Il Pagellone: il ritorno di Biabiany, follia a Marassi, disastro Hellas. I voti da 10 a 1 della tredicesima giornata di Serie A

Ancora quattro partite e poi spazio alla sosta natalizia: mentre il campionato entra nel vivo, ripercorriamo dunque tra sorprese e delusioni il meglio e il peggio del 13° turno di Serie A. It’s Pagellone time.

Voto 10 a Jonathan Biabiany – Settembre 2014: la diagnosi di aritmia cardiaca, lo stop fraudolento di un incontenibile purosangue. La rabbia, l’incertezza per il futuro, la paura di non poter più giocare. Sole, pioggia, lui sempre lì a combattere contro i fantasmi, a credere nel ritorno. Sangue caraibico nelle vene, parigino doc, recita in silenzio la marsigliese nella commemorazione della strage nella sua città. Entra in campo, lotta, segna, scacciando pressioni, scaricando in porta tutta l’angoscia. Corre di nuovo libero quel cavallo pazzo, per il più romantico dei ritorni. Perché Biabia al suo cuore ha comandato.

Voto 9 ad un Dybala in versione Tevez – O Quasi, per essere proprio pignoli. Sei i gol in campionato per l’ex-rosanero dopo tredici partite, uno in meno del primo Tevez biaconero allo stesso punto della stagione. Dybala regola con il suo enorme talento un Milan fragile e inconsistente, in una partita tutt’altro che spettacolare. Un lampo da fuoriclasse, dopo 65 minuti di totale anonimato. Il ragazzino che sta diventando grande prende per mano la Juventus, l’obiettivo remuntada è work in progress.

Voto 8 al match Genoa-Sassuolo, elogio della follia – La follia nell’ennesimo inconcepibile raptus di Berardi, la follia nell’inquietante reazione di Perotti. Dieci contro dieci dopo 41 minuti, per non parlare del finale da manicomio: Acerbi pareggia per gli emiliani a pochi istanti dalla fine, ma Pavoletti risponde con un colpo di testa avvelenato e beffardo. Il Grifone passa dalla delusione all’estasi in un minuto e grida al mondo tutta la sua sregolatezza con le matte capriole di Perin. Che spettacolo a Marassi.

Voto 7 al Bologna e alla gestione Donadoni – Cambiare, certe volte si sa, fa bene e Bologna ne è la prova. Impressionante l’impatto del tecnico ex-Parma sulla panchina dei felsinei: sette punti in tre partite, bottino quasi pieno ed entusiasmo ritrovato in città dopo un inizio di campionato balbettante. Il pareggio ottenuto contro la Roma illumina i tratti della silenziosa rivoluzione rossoblù: compattezza, grinta e capacità di reazione.

Voto 6 al redivivo Toro – Sei come i turni trascorsi senza centrare una vittoria prima del successo di domenica. Il Toro muove la classifica superando 0-1 una fiacca Atalanta, e riassapora il piacere di un trionfo in trasferta che mancava da troppo tempo. Con Quagliarella assente ci pensa Bovo a vestirsi da attaccante e a siglare la marcatura decisiva. Il 3-5-2 di Ventura funziona a meraviglia, la difesa regge bene, il centrocampo blocca e riparte con efficienza.

Voto 5 a Paulo Sosa e a una Fiorentina bella a metà – Una Viola dai due volti quella andata in scena al Franchi, che impatta sul 2-2 dopo un primo tempo deliberatamente regalato all’Empoli. Sousa ha le sue responsabilità: schiera le seconde linee in vista degli impegni in Europa League, la squadra non gira e va sotto di due reti nei primi quarantacinque minuti. Nella ripresa Kalinic piazza l’uno-due micidiale che raddrizza la gara, ma la Fiorentina perde il primato in classifica. In una giornata storta a metà il messaggio è chiaro: la mano pesante con il turn-over non paga mai.

Voto 4 al debutto di Montella – L’Aeroplanino si schianta, all’esordio, contro una rocciosa Udinese. Poco il tempo a disposizione di Montella per plasmare e rimodellare la sua nuova squadra: ne esce una Samp inconcludente e spaesata, che si rifugia in un ridondante possesso palla senza mai tirare in porta. Il progetto di ristrutturazione blucerchiata è in pieno corso d’opera, sono tanti gli aspetti da ritoccare, a cominciare dal disastroso rendimento in esterna: soltanto due i punti lontano dal Ferraris, ingombrante lascito della gestione Zenga.

Voto 3 ad una Lazio dispersa – Sembra passata un’eternità da quando una Lazio tosta e spensierata sorprendeva per il bel gioco, vinceva e faceva divertire. La crisi biancoceleste si radica sempre di più, Pioli trema in panchina, mentre il ritorno al gol di Candreva è l’unica nota dolce di una gara che la Lazio probabilmente non meritava nemmeno di pareggiare. Nervosismo e delusione fanno da contorno ad un Olimpico mestamente deserto.

Voto 2 ad un Milan eccessivamente insicuro – La trasferta allo Stadium è un tabù, lo dicono i numeri. L’aspetto preoccupante per i rossoneri è l’incapacità di ribaltare il risultato: dall’inizio del campionato il Milan, quando è andato sotto, non è mai riuscito a raddrizzare la gara. Un dato allarmante, al di là di schemi e tatticismi, che testimonia l’assenza di coesione e furore agonistico necessari per condurre una rimonta. Paura e arrendevolezza dominano la ciurma di Miha. Così non si va lontani.

Voto 1 all’Hellas e a Mandorlini – Di certo non l’avversario migliore per provare a far punti, quello stratosferico Napoli di Higuain e Insigne, ma così proprio non va. Ultimo posto in classifica, in coabitazione con il Carpi, e un mortificante zero alla voce vittorie in campionato. Hellas irriconoscibile, senza idee, senza identità. Domenica l’ultima spiaggia contro il Frosinone. Con un Toni in più Mandorlini sa di non poter sbagliare.