Il PSG è Campione di Francia 2017/2018. Grazie alla roboante vittoria per 7-1 contro gli ex campioni in carica del Monaco di domenica scorsa al Parco dei Principi, la squadra di Emery chiude la pratica Ligue 1 con 5 giornate di anticipo e mette in bacheca il settimo scudetto della sua storia, il quinto dell’era Al-Khelaïfi.
Una vittoria, quella del PSG, che ai più può sembrare scontata. Ed in effetti così è. In una stagione nata all’insegna dello sperpero con i 402 milioni spesi dall’emiro del Qatar per portare all’ombra della Torre Eiffel Neymar e Mbappé, vincere il campionato per Cavani e compagni era semplicemente un obbligo. Certo, è anche vero che nonostante gli scialacquamenti degli ultimi anni l’impresa non sempre è riuscita ai parigini. Se lo scorso anno a fallire è stato Emery, prima di lui aveva mancato l’obiettivo anche Carlo Ancelotti.
Ma è anche vero che la Ligue 1 2017/2018 è stato un campionato per certi versi ridimensionato (ulteriormente) dal processo di rifondazione del Monaco, dalla crisi finanziaria del Lione e da un Olympique Marsiglia che solo grazie all’Europa League sta lentamente tornando ai fasti di un tempo, sebbene il divario in patria tra la squadra di Garcia e la corazzata della capitale sia ancora piuttosto imbarazzante.
Il PSG Campione di Francia, dicevamo. Doveva essere la stagione di Neymar, è così per certi versi è stato. Il brasiliano è sbarcato sugli Champs Elysee con l’atteggiamento della prima donna. Ma i numeri, a conti fatti, gli danno ragione. 20 reti e 15 assist in 20 uscite in campionato. Facile derivare il rapporto gol fatti su minuti giocati. Non è certo l’apporto sul terreno di gioco il problema. Semmai lo è il fatto che l’arrivo del brasiliano ex Barcellona ha reso una polveriera lo spogliatoio del PSG.
Se pensate che i malumori creatisi siano solo quelli (noti) con Cavani, vi sbagliate di grosso. Al Parco dei Principi esistono tre grandi fazioni: quella dei brasiliani, quella degli anti-brasiliani guidata da Edinson Cavani e quella dei giocatori messi a margine del progetto che poi, a volerla dire tutta, annovera praticamente il solo Ben Arfa.
Una situazione che il tecnico Emery, promettente allenatore preso dal Siviglia due stagioni fa prevalentemente per i suoi successi nelle campagne d’Europa degli andalusi, non ha saputo assolutamente amministrare optando per un’auto-gestione che a conti fatti ha prodotto solo danni.
Perché se gli 87 punti collezionati in 33 partite, frutto di 28 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte, hanno consentito al PSG di stappare lo champagne in patria, non sono certo sufficienti a cancellare l’onta dell’ennesima disfatta europea. Perché è inutile girarci introno, l’ossessione da queste parti si chiama Champions League. Obiettivo storicamente fallito, per onestà intellettuale a prescindere dal timoniere, con il club mai in grado di superare i quarti di finale. Poi certo, c’è modo e modo di rimediare un’eliminazione. E su Emery pesa ancora fatalmente l’incredibile remuntada subita dal Barça lo scorso anno.
Se c’è un’altra cosa incredibile è che dopo la notte del Camp Nou il tecnico iberico sia stato comunque confermato per un’altra stagione, quella in corso, sulla panchina del PSG. Una fiducia incondizionata che Al-Khelaïfi non si è sentito di rinnovare anche per la prossima stagione. In estate, infatti, le strade di Emery e del club si divideranno. Al Parco dei Principi non arriveranno Conte, Mourinho, Allegri o Luis Enrique. No, le indiscrezioni che ci hanno a lungo tormentato in questi mesi non erano poi molto affidabili.
Le sorti del PSG saranno invece affidate all’ex tecnico del Borussia Dortmund, Thomas Tuchel, che è stato ufficiosamente annunciato dal club che poi ha fatto retromarcia spiegando che in realtà manca ancora la firma. Il matrimonio con tutta probabilità si farà e starà al tecnico tedesco cercare l’impresa Champions. Si, ma con quale squadra?
Premesso che i soldi da queste parti non mancano di certo, il PSG si prepara ad una mini-rivoluzione. Nonostante la finale di Coppa di Francia nel mirino (c’è prima la semifinale di stasera contro il Caen), trofeo che se conquistato si andrebbe a sommare alla Supercoppa di Francia, alla Coppa di Lega ed al campionato, i trofei già conquistati in stagione, a Parigi ormai si parla solo di mercato.
L’idea che Neymar possa lasciare la Francia per far ritorno in Spagna, a Madrid per la precisione, dopo neanche un anno dal faraonico matrimonio della scorsa estate, da queste parti non è neanche contemplata. E poiché uno tra il brasiliano e Cavani è di troppo, ecco che a fare le valigie dovrebbe essere proprio il centravanti dell’Uruguay. Curioso considerato che l’ex Napoli è entrato nel cuore dei parigini grazie a numeri semplicemente impressionanti che hanno fatto impallidire le statistiche di un certo Zlatan Ibrahimovic. Sono infatti 113 le reti realizzate da Cavani in Ligue 1 (le stesse messe a segno dallo svedese) mentre sono 166 (record assoluto) quelle realizzate in totale durante l’esperienza francese.
Domenica, dopo il 7-1 rifilato al Monaco, Cavani festeggiava sotto la curva sventolando un bandierone del club mentre il suo antagonista Neymar se ne stava in Brasile per la riabilitazione. Niente di male se non fosse che da una foto postata sull’account Instagram del brasiliano non sembrava trasparire un eccessivo entusiasmo per la vittoria dei compagni che, al contrario, faceva da sfondo ad una partita di poker online.
Sul piede di partenza anche un altro sudamericano. Si tratta di Pastore che già a gennaio sembrava ad un passo dall’Inter. All’epoca non se ne fece nulla; oggi la situazione è diversa. L’argentino non rientra nei piani del club. Così come l’estremo difensore Areola che verrà rimpiazzato ma non con Trapp che, a sua volta, è stufo di marcire in panchina (non che le sue prestazioni in campo giustifichino però una maglia da titolare). Cerca una nuova collocazione anche Meunier, stanco di vedere il “protetto” di Neymar, Dani Alves, giocare titolare al suo posto senza meriti apparenti. Così come ha le valigie pronte ed una valutazione ufficiale Kurzawa: 25 milioni e può partire.
Chi vorrebbe restare è Thiago Silva, uno che però i tifosi del PSG non sopportano veramente più. L’immagine del brasiliano è compromessa dopo che le lacrime del Mineirazo sono diventate una costante del modus operandi del difensore brasiliano (un altro del clan Neymar). Destino incerto quello di Di Maria: ai margini con l’arrivo di O’Ney ma improvvisamente tornato in auge dopo l’infortunio del brasiliano. Con lui è più semplice fare cassa ed i vincoli del fair-play finanziario iniziano a farsi sempre più stringenti. Thiago Motta, infine, è ai saluti per raggiunti limiti di età. Lui resterà nel club e si dedicherà alla crescita del vivaio prendendo in carico il futuro degli Under 19.
Chissà che non sia proprio il vivaio la fonte a cui attingere, un po’ come fatto dal Barcellona in epoca recente, per costruire un ciclo vincente. No, non il Ligue 1. Quello è praticamente scontato. In Champions League, ça va sans dire.