Insieme a Carlos Tevez e a Josè Maria Callejon, Keisuke Honda è il capocannoniere provvisorio della serie A con 6 gol segnati. Trovarlo lì in cima, appaiato ad un attaccante di livello internazionale ed al più forte dei non convocati da Del Bosque sembra quasi strano, un effetto simile l’ho provato vedendo la Grecia giocare la finale di Euro 2004 o qualche anno fa vedere il Sassuolo lottare per la promozione in A.
Prima di giocare nel CSKA Mosca non aveva mai vestito la maglia di una squadra che giocasse la Champions. I successi con la nazionale giapponese e le buone prestazioni in Russia hanno fatto parlare di questo talentino con i piedi buoni, che può giocare sia da centrocampista offensivo che da attaccante. Sorprende vederlo così in alto per molti motivi. La sua media realizzativa in carriera non è masi stata altissima: negli anni migliori ha sfiorato la frequenza di un gol ogni tre partite. Il ruolo in cui nasce, del resto, non è quello del bomber, piuttosto quello del centrocampista offensivo o della seconda punta. Giocando più lontano dalla porta avversaria può disporre dello spazio sufficiente per impostare sfruttando la sua tecnica senza essere troppo penalizzato dal fisico minuto. Ma allora come ci spieghiamo questo exploit? Effettivamente sei gol in sette partite sono tantissimi.
Una prima spiegazione potrebbe essere che è solo l’inizio, il campionato è lungo ed è solo un caso. Potrebbe benissimo terminare la stagione a 12 gol tenendo la media dei suoi anni migliori. Saremmo però riduttivi ed ingiustamente scettici se ci appellassimo esclusivamente al caso per spiegare la sua vena realizzativa di queste settimane. Il Milan ha già segnato 16 gol, è la squadra che segna di più in campionato e ad Inzaghi piace il gioco offensivo, il che aiuta. Quello che non si capisce è però come un giocatore tecnico, ma privo di potenza e della fantasia dei campioni possa continuare a segnare così tanto. Probabilmente i fattori determinanti sono due. Il primo è lo spazio. Se guardiamo i gol segnati da Honda dall’inizio dell’anno, raramente scaturiscono da dribbling o da particolari sforzi fisici, tantomeno da lampi di classe; i suoi gol provengono dall’occupazione intelligente degli spazi. Se non sai saltare l’uomo con la palla, saltalo senza che è più facile. Lo stesso si può notare per i gol di Callejon. Il secondo fattore non è visibile ad occhio nudo, ma gli appassionati di calcio lo conoscono bene. E’ quel fiuto innato del gol che possiedono alcuni calciatori, pur essendo privi di doti particolari. E’ la stessa caratteristica che distingueva un certo Filippo Inzaghi, ora sulla panchina dei rossoneri, quando indossava ancora gli scarpini da gioco. Tecnica, spazio e fiuto del gol: con tutta probabilità è da qui che nascono le statistiche positive di Keisuke Honda. Per quanto riguarda la cattiveria ci stiamo ancora lavorando, del resto non tutti si chiamano Super Pippo.