A Roma qualcuno l’ha definita l’annata peggiore di sempre, magari esagerando: vi sono stati sicuramente momenti peggiori nella storia dei giallorossi rispetto all’arrivare a tre punti dalla zona Champions, ma per certi versi quello accaduto nella stagione appena trascorsa ha del tragicomico. Tutto ciò che di peggio può accadere all’interno di una squadra di calcio o azienda, se preferite, sembra essersi verificato.
Fra lotte di potere fra dirigenti che hanno portato anche all’addio della cavalleria pesante – per inciso Francesco Totti e Daniele De Rossi – e ancora giocatori falcidiati dagli infortuni, un sistema di gioco deprimente che per gran parte del campionato ha mandato in tilt l’intera rosa e ha regalato prestazioni orribili e, dulcis in fundo (si fa per dire), un direttore sportivo come Monchi che ha disatteso totalmente le aspettative e in due anni ha pesantemente macchiato un curriculum di assoluto rispetto: da Re Mida alla peggiore versione di Don Abbondio, se volessimo parafrasare.
La crescita della Roma passa per Fonseca
Un marasma tale che porta il tifoso romanista a non vedere più la luce del giorno da diversi mesi e a chiedersi cosa ne sarà di sé stesso e della Roma. L’erba del vicino è più verde che mai, anche se magari è sintetica. E ragionando in maniera ancora più sintetica si denota come la Roma abbia mancato l’obiettivo quarto posto per partite davvero infime dove sarebbe bastato un tantinello di concentrazione in più: su tutte la trasferta a Genova, dove i giallorossi si sono fatti raggiungere all’89 per poi rischiare anche di perderla, e a Reggio Emilia, dove Kluivert non si rende conto della porta vuota e sbatte addosso al palo.
Al netto dell’annus horribilis citato in apertura, l’occasione c’è stata fino alla fine. E il nuovo direttore sportivo Gianluca Petrachi spera ci sia anche durante l’estate, in cui il mercato si appresta ad essere un aggroviglio di Idee congiunte col nuovo allenatore Paulo Fonseca. E nonostante incomba la fine di giugno, termine massimo per le cessioni per aggiustare il bilancio della stagione passata, incredibilmente sembrano esserci anche numerosi spunti positivi.
Il solstizio d’estate è passato e non può che intravedersi la luce. Facendo un paragone coi vari allenatori dell’era americana, Paulo Fonseca sembra più di tutti l’uomo giusto al momento giusto: dopo gli inizi in Portogallo, l’avventura ucraina allo Shakhtar Donetsk per 3 anni facendosi conoscere ma soprattutto rispettare, anche nelle competizioni europee. Arriva oggi alla Roma dopo aver interrotto il rapporto coi Minatori e concluso da vincitore uno dei primi dieci campionati europei.
Niente che automaticamente certifichi il suo valore agli occhi della Roma, ma comunque in posizione di partenza nettamente migliore rispetto a due vincenti in campionati di seconda divisione come Luis Enrique o Zeman, ad un disoccupato da quasi due anni come Spalletti, a due freschi rispettivamente di un settimo e decimo posto come Rudi Garcia o Di Francesco o ad un appena esonerato da Claudio Ranieri. Niente che emani certezze o verità assolute, ma un processo di crescita che arriva al momento giusto dopo aver chiuso in bellezza con l’ennesimo trofeo (e sono pur sempre 7 in 3 anni). Un profilo riconosciuto e stimato al di là del Grande Raccordo Anulare ed economicamente più che sostenibile. Visto sotto questi termini, il tema è molto caldo.
Una chance: il 4°posto da conquistare
Pragmaticamente, il mercato incombe e servono le plusvalenze: fra El Shaarawy in Cina e Manolas al Napoli, in aggiunta ad operazioni minori e alla cessione di Dzeko che sembra far pensare si possa concludere più in là con direzione Milano, la Roma si ritrova davanti una grossissima occasione. Dato per appurato che il prossimo campionato verrà quantomeno dominato nella parte alta da Juventus, Napoli e Inter (che si presentano ai nastri di partenza con tre grandissimi allenatori come Sarri, Ancelotti e Antonio Conte, nonché una serie di grandi giocatori in rosa che già ci sono e che arriveranno), dopo il podio il marasma più assoluto si espande anche verso altri lidi.
La situazione del Milan e il cambio di politica societaria dettato da Gazidis, la poca chiarezza sulle disponibilità economiche della Fiorentina, il doppio impegno europeo dell’Atalanta e le politiche societarie di Lazio, Torino e Sampdoria sembrano indicarci più che mai che al prossimo 24 agosto molto difficilmente esisterà nel mezzo una squadra che sarà nettamente indicata favorita per il quarto posto. Sarà probabilmente una gara al ribasso, con quote punti non troppo diverse da quelle viste nella stagione appena conclusa.
Ecco dunque l’occasione della Roma, che ha una grande possibilità di costruire una squadra che abbia nelle corde il quarto posto, unico vero grande obiettivo per la stagione tolta l’Europa e la Coppa Italia dove programmare di vincere è molto complicato, ma senza il bisogno di strafare o di vivere al di sopra delle proprie possibilità economiche per poi doversi ritrovare con l’acqua alla gola a fine anno. Acquisti entro certe cifre e ingaggi entro certi parametri per provare a dare un briciolo di continuità ad un progetto che doveva iniziare lo scorso anno ma che evidentemente avrà bisogno di essere profondamente rivisto e che oggi ha l’occasione subito di poter andare in porto col proverbiale minimo sforzo.
Anche perché se nel tuo anno peggiore la zona Champions è lontana solo tre punti, evidentemente determinati anticorpi che non ti possono far affossare più di tanto ci sono. Petrachi, visto anche il tipo di campagne acquisti giostrate in quel di Torino, sembra essere l’uomo giusto. Anche per mandare via da Trigoria determinate figure a detta di molti tutt’altro che professionali. La stagione della spending review è alle porte ma potrebbe essere nettamente meno dura di quel che pensiamo. Certamente non è proprio quel che ci si aspetta e spera dalla propria squadra, ma d’altronde oltre alla Roma esistono anche gli avversari, e come sbaglia la Roma potrebbero sbagliare anche loro…