Voto 10 alla Viola da Champions – Tentennano Juve e Napoli ma non la terza forza del campionato. La Fiorentina vince 3-2 contro l’Atalanta e prova a blindare l’ultimo posto disponibile per l’Europa che conta. Primo tempo soporifero ma la ripresa è da urlo con ben cinque marcature: in gol per i viola Tello, Mati Fernandez (entrambi al primo gol in stagione) e Kalinic che si sblocca dopo due mesi d’astinenza. Il tutto in una giornata in cui Sousa ha dato spazio alle seconde linee in vista del trasferta di Europa League contro il Tottenham (1-1 in casa all’andata). Tra coppa e campionato a Firenze è lecito sognare.
Voto 9 alla Roma, che risponde alle polemiche seppellendo con cinque reti il Palermo – Se non avessimo assistito a una delle scene più comiche nella recente storia di questa Serie A, cioè il gol sbagliato da Edin Dzeko, la valutazione avrebbe potuto esser più alta. Ma il bosniaco comunque ha trovato modo di riscattarsi, firmando la prima doppietta in Italia. Spalletti pare aver ritrovato Mohammed Salah e gongola per il rientro di Kevin Strootman: ottimi segnali, accompagnati dalla quinta vittoria di fila. Calendario comodo, è vero, ma Garcia quante ne avrebbe vinte? (Giuseppe Corrao)
Voto 8 al Bologna dei miracoli – Come fermare la capolista e vivere felici. Donadoni firma l’ennesimo capolavoro di una stagione da favola, interrompendo la striscia di vittorie della Juve, in una notte che si tinge di rosso e di blu. Un pareggio, uno 0-0 striminzito, che vale però tantissimo: il Bologna se la gioca alla pari con la prima della classe, difende con ordine, attacca con convinzione, ma soprattutto diverte i trentamila del Dall’Ara. Il farmaco Donadoni continua a funzionare a meraviglia.
Voto 7 allo spettacolo del Mapei Stadium – Probabilmente le due provinciali più forti, il campo parla chiaro. Sassuolo ed Empoli se le danno di santa ragione in un match vibrante, ricco di emozioni, che alla fine sorride ai neroverdi di Eusebio Di Francesco (3-2 il risultato finale). La doppietta di un indomabile Defrel, il gollazzo in puro spirito sudamericano di Berardi, la reazione tutta grinta della vecchia guardia a firma di Big Mac. Due squadre con le menti sgombre dai problemi di classifica, giocano un calcio puro, senza troppi tatticismi, libero e divertente. Uno spettacolo per gli occhi, una gioia per il cuore.
Voto 6 alla Juve, macchina che scricchiola – Giusto per dimostrare, per fortuna, che la perfezione non esiste. Quindici vittorie di fila vanno più che bene, la Juve vista a Bologna (inizialmente priva di Dybala) gioca a memoria, come sempre. La difesa è la migliore del campionato, pochi dubbi, la manovra brilla per solidità. Il pareggio di venerdì scorso è un piccolo e giustificabile passo falso arrivato però prima di un match che vale una stagione. Dimenticare in fretta, ora testa al Bayern.
Voto 5 al Napoli che spreca l’occasione per il controsorpasso – Cinquantamila sostenitori, San Paolo gremito e vestito a festa, pronto a riabbracciare la vetta della classifica. I partenopei vanno in vantaggio con il solito Insigne, poi la replica di Bonaventura chiude di fatto i giochi. Un pareggio che fa felici Milan e Juve e che intacca nel profondo l’autostima dei partenopei, reduci da due sconfitte pesanti, in campionato contro i bianconeri e in Europa League contro il Villareal. Un mini-ciclo da dimenticare in fretta. Il campionato è lungo e il cammino europeo è ancora aperto. Riflettori tutti puntati sul Pipita, in attesa che torni a mordere come solo lui sa fare.
Voto 4 alla Sampdoria e al malcapitato Ranocchia – Di solito gli ex fanno male, Ranocchia no. Se l’Inter liquida la Samp con un netto 3-1 il merito è anche e soprattutto suo. Il difensore doriano mette lo zampino su tutte le reti dei nerazzurri , sfoderando una prestazione a dir poco imbarazzante. La Samp a gennaio ha puntato forte su di lui per ritrovare solidità in difesa, lui ha scelto la Samp per dare una scossa alla sua carriera. Amore a prima vista, ma al momento aleggia soltanto delusione. La Samp non riesce a sganciarsi dalla zona rossa, Ranocchia rischia di perdersi sempre di più.
Voto 3 al Palermo, in crisi nera – Ballardini, Schelotto, Tedesco, di nuovo Iachini. Cambiano gli allenatori ma non l’andamento di un Palermo alla deriva: l’ultima vittoria risale al 24 gennaio, i gol incassati nell’ultimo mese sono addirittura dodici, ma numeri a parte latitano le motivazioni. La zona retrocessione è ad un passo, il calendario è tutt’altro che favorevole (Bologna e Napoli in casa, con in mezzo la trasferta a Milano, sponda nerazzurra), servirà un miracolo per invertire la rotta. Iachini è l’unico a sapere quali corde pizzicare per scuotere l’ambiente. Il tempo è l’unico vero nemico.
Voto 2 alle contestazioni della curva a Ronaldo – “Le vecchie glorie non cambiano maglia, quelli si chiamano uomini di m…” Ovazioni e cori per Josè Mourinho, il simbolo del triplete, uno striscione indecoroso per il Fenomeno, l’altro ospite illustre in quel di San Siro. Lo stadio si divide, la curva no e condanna senz’appello chi ha infranto il “sacro codice” della fedeltà eterna. Ronaldo ha segnato nella gioia e nel dolore la passione di milioni di tifosi, incantando con le sue magie, e gettando nello sconforto con i terribili infortuni. Dall’essere l’idolo di una generazione a venir apostrofato come un escremento la strada è breve. Decisamente troppo breve, e senza dubbio fuori luogo.
Voto 1 alla vicenda Totti – Difficile prendere posizioni qui: ha sbagliato il capitano della Roma, con un atteggiamento troppo polemico e destabilizzante, in un momento in cui la sua squadra sta provando a risollevarsi dalle sabbie mobili? O sta sbagliando Spalletti, mancando di rispetto a un giocatore che ha fatto la storia della Roma? Ognuno ha la sua opinione, i tifosi si sono sicuramente già schierati, creando non pochi imbarazzi. Di certo una bella storia d’amore non merita questa conclusione. Avallata da una società che ancora una volta si muove come un vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro, lasciando forse fin troppe responsabilità, un macigno, agli uomini di campo. (Giuseppe Corrao).