Dopo aver elogiato due settimane fa la gara dell’Olimpico contro l’Inter, a detta di molti una delle migliori dell’anno, oggi lo spettacolo in campo è di basso rango e rispecchia il momento delle due compagini in campo: da un lato la Roma in coma irreversibile, arenata a metà classifica e incapace di vincere da dall’11 novembre, dall’altro il Genoa, alla seconda partita della gestione Prandelli e a secco di vittorie dal 2-1 a Frosinone del 30 settembre.
Fin dai primi minuti è la paura a rubare la scena: all’Olimpico si respira un clima pesantissimo per via della contestazione dei gruppi della Curva Sud contro la dirigenza e la squadra. Primi dieci minuti in sostanziale silenzio, poi inizia il tifo, che coincide però col momento di maggiore difficoltà per la Roma.
Conscio di dover cambiare qualcosa, Di Francesco rinuncia a Schick mettendo Zaniolo falso nueve e riportando in auge grazie alla difesa a tre una bozza del modulo che aveva usato sporadicamente lo scorso anno, anche durante la sfida ai quarti contro il Barcellona: il tentativo però non riesce particolarmente. Se è vero che le marcature di Piatek (papera di Olsen) ed Hiljemark (Florenzi lascia il secondo palo scoperto, esattamente come settimana scorsa su Ionita) provengono principalmente da singoli errori, più volte si nota come i tre centrali sbaglino ad accorciare, lasciando troppo spazio alle falcate di Kouamé e Piatek. Gli attacchi giallorossi sembrano andare avanti più per inerzia che lavoro tattico. Il terzetto Under-Zaniolo-Kluivert tiene a galla Di Francesco e allo scadere del primo tempo una giocata di Kluivert “alla Weah” riporta i giallorossi in parità dopo il botta e risposta intorno alla mezz’ora marcato Fazio e Hiljemark.
I genoani calano l’intensità ad inizio ripresa e fra i giallorossi sale in cattedra Cristante, che scarica di potenza uno splendido dai e vai con Kluivert e trova la terza rete in campionato. Piccoli bagliori che mostrano che forse i problemi da trovare in questa Roma non sono nell’ultima campagna acquisti ma in altre situazioni, come ad esempio l’ennesima gestione cambi che lascia alquanto perplessi: la Roma si schiaccia dietro, trova un palo con Cristante ma rischia più volte il pareggio, se non fosse per l’arbitro Di Bello e il Var, lo stesso che annulla giustamente il vantaggio genoani ad inizio ripresa per fuorigioco ma che allo stesso tempo grazia Florenzi per una folle spinta su Pandev oltre il novantesimo che sarebbe potuta costare caro. Di Bello non vede e per la Roma c’è una vera e propria boccata d’ossigeno, in attesa di sapere che faranno le antagoniste Lazio e Milan.
Molto rammarico per il Genoa, che nel postpartita commenta il discutibile arbitraggio e gli episodi che sono costati caro e che potevano far smuovere la classifica visti i passi falsi di tutte le compagini limitrofe. Con Prandelli c’è una crescita costante a livello di gioco che va integrata con qualche intervento a gennaio. Gli stessi che si aspettano i tifosi della Roma qualora alla fine del girone di andata Di Francesco si decida resti almeno fino a fine anno ma soprattutto sia in ripresa. Oggi Monchi vola a Boston per pianificare il futuro ma anche per decidere il da farsi nel mercato di gennaio, prima che sia troppo tardi riprendere quel piazzamento minimo per raggiungere la prossima Champions League. Sabato c’è la Juventus a Torino, dove i giallorossi non vincono da 7 anni. Impresa quasi proibitiva, anche se dovrebbero rientrare parecchi infortunati. Per il Genoa l’Atalanta dell’ex Gasperini rappresenta l’ennesima sfida complicata in cui servirà dare tutto per ritrovare la vittoria dopo quasi 3 mesi.