettivo di ripiego per un Milan sempre più in crisi; e bagarre anche per la salvezza dove Benevento a parte la lotta è più aperta ed avvincente che mai. Ma andiamo con ordine. Ecco la nostra consueta analisi in 5 punti della giornata.
La Juventus è sempre la squadra da battere
Otto partite consecutive tra campionato e coppe senza subire reti. Primo posto nella classifica avulsa degli scontri diretti. Bastano questi pochi numeri per certificare il ritorno della Juventus che vincendo anche lo scontro diretto dello Stadium contro la coriacea Roma di Di Francesco dimostra ancora una volta, anche ai più scettici, che ancora una volta sarà Madama la squadra da battere. Come ogni stagione da quando siede sulla panchina dei bianconeri, Massimiliano Allegri ha impiegato qualche settimana (più di una a dire il vero) a trovare la quadra. La soluzione, e datecene atto noi lo abbiamo sempre sostenuto, è stata più semplice del previsto. È infatti bastato rimpolpare la mediana, certo, sacrificando Dybala, perché la Juventus tornasse la squadra schiacciasassi che tutti conosciamo. Con un Pjanic in più. Perché è innegabile che il nuovo assetto con Khedira e Matuidi (o Marchisio) a dare sostanza al centrocampo bianconero esalta anche le qualità del bosniaco che, sebbene non sia Pirlo, a forza di tocchi di prima e continuità nell’arco dei 90’ sta svelando la sua vera caratura.
Di Francesco: ottimo lavoro su se stesso. Ma ora sistemi la Roma
La Roma vista allo Stadium non è dispiaciuta ma si conferma un’incompiuta. A lungo succube della Juventus nonostante i numeri dicano altro (57,2% il possesso palla dei giallorossi con il baricentro medio a 55 metri), Di Francesco è riuscito a rivitalizzare la situazione solo negli ultimi 20 minuti del match pescando dalla panchina Pellegrini e Schick che hanno avuto il merito di rivitalizzare rispettivamente un centrocampo dove Strootman sembra sempre più ormai un giocatore normale ed un attacco che non può prescindere dal lavoro sporco di Dzeko che però di professione dovrebbe fare il centravanti goleador e non solo il pivot. Il pressing finale dei giallorossi ha spaventato una Juventus che ha rischiato però più per demeriti propri che per meriti della Roma. Sia la traversa di Florenzi che il gol divorato da Schick (un giocatore valutato oltre 30 milioni non può permettersi un errore così banale per il terrore di ritrovarsi il pallone sul destro dopo aver dribblato il portiere) nascono infatti da due dormite colossali della difesa bianconera. Insomma, la Roma avrebbe potuto pareggiare ma avrebbe anche potuto perdere con un risultato ancora più tondo. Otto sconfitte su altrettante sortite allo Stadium sono un numero impietoso. Così come le tre sconfitte rimediate nei quattro scontri diretti con le squadre di vertice. Quello fatto sin qui da Di Francesco è un ottimo lavoro. Si tratta però di un lavoro che ha dato i suoi frutti forse più sul tecnico stesso che sulla squadra. La Roma è equilibrata, una caratteristica che non sembrava appartenere all’ex allenatore del Sassuolo. Ma è una squadra che non gioca un bel calcio e che nonostante il potenziale a disposizione fa incredibilmente fatica a creare (tanto con la Juventus che con Cagliari, Crotone, etc.). Forse è anche colpa della posizione di Nainggolan che viene relegato a protezione della difesa quando sarebbe molto ma veramente molto più utile alla causa una quindicina di metri più avanti.
Icardi dipendenza
Qualcosa si è inceppato in casa Inter. Probabilmente nel momento più inaspettato. Dopo la partita con la Juventus la squadra di Spalletti sembra aver come staccato la spina. La netta sconfitta con l’Udinese prima e quella meno netta ma comunque meritata con il Sassuolo di ieri più che segnali di crisi sembrano indicatori di normalizzazione di una squadra che probabilmente ha viaggiato sin qui a ritmi superiori rispetto a quelli che realmente ha nelle proprie corde. Il turnover delle ultime tre uscite (compreso il match di Coppa Italia con il Pordenone) sembra dare ragione a Spalletti: al di fuori dell’undici titolare la coperta è abbastanza corta. Il punto debole dei nerazzurri sembra essere sempre più il centrocampo. Gagliardini anche quest’anno sta confermando l’impressione dello scorso: non sembra un giocatore in grado di fare la differenza in una grande squadra. Borja Valero è un metronomo scolastico; è il punto di riferimento della manovra ma difficilmente riesce a risultare imprevedibile. Brozovic infine è troppo discontinuo. Non solo. C’è un’altra statistica rilevante. Il centrocampo dell’Inter ha contribuito al bottino delle reti segnate con appena 4 gol (1 Vecino e 3 Brozovic). Cosa significa questo? Che se non segna Icardi, a Reggio Emilia decisamente in giornata no, per l’Inter diventa tutto tremendamente difficile.
Fuori i colpevoli
Non bastano i ritiri, non basta il cambio allenatore (ma era veramente opportuno sostituire Montella con l’incomprensibile Gattuso a ridosso di una striscia di partite sicuramente più abbordabili rispetto a quelle che sono costate il posto all’aeroplanino?). Il Milan sta sprofondando in una crisi che va ben al di la dei risultati sul campo. L’affaire Donnarumma ed il continuo scarico di responsabilità di queste ultime settimane sono i due segnali inequivocabili del caos che regna a Milanello. La colpa del momento rossonero sembra essere (solo) dei giocatori. Assurdo. Forse è giunto il momento che qualche dirigente, cinese e non, si assuma le proprie responsabilità. E cominci seriamente a pianificare le mosse necessarie a far quadrare i conti a fine stagione. Perché in questo momento non è solo la qualificazione alla Champions a sembrare pura utopia.
Campionato avvincente
Quando manca un soffio alla chiusura del girone di andata la situazione si fa veramente avvincente. A prescindere dalla classifica corta, saranno probabilmente Napoli e Juventus a vedersela per il titolo mentre Inter, Roma e Lazio sembrano destinate a lottare per gli altri due posti che portano in Champions. Si scalda anche la corsa all’Europa League perché se è vero che Samp, Fiorentina e la sorprendente Udinese di Massimo Oddo sono squadre veramente interessanti, è anche vero che il plotone annovera anche Torino, Milan e Bologna: sette squadre in tre punti ed un solo posto a disposizione. E poi c’è la corsa salvezza. Benevento a parte, dal Chievo in giù nessuno deve sentirsi veramente al sicuro. Insomma, ci aspetta un girone di ritorno divertente.