Serie A, si ricomincia! Ecco perché sarà il campionato più incerto degli ultimi dieci anni

Si ricomincia. Dopo tanto mercato e calcio d’agosto la Serie A si prepara finalmente a riaprire i battenti. Tante le novità, dalle rose a venticinque elementi alla gol technology. Ma tanta è anche la curiosità per un campionato che dopo l’esaltante stagione europea delle squadre italiane dello scorso anno e manovre estive di mercato alla mano, sembra aver ritrovato l’appeal e lo smalto di un tempo. Quello che si aprirà il prossimo 22 agosto al Bentegodi di Verona con l’anticipo tra l’Hellas e la Roma è probabilmente il campionato più incerto degli ultimi dieci anni. Perché? Ve lo spieghiamo noi.

Juve sempre favorita – Inutile negarlo, la favorita finale per il titolo resta sempre la Juventus. I bianconeri sono reduci da una stagione esaltante che si è chiusa con lo sfortunato epilogo di Berlino ma che ha comunque certificato la definitiva rinascita di Madama restituendo per altro la giusta caratura internazionale ad una storia gloriosa sbiadita dall’onta della Serie B. I bianconeri, guidati magistralmente da Allegri sul campo e dalla regia di Marotta e Paratici sul mercato, hanno avuto per altro il merito di superare agevolmente e senza danni, trovando anzi nuova linfa, i pericoli che potevano scaturire dalle dimissioni di Conte. La conquista del doblete Campionato-Coppa Italia e soprattutto la finale di Champions sono stati dei veri capolavori. Così come un capolavoro è quello che è stato messo in atto questa estate con il ricambio generazionale voluto da tutta la società, allenatore in primis. Per non implodere su se stessi rischiando da farsi trascinare alla deriva dalla vana gloria del tempo che fu, la Juventus ha sacrificato sull’altare della progettualità Tevez, Pirlo e Vidal rinnovando la rosa con gli innesti di Mandzukic, Rugani, Keidira, Zaza e Dybala. Sicuramente i bianconeri hanno perso l’imprevedibilità garantita non tanto dal Pirlo dell’ultima stagione quanto dal numero dieci argentino. Ma hanno guadagnato in età anagrafica ed alternative di gioco con l’innesto dell’ariete ex Atletico e la freschezza dell’ex Palermo che già hanno contribuito in maniera determinante nella conquista della Supercoppa Italiana insieme con la granitica difesa confermata in blocco. Con le chiavi del centrocampo affidate a Marchisio e la decisione di elevare Pogba a fulcro del progetto, anche per alternative ai titolari (Neto, Zaza, Rugani su tutti) la Juventus resta sempre la squadra da battere. Anche perché il vero merito di Conte prima e soprattutto Allegri poi è stato quello di imprimere quello che è il vero valore aggiunto di questa squadra: la mentalità vincente a prescindere dagli interpreti e condottieri.

L’antagonista – Se è vero che la Juventus resta la principale indiziata alla vittoria finale è altrettanto vero che la Roma resta probabilmente la principale antagonista dei bianconeri. La scorsa stagione, subito dopo l’addio di Conte, sembrava che la Roma dovesse vincere lo scudetto a mani basse. Ma più perché si pensava probabile un crollo della Juve che perché quella giallorossa potesse ritenersi una rosa effettivamente competitiva. La storia ha poi dimostrato che almeno quella sulla rosa dei capitolini era una valutazione corretta. Quest’anno però la storia almeno sulla carta sembra essere cambiata. I soldi intascati dalle stratosferiche cessioni di Bertolacci e Romagnoli sono stati investiti dove effettivamente necessario. In un centravanti di caratura internazionale come Dzeko, su un esterno che abbia qualità differenti dall’ormai prevedibile Gervinho, in un terzino (Digne) ed in una valida alternativa sulla fascia come Falque (in attesa del risveglio di Iturbe). Se non verrà smembrato il centrocampo, sulla carta il più completo e forte di tutto il campionato, perché la Roma possa effettivamente dire la sua mancano solo due tasselli: due centrali di riserva ed una mentalità finalmente vincente. Recuperato Castan e confermato Manolas, servono assolutamente due alternative, niente più che due buone riserve, per affrontare una stagione che tra campionato e coppe sarà per forza di cose logorante. La mentalità, e questa però non si può acquistare, dovrà cambiare sia dal punto di vista del gioco (dopo due anni è ora che Garcia, considerato anche Dzeko, studi un’alternativa al solo lancio lungo su Gervinho) che dal punto di vista dell’abitudine a vincere. O meglio, nel non abbattersi, come spesso accade dalle parti di Trigoria, alla prima difficoltà.

La corsa all’Europa – Un paio di gradini sotto Juventus e Roma troviamo la folta truppa delle pretendenti all’Europa. Diciamolo chiaramente, non riteniamo che neanche l’eventuale approdo di Ibrahimovic al Milan potrebbe cambiare gli equilibri per la lotta al titolo. Potrebbe invece risultare determinante per la corsa alla Champions dove oggi Lazio e Napoli, se non altro per aver cambiato poco limitandosi a puntellare con innesti di qualità le già buone rose dello scorso anno, sembrano in vantaggio su Inter, Milan e Fiorentina. Quella nerazzurra è probabilmente la squadra che più si attende di vedere all’opera. Gli investimenti sul mercato sono stati ingenti e nei ruoli chiave la rosa è stata rivoluzionata con un evidente beneficio in termini di qualità. Questo non vuol dire però necessariamente che poi la squadra riesca a giocare bene. Qui entrerà in gioco l’indiscutibile bravura di Mancini. Il tecnico di Jesi è per certi versi una garanzia e per questo ha avuto sostanzialmente carta bianca sul mercato a differenza dei suoi recenti predecessori. Ma, sebbene si tratti solo di calcio d’agosto, il precampionato dei nerazzurri non ha certo entusiasmato evidenziando per altro il persistere di certi vizi di forma specialmente per quanto concerne l’equilibrio generale (e difensivo). Anche il Milan ha speso tanto ma non sembra aver speso veramente bene. L’attacco, con Bacca e Luiz Adriano, ne esce sicuramente rinforzato. Il centrocampo avrà la duttilità di Bertolacci in più ma resta ancora troppo incentrato sulle geometrie piuttosto elementari di Montolivo e Poli. Per intenderci, ogni elemento della mediana titolare dei rossoneri probabilmente faticherebbe a trovare spazio da titolare nella Juve, nella Roma e forse anche nella Lazio e nel Napoli. La difesa, infine, doveva essere rivoluzionata ed invece ha registrato il solo innesto di Romagnoli che, al momento, di Nesta ha esclusivamente il numero di maglia. La Fiorentina potrebbe essere la sorpresa del gruppo. Non tanto per la rosa che nell’anno che segna il ritorno di moda del centravanti appare priva di una prima punta di peso (è veramente una scommessa azzardata puntare tutto sulla fragilità di Rossi) ed indebolita in difesa con la partenza di Savic (buono invece l’innesto a centrocampo di Suarez), quanto per la ventata di novità che potrebbe portare l’estro di Paulo Sousa.

Le altre – Ci sentiamo onestamente in difetto ad inserire in questa fascia e non in quella delle pretendenti all’Europa il Torino di Ventura. I granata sono reduci da due ottime stagioni e la riprova, oltre ad i piazzamenti in campionato ed ai risultati raggiunti in campo europeo, sta nell’aver valorizzato i vari Immobile, Cerci e Darmian solo per citarne alcuni. Quella di Cairo è probabilmente la più intrigante tra le squadre del prossimo campionato perché la sapiente strategia di mercato che ha portato all’ombra della Mole Zappacosta, Baselli e forse porterà in dono anche Belotti ha creato una miscela di giovani e vecchia guardia che in mano a Ventura, tecnico ingiustamente sottovalutato, può diventare un mix veramente esplosivo. Così come elevate sono anche le aspettative intorno al Sassuolo. Il Genoa, rispetto alle consuetudini di Preziosi, si è reso protagonista di una campagna acquisti oculata. Ottima scelta per tentare di ripetere lo straordinario campionato dello scorso anno sebbene occorrerà prestare attenzione al futuro di Perotti. Se il giocatore resterà in Liguria allora Gasperini avrà un presupposto di partenza in più. Altrimenti, come di consueto, dovrà metterci veramente molto di suo. La Sampdoria è invece un’incognita a partire dall’allenatore che sembrerebbe la logica conseguenza dell’esuberanza di Ferrero se non fosse che lo stesso patron blucerchiato sembra già sopportarlo a fatica. Sulla carta la rosa non sembra ne migliore ne peggiore rispetto a quella non certo esaltante della scorsa stagione dove la differenza però la faceva senza dubbio il mister. Ecco allora che il manico diventerà veramente fondamentale. Con Palermo, Verona ed Udinese che sembrano, chi più chi meno, destinate a veleggiare verso una comoda salvezza, la lotta per non retrocedere sembra un affare tra Atalanta, Chievo, Empoli e le tre neo-promosse Carpi, Frosinone e Bologna. Attenzione a non dare per scontato l’esito. E’ dal 2008 infatti che al termine del campionato retrocede solo una delle tre squadre salite dalla Serie B.