Voto 10 alla Juventus e alla sua Joya – Una gemma incastonata in un meccanismo perfetto. Questa Juve sorprende per concretezza e solidità, eppure l’ordine non basta contro una Roma in formato bunker, chiusa in difesa, assente in attacco. C’è bisogno del tocco dell’artista, di un intuizione fuori dall’ordinario. Paulo Dybala piazza il quattordicesimo sigillo in stagione, il dodicesimo in campionato, e decide con un sinistro dolcissimo una gara soporifera, destinata altrimenti ad un pareggio low cost. Un gioiello che incanta, un gioiello che fa sognare.
Voto 9 al Napoli e al suo Pipita – C’è chi ha la sua Joya, c’è chi ha il suo Pipita. A Napoli si tengono volentieri stretto Gonzalo Higuain, a segno per la ventunesima volta (su altrettante partite) contro una Sampdoria inconsistente, smembrata dalla ferocia dell’attacco partenopeo. Devastante e letale, rendimento da urlo. Nulla da invidiare ai mostri sacri in terra iberica.
Voto 8 a Josip Ilicic – Dieci gol in campionato, una consacrazione che passa dal calore del Franchi. Josip Ilicic segna come mai aveva fatto in carriera e guida la sua Viola ad una cavalcata stellare. Il gol su punizione contro il Toro è una perla d’antologia. Sguardo cupo, testa bassa, pochi sorrisi. Fenomenologia di un campione ombroso, ma che illumina e scalda con il suo immenso talento.
Voto 7 alla rincorsa targata Lazio – Sesto risultato utile di fila, ritorno alla vittoria all’Olimpico dopo tre mesi. Anno nuovo, vita nuova per una Lazio che prova a risalire la china, trascinata da uno strepitoso Candreva: due gol e un assist nel rotondo 4-1 con cui i biancocelesti superano il Chievo. Prestazione tutta grinta e furore agonistico per gli uomini di Pioli, bravi a ribaltare lo svantaggio iniziale. Rilancio in campionato, l’Europa non è più così lontana.
Voto 6 al Palermo e alla rivoluzione Schelotto – Una piazza sanguigna, ravvivata dall’entusiasmo di un uomo venuto dall’Argentina. Il fervore sudamericano questo Palermo sembra averlo metabolizzato in fretta. Pronti via, un 4-1 pesantissimo rifilato all’Udinese, e l’esordio da urlo per il “Mellizo” Schelotto è servito. Un taglio netto con il passato, una rivoluzione nel gioco e nella testa per un Palermo che si diverte e fa divertire. Occhio però, una rondine non fa primavera.
Voto 5 allo stop del Milan – Miha, non più costretto alla vittoria scaccia crisi, va in cerca di continuità. Il Milan lo asseconda, va avanti due volte in apertura dei due tempi (con Bacca e con Bonaventura), ma viene ripreso da un Empoli che non smette più di sorprendere, e tenta addirittura il colpaccio nei minuti finali. Prove di rilancio rimandate per i rossoneri che falliscono l’aggancio sulla Roma.
Voto 4 alla Roma catenacciara – Annata disastrosa, al netto delle aspettative, per una piazza che quest’estate sognava in grande. La Roma disegnata da Spalletti gioca come se un pareggio valesse una vittoria, si atteggia come una neo-promossa. Rudiger fatica, De Rossi arranca, Dzeko è un agnellino in balia dell’arcigna retroguardia bianconera. Tanto borioso ordine in mezzo al campo, per una squadra impaurita, che non osa mai. In caduta libera.
Voto 3 al tracollo dell’Udinese – Parlare di crisi sembra eccessivo, ma la situazione inizia a farsi allarmante: -6 dalla zona rossa, tre sconfitte consecutive che non fanno di certo sorridere Colantuono. I bianconeri, orfani di Di Natale, faticano a dismisura contro un Palermo tonico e spumeggiante. La difesa balla, l’attacco fa cilecca. Scenario inquietante, inevitabile il ritiro punitivo a Gradisca.
Voto 2 alla Lasagna indigesta – Fino ad ora l’Inter ha sbagliato di rado partite del genere. La cavalcata della nuova era Mancini si è fregiata di innumerevoli vittorie striminzite, senza acuti, ma all’insegna del freddo cinismo. Tutto secondo copione anche contro il Carpi, con la solita Inter bruttina che raccoglie con il minimo sforzo. Al 92’ però Kevin Lasagna, al primo gol nella massima serie, manda di traverso i piani dei nerazzurri. Cinque punti nelle ultime cinque partite, la vetta si allontana.
Voto 1 alla fase difensiva della Samp – “Giocare contro Higuain e Insigne è come partire sotto di due gol”, parola di Cassano. Ecco, regalarne altri tre con retropassaggi scellerati e chiusure imbarazzanti equivale ad un suicidio. Barreto e Moisander la combinano grossa e consegnano di fatto la partita agli azzurri di Sarri. Notevole la reazione dei blucerchiati trascinati dal solito Eder, ma con una difesa così ogni sforzo è vano.