L’incontro tra l’Al Ahli Gedda e l’Al Batin disputatosi ieri pomeriggio al King Abdullah Sports City di Gedda e vinto per 4-0 dalla squadra di casa, è destinato a passare alla storia. Non certo per il livello degli spunti tecnici o tattici del match valido per il campionato dell’Arabia Saudita, la Saudi Professional League.
No; quanto piuttosto perché è stato il primo incontro in 60 anni di storia della federcalcio saudita al quale sono state ammesse anche le donne. E non sarà un’eccezione. Tra oggi e domani, infatti, a Riyad e Dammam l’esperimento verrà ripetuto.
Il grande giorno è stato vissuto, come era lecito attendersi, come fosse una grande festa. Del resto di questo si trattava. Le donne, di tutte le età, sono entrate allo stadio con bandiere, sciarpe ed il volto dipinto con i colori della propria squadra del cuore. A loro è stato riservato un apposito settore dello stadio, appositamente ristrutturato così da poter accogliere la novità, con bagni e zone di preghiera riservati alle donne e comunque ancora accuratamente separati dalle zone destinate agli uomini.
Anche il servizio d’ordine, quello degli steward per intenderci, era stato rivisto con donne volontarie pronte ad accogliere le donne che volevano assistere alla partita (circa 7 mila) per fornire assistenza ed accompagnarle ai propri posti.
Quella di questo fine settimana è una sperimentazione che potrebbe presto diventare prassi. Sebbene al momento il Paese occupi il 140° posto su 144 nella classifica stilata dal Forum Economico Mondiale sulla parità di generi, è anche vero che con la nomina del 32enne Mohammed bin Salman come principe ereditario l’Arabia Saudita ha lanciato un programma di riforme sociale, il “Vision 2030”, che sta lentamente modificando le cose.
Nel Paese, infatti, vige il wahhabismo, una forma di islamismo radicale, che impone rigide regole alle donne tra le quali, ad esempio, il divieto di guidare, quello di assistere a parate militari, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche ed esibizioni varie oltre al divieto diffuso di non fare praticamente nulla se non con l’autorizzazione dei propri “guardiani” (maschio), che anche ieri sfilavano davanti al King Abdullah Sports City per accompagnare le proprie dame fino al cancello di ingresso.
L’impatto di Mohammed bin Salman, dicevamo, sta lentamente allentando la presa su alcune imposizioni. Già lo scorso settembre le donne erano state ammesse per la prima volta alle parate militari ed a quelle teatrali. Il prossimo giugno è in programma la liberalizzazione della guida femminile. Ieri la novità dell’apertura agli eventi calcistici. Insomma, una serie di passi avanti cui anche lo sport ha saputo contribuire.