Anche la 22ima giornata di Serie A è stata consegnata agli archivi. Ecco come di consueto il nostro punto settimanale sul turno di campionato attraverso 5 spunti di analisi.
Un turno di campionato fortemente condizionato dal VAR o meglio, dagli errori arbitrali pur in presenza di VAR. Pur nella gravità generalizzata degli episodi che hanno impattato, in negativo, sui risultati della 22ima giornata di Serie A, probabilmente la svista peggiore è quella di San Siro dove il gol di Cutrone che sblocca l’incontro è chiaramente segnato con l’avambraccio. L’errore, infatti, in questo caso è di principio considerato che sebbene l’episodio fosse difficilmente rilevabile a velocità normale (nessun giocatore della Lazio ha protestato), il tocco di mano doveva essere assolutamente individuato dal VAR che, viceversa, ha coadiuvato l’assegnazione del gol. È evidente che il VAR non ha consultato correttamente la totalità delle immagini a disposizione (cosa che viceversa avrebbe dovuto fare da regolamento) limitandosi a valutare l’eventuale posizione di fuorigioco di Cutrone e scartando, pertanto, l’immagine incriminata che mostra chiaramente il tocco di braccio del centravanti del Milan che ora rischia, a ragione, due turni di squalifica. Considerato che le immagini scovate poi da Sky e Mediaset non arrivano da telecamere delle due emittenti ma sono prese in prestito dalla regia della Lega, quella per intenderci che gestisce le immagini VAR, si capisce la misura del grossolano errore.
Come grossolano è l’errore che nega, in uno scontro diretto per la salvezza, i tre punti al Crotone contro il Cagliari. Maggiormente aperto ad interpretazione, e dunque meno netto, invece il fallo di mano di Koulibaly che fa gridare alla congiura il Bologna di Donadoni. Che in realtà dovrebbe recriminare molto più per lo svenimento di Callejon che ha procurato al Napoli il rigore del sorpasso in un momento in cui la squadra di Sarri era in pieno sbandamento. Alla fine Mertens (ma che gol ha fatto?!) e compagni hanno strappato i tre punti e risposto alla Juventus che sabato ha faticato più del dovuto ad espugnare Verona nonostante abbia giocato buona mezzora con la doppia superiorità numerica. Quella tra i bianconeri ed il Chievo è stata una delle partite più brutte della storia della Serie A. Che alla fine, seppur con demerito, la squadra di Allegri ha comunque vinto seppur. Le due contendenti allo scudetto proseguono così, non senza fatica, la loro marcia. In queste ultime settimane hanno speso molto tempo a rinfacciarsi reciprocamente presunti favori arbitrali a favore dell’avversario sottraendo forse troppe energie a sistemare ognuna le proprie beghe. E l’appannamento di Juventus e Napoli è sempre più evidente.
Capitolo Milan. Da quando Rino Gattuso ha rilevato Montella i rossoneri hanno recuperato 8 punti in 7 gare ai cugini dell’Inter. Non che i problemi di Bonaventura e compagni siano definitivamente risolti, ma è indubbio che la continuità di risultati sta restituendo fiducia ad una truppa che oltre alle motivazioni sembra finalmente in procinto di ritrovare anche la miglior forma di alcuni dei suoi interpreti più attesi; Bonucci e Biglia su tutti. La sconfitta della Lazio (che comunque avrebbe meritato il pari per quanto visto in campo) è resa meno amara per Inzaghi & Co. dal mezzo passo falso dell’Inter e dallo stop della Roma, battuta all’Olimpico da una Sampdoria super.
La squadra di Spalletti non vince una partita dal 3 dicembre quando fece cinque gol al Chievo. Rispetto all’obiettivo di inizio stagione, la qualificazione in Champions League, la classifica non è certo compromessa. Ma è evidente come assuma un peso rilevante il contraccolpo legato al ridimensionamento delle ambizioni alzatesi improvvisamente dopo un avvio di stagione esaltante in cui i nerazzurri, pur non strabiliando, sembravano pronti a far esplodere un potenziale nascosto. Che invece, evidentemente, non c’è. L’Inter è questa ed è comunque in linea con le ambizioni originarie. Ma alla Pinetina non se ne fanno una ragione e vogliono assolutamente rivolgersi al mercato. E intanto Spalletti è sempre più nervoso (non certo una novità per il tecnico di Certaldo nei momenti di difficoltà).
Nervosismo che invece non sembra essersi impossessato di Eusebio Di Francesco nonostante il periodo disastroso della sua Roma. Forse perché è un periodo che sta trovando un forte alibi nella confusione societaria di questo periodo. Come affrontereste voi la situazione se una società partita con l’ambizione di vincere lo scudetto alle prime difficoltà (cioè quando realizza che il tricolore è un obiettivo decisamente fuori portata) decide di vendere i pezzi pregiati in nome del bilancio? Non vi sembrerebbe una dichiarazione di resa ed un ridimensionamento evidente? Di sicuro è un qualcosa che sta facendo passare in secondo piano gli evidenti limiti tecnici e tattici della Roma. E di Eusebio Di Francesco.