Nell’estate 2017, il popolare quotidiano sportivo svedese Sportbladet pubblicò una lunga intervista al padre di Paweł Cibicki, attaccante polacco oggi di proprietà del Leeds ma allora al Malmö. Contro ogni aspettativa, il punto della discussione si sarebbe rapidamente spostato dal pallone a una critica riguardante la politica d’integrazione portata avanti dalla multicultural Svezia. In un solo battito di ciglia, la realtà era stravolta: non si parlava di sogni, di grande calcio, di reti e partite, bensì di una ghettizzazione coercitiva, di un signore trasferitosi in Svezia nel 1980 per raggiungere la moglie, di un ex idraulico della Varsavia sud che trovò lavoro in una fabbrica di materiale plastico ma rifiutò sempre di imparare lo svedese. Tadeusz Cibicki, questo il suo nome, non riuscì affatto ad accettare l’ambiente in cui si trovava trapiantato per sua stessa volontà. Disse di voler tornare in Polonia già dopo sei mesi, raccontò di notti insonni passate a chiedersi se fosse davvero quello ciò che voleva, addirittura cominciò quasi a piangere nel momento in cui sviscerava un episodio al giornalista: «Un giorno comprai una bottiglia di vodka e cominciai a girare per Hermodsdal chiedendo a gran voce se vi fossero dei polacchi. Uno rispose di sì, così entrai in casa sua porgendo la bottiglia».
Non è semplice essere Cibicki
Questa è Hermodsdal, un focolaio caratterizzato da violenza e delinquenza, un luogo duro in cui vivere, come descritto da Paweł: «Qui succede tanta merda ora, l’altro ieri è stata capovolta una macchina rubata proprio nella strada in cui viviamo». Così, sebbene si viva in Svezia, a casa Cibicki si parla il polacco e si cerca di mantenere un legame viscerale col mos maiorum della propria patria. Il meccanismo d’integrazione aveva mostrato una falla impressionante, focolaio di problematiche. Formalmente nato come delområde, sobborgo, Hermodsdal si trova nella zona di Fosie, a Malmö. Negli anni Sessanta fu ampliato ulteriormente, divenne pullulo di condomini popolari e ottenne una scuola. Tuttavia la Hermodsdalsskolan non avrebbe avuto vita facile, tanto che nel 2006 fu optato per una riduzione del numero di alunni in seguito al basso rendimento scolastico dei ragazzi e a problemi come il dilagante vandalismo. Il volontariato è l’unica panacea al male di chi è lasciato solo a combattere contro un’educazione che si rifiuta di apprendere, la delinquenza giovanile impazza. Se fossimo in America, potrebbe benissimo essere la Chicago degli anni Trenta descritta dalle teorie sociologiche sulla devianza di Frederic Trasher.
Anche per le origini polacche, la vita di Paweł Cibicki non è stata affatto semplice. Nell’estate 2017 peraltro s’è giocato l’Europeo Under 21 in Polonia, e nel raggruppamento dei padroni di casa è finita anche la Svezia. Sebbene il giovane attaccante fosse nato a Malmö, come detto, inizialmente rifiutò la convocazione degli scandinavi sperando in quella polacca. Che arrivò, grazie a Marcin Dorna, seguita puntualmente dalle polemiche sollevate dalle latitudini di Stoccolma, ma fu seguita da quella del collega Håkan Ericson. Gli rimproveravano un’integrazione mai riuscita, come se dipendesse solo da lui, apostrofandolo come un traditore e non lesinando epiteti: «Tu sei un traditore, sei solo una bambina che compra i vestiti all’IKEA». Parole forte, sufficientemente taglienti per disturbare un ragazzo sensibile e introverso come Cibicki, definito una bambina per via di volto imberbe e capigliatura lunga.
Cibicki al Manchester United?
La primavera del 2017 immerse Cibicki in un mondo che forse avrebbe solo sognato di frequentare. Il grande calcio, quello in cui il piccolo Paweł sognava di approdare ai tempi dei palloni calciati tra i palazzoni di Malmö, s’era presentato a bussare alla sua porta assumendo le sembianze del Manchester United. Addirittura a maggio le sirene furono tali che pure l’Ajax si interessò all’attaccante, e dunque la finale d’Europa League a Stoccolma – disputata mercoledì 24 maggio alla Friends Arena di Solna, proprio tra Red Devils e ajacidi – fu un’ottima occasione per entrambe le società di intavolare già qualche possibile trattativa. Fu un viaggio in Svezia utile a entrambe: il Manchester United di José Mourinho si occupò di parlare coi rappresentanti del Malmö FF, scoprendo che il prezzo dei biancazzurri per cedere Cibicki s’aggirava sui 7,5 milioni di sterline. Da Amsterdam risposero effettuando valutazioni più approfondite, inviando pure una figura importante come John Steen Olsen a visionare Cibicki. Olsen, danese classe 1943 nato a Copenhagen, era peraltro l’uomo che segnalò all’Ajax Zlatan Ibrahimović (oltre a Christian Eriksen e Kasper Dolberg, per fare altri due nomi). Alla fine nella lista delle pretendenti si aggiunse pure il Betis ma nessuno fece mai la mossa decisiva: il Sunday Mirror dava l’affare già fatto il 15 maggio 2017, scrivendo di Mourinho convinto, poi però pare che qualcuno in casa United avesse suggerito di attendere l’Europeo Under21 in Polonia prima di recapitare offerte ufficiali. Così fecero, ma nella kermesse in questione Cibicki deluse: la Slovacchia batté la Svezia per 3-0 nella gara iniziale, contro la Polonia fu 2-2 con pareggio subito al 91’, infine lo 0-0 all’ultimo turno contro l’Inghilterra sancì l’eliminazione della nazionale scandinava.
Cibicki giocò tutte e tre le gare, ma i campioni in carica – la Svezia di Håkan Ericson aveva trionfato a Praga nel 2015, diventando campione d’Europa U21 battendo in finale il Portogallo, ottenendo il suo primo titolo – non brillarono. Anche il nome di Paweł scomparve per un po’ dai riflettori. Le ultime interviste che aveva concesso risalivano al 7 giugno, quando all’Aftonbladet aveva commentato la sua annata appena conclusa («Penso che sia stata una buona stagione finora, ho giocato bene, sono migliorato e ho segnato alcune reti»), concludendo con un commento brevissimo sull’interesse del Manchester United: «Det är smickrande», ovvero «è lusinghiero». Stop.
Cibicki e l’approdo all’Elfsborg
Il problema è che nell’estate 2017 il Malmö FF annunciò la cessione al Leeds di Paweł Cibicki: per il talentino sarebbe dovuta esser l’ora della consacrazione, ma di fatto s’è trasformata in un passo indietro enorme. Le 26 partite di Superettan 2016 avevano illuso tutti (9 reti, 7 assists), nel 2017 l’impatto con l’Allsvenskan era tutto sommato filato liscio (20 presenze, 5 reti e 3 assists), poi però Cibicki è scomparso da ogni radar. Al Leeds giocò 7 gare, tra il 9 dicembre 2017 e il 30 gennaio 2018, collezionando non convocazioni e panchine. Dal 5 agosto scorso Cibicki s’è dunque trasferito in prestito al Molde, in Norvegia, ma in otto partite il suo bottino è scarso: 1 rete, 3 assists. Il mister qui gli concede scampoli di partita, da esterno sinistro o destro, provando a rilanciarlo con ruoli differenti da quello di prima punta, che Cibicki interpretò già alla sua prima avventura lontano dalla Scania, allo Jönköping Södra.
Al Leeds, Cibicki fu allenato da Thomas Christiansen e da Paul Heckingbottom, ma nessuno gli diede fiducia e gli fu detto di partire in prestito. Paweł fece sapere di voler tornare in Scandinavia, il Molde di Ole Gunnar Solskjær accettò la scommessa e tesserò il 24enne:
«Un ragazzo che ha bisogno di ricominciare la sua carriera dopo gli anni trascorsi a Malmö insieme a Magnus e Jo Inge (Berget, che dal 2011 al gennaio 2014 giocò in Norvegia, ndr). Magnus aiutò il Molde e fu venduto al MFF, adesso non vedo l’ora di vedere Paweł in bianco e blu», fu presentato. Ma non a Malmö, malgrado all’interno del parco giocatori del Molde vi fossero allora gli ex compagni di Cibicki Magnus Wolff Eikrem e Isak Ssewankambo (oggi all’Östersunds FK) coi quali condivise lo spogliatoio in Svezia. E non siamo neppure in Inghilterra, al Manchester United, sebbene il tecnico del Molde rispondesse allora al nome di una leggenda dei Red Devils quale Ole Gunnar Solskjær. Ora tutto sembra cambiato, il norvegese allena per davvero lo United e Cibicki ha scelto l’Elfsborg – dove si trova in prestito – per ritornare grande.