L’ufficialità ha parlato: è finita dopo appena un anno l’avventura di Rodri Hernandez all’Atlético Madrid. O meglio, si può dire che al centrocampista classe ’96, prelevato proprio l’estate scorsa 20 milioni più bonus dal Villarreal, sia bastato un solo anno per splendere alla corte di Simeone. Ora lascerà la capitale spagnola per trasferirsi a Manchester, sponda City, laddove i campioni d’Inghilterra in carica lo monitoravano da tempo, incuranti del fatto che sul mediano spagnolo vigesse una clausola rescissoria di 70 milioni di euro (interamente pagata dai Citizens). Un colpo che concede ad entrambe le parti un beneficio importante: all’Atléti una plusvalenza di 45 milioni di euro, pronti ad essere investiti nuovamente sul fronte mercato viste le tante partenze (Griezmann e Godin, non certo pedine facilmente intercambiabili), a Pep Guardiola un nuovo centrocampista in rampa di lancio pronto ad adattarsi al suo schema di gioco.
Ecco Rodri, garanzia a centrocampo
Nonostante i ventitré anni, ha già raccolto 131 presenze tra Atlético Madrid e Villarreal in quattro stagioni, di cui 94 accumulate proprio nelle ultime due. In particolare, Rodri è stato schierato per 32 volte da titolare, subentrando soltanto in due occasioni. Un dato confermato anche dal suo minutaggio in campionato (2741) che, sommato a quello della Champions (605) e a quello della Copa del Rey (258), lo rende il quarto calciatore più schierato da Simeone nel corso della stagione: meglio di lui hanno fatto soltanto Griezmann, Oblak e Saul. Questo sottolinea la grande stima nei suoi confronti da parte del tecnico argentino, che ha incentrato il suo 4-4-2 nella quantità e soprattutto nella grande attenzione prestata alla fase difensiva dal suo ormai ex numero 14. Stiamo parlando infatti di grande incontrista, capace di recuperare una gran quantità di palloni in mezzo al campo ma anche di smistare gli stessi. Inoltre Rodri è molto abile nei contrasti e nel gioco aereo, dato che sfrutta a proprio vantaggio i suoi 193 cm.
Per abbozzare un paragone, Rodri all’Atlético ha ricordato un po’ il Gabi dei tempi migliori. Per ideare un altro, Rodri al Manchester City dovrà essere un po’ ciò che era Sergio Busquets durante la prima era di Pep al Barça. I tratti in comune in effetti non sono pochi. Il classe ‘88 venne integrato alla prima squadra a soli ventuno anni, proprio durante il primo anno di Guardiola (2008-2009), che gli permise di raccogliere ben 24 presenze nonostante in rosa ci fossero senatori come Xavi, Iniesta e Touré a dettare i tempi del gioco blaugrana. Così Sergi ebbe modo di confrontarsi, ricever consigli e dunque crescere accanto a ottimi centrocampisti dalle qualità raffinate, che hanno contribuito col tempo a renderlo uno dei mediani più efficaci del panorama calcistico europeo. Inoltre ebbe il privilegio di essere gestito da grandi allenatori, proprio come Guardiola, Vilanova, ‘Tata‘ Martino, Luis Enrique e Valverde.
Un campioncino ai raggi x
Sebbene sia Rodri che Busquets non siano accomunati da una particolare velocità, il carisma e le chiare qualità in fase di non possesso restano un unicum che solo in pochi possono vantare. Come dicevamo, il nuovo acquisto degli Sky Blues ha delle similitudini interessanti con il centrocampista del Barça, che adesso è anche suo compagno in nazionale. Proprio con la maglia della Spagna nel 2015 Rodri vinse l’Europeo Under 19, giocando tutte e cinque le partite da titolare senza mai esser sostituito. Un percorso, con gli adeguati limiti, che ricorda quello fatto da Busquets durante il Mondiale vinto nel 2010 in Sudafrica e il successivo Europeo vinto nel 2012, in cui venne schierato consecutivamente dal CT Vicente del Bosque per tredici volte.
Oltre a possedere la stessa nazionalità e lo stesso ruolo, Rodri e Sergi condividono una dedizione particolare per il gioco duro, dove più che i piedi contano i muscoli. I contrasti dunque sono il piatto forte di entrambi, abbinati alla giusta dose di recuperi in contropiede e di scivolate ruvide ma fondamentali. Tutti e due possiedono anche una discreta visione di gioco, anche se Rodri in questo sembra superare quello che, al pari di Zidane e Bruno Soriano, è per lui un modello. Infatti gioca molti più palloni lunghi rispetto al centrocampista del Barcellona ed ha una dedizione maggiore nelle conclusioni verso la porta. Nell’ultima stagione de La Liga ha segnato anche tre gol: uno di testa, uno di sinistro e uno di destro. Inoltre il nuovo incontrista del City sfrutta al meglio il gioco aereo, il che lo rende un centrocampista altamente versatile.
Rodri a Manchester: che aspettarsi?
Quella sopracitata è una caratteristica che s’addice perfettamente allo stile del Manchester City, dove ormai a tutti i calciatori non viene assegnato un compito specifico ma più funzioni da compiere. Non esiste un ruolo fisso per Guardiola, che ha saputo adattare trequartisti puri a centrocampisti centrali, capaci di compiere entrambe le fasi, in modo davvero funzionale. È il caso di De Bruyne e David Silva, dotati di una tecnica da fantasisti ma “costretti” ad agire anche da registi, davanti la difesa. Un’evoluzione che ha coinvolto anche Bernando Silva, una delle pedine utilizzate in più zone del campo da parte dell’allenatore spagnolo. Rodri, che agli inizi della sua carriera venne anche scartato dal suo Atlético Madrid, dunque dovrà fare i conti anche con potenziali cambiamenti tattici, volti certamente a realizzare un suo salto di qualità.
Immaginare gli sviluppi del prossimo Rodri è una sfida assai intrigante: una possibile manovra potrebbe riguardare il suo spostamento al centro della difesa, al fianco di uno fra Stones e Otamendi in caso di necessità. Si tratta ancora di una lontana ipotesi, ma non proprio forzata. Difficile invece vederlo invece sulla trequarti, sia per l’ampia concorrenza sia per motivi puramente tattici. Pep inoltre potrà contare su un ragazzo abbastanza disciplinato ed equilibrato, privo di alcuna distrazione proveniente dal mondo esterno a quello del calcio. Rodri infatti è un ragazzo atipico per la sua generazione, quella caratterizzata da post e storie su Instagram. Una mosca bianca: non compare nemmeno su Twitter e studiò economia all’università anche durante i primi anni da professionista. Durante quel periodo inoltre viveva ancora negli alloggi della stessa, come il più normale dei fuorisede, o dei ragazzi che studiano e lavorano. La normalità, come quella con cui va a contrasto, sembra dunque il suo piatto forte.
Rodri e Pep, una miscela vincente
Ricapitolando: un ragazzo d’oro, tutto d’un pezzo, con cui tutti gli allenatori vorrebbero avere a che fare e lavorare. Forse è stata proprio la sua semplicità a stupire prima Simeone e poi Pep. Per questo imponente centrocampista il calcio rappresenta un divertimento da prendere sul serio, oltre che ormai una professione. È anche molto legato alla sua famiglia, che considera la cosa più importante della sua vita, qualcosa che viene prima anche dello sport che ama più al mondo. Rodri dunque può già meritarsi l’appellativo di autentico gentleman, nonostante abbia varcato la Manica da pochi giorni. Un’arma giovane e pronto al salto di qualità definitivo, che sarà come un nuovo alfiere nello scacchiere di uno dei tecnici più meticolosi, eleganti e professionali al mondo. Del resto Pep e Rodri parlano la stessa lingua, vivono la loro vita professionale al massimo e soprattutto sono simili, in carattere e mentalità. Sarà sicuramente una bella intesa la loro, fondamentale per contribuire ad alimentare un sogno che per il Manchester City si chiama Champions League, per Rodri consacrazione e per Guardiola ancora vittoria, quella di cui l’ex Barça non si stancherà mai.