Monaco-Dmitri Rybolovlev: intrigo in Riviera

Ai più il nome di Dmitri Rybolovlev potrebbe non dire molto. Magnate russo con una fortuna inestimabile alle spalle (è difficile ricostruire il reale ammontare del patrimonio dell’oligarca tenuto conto della complessità e della scarsa trasparenza di alcune operazioni anche se Forbes nel 2012 l’ha stimato in 9,1 miliardi) accumulata grazie ad un’impresa di fertilizzanti a base di potassio e ad operazioni estremamente azzeccate sulla borsa di Londra, Dmitri Rybolovlev è l’uomo che nel dicembre del 2011 ha acquistato il 66% delle quote dell’A.S. Monaco.

Un’operazione che all’epoca sembrava folle considerato che la squadra del Principato era relegata in Ligue 2 e si trovava in penultima posizione in classifica a distanza siderale dalla capolista Reims. Un’operazione che, in sostanza, solo un folle od un visionario poteva pensare di mettere in piedi.

E follia e visione sono evidentemente caratteristiche fondanti della personalità di Dmitri Rybolovlev se è vero che da quel dicembre 2011 il Monaco ne ha fatta di strada. E soprattutto, ne ha fatti di soldi.

Rybolovlev rileva il 66% del Monaco nel dicembre del 2011, dicevamo, pagando la cifra simbolica di 1 euro. Con se porta il suo braccio destro Vadim Vasilyev, oggi vicepresidente e Direttore Generale del club. Nel 2013 il Monaco torna in Ligue 1 sotto la guida di Claudio Ranieri. Per festeggiare il ritorno nella massima serie del calcio francese il patron russo mette sul tavolo oltre 130 milioni di euro per il mercato. È così che nel Principato arrivano tutti insieme Falcao, João Moutinho, Ricardo Carvalho e James Rodríguez.

In campionato il Monaco chiude al secondo posto con 80 punti a 9 lunghezze dal PSG degli sceicchi. Decisamente non male per una neopromossa. L’anno successivo arrivano il terzo posto in Ligue 1 ed i quarti di finale in Champions League. Ma soprattutto, arrivano circa 50 milioni di cassa dal differenziale tra acquisti e cessioni. A fronte dei riscatti/acquisti dei vari Bernardo Silva, Aymen Abdennour, Tiemoué Bakayoko e Paul Nardi per un totale di 40 milioni di euro si registrano le partenze di James Rodríguez (Real Madrid), Radamel Falcao (Manchester United) ed Emmanuel Rivière (Newcastle) per complessivi 89 milioni di euro circa, 75 dei quali incassati per la sola cessione del colombiano alle Merengues. Niente male, no?

La forbice si allarga la stagione successiva quando il Monaco chiude al terzo posto in Ligue 1, esce ai preliminari di Champions, ma registra al termine del mercato un saldo attivo di 84 milioni di euro. A lasciare il Principato questa volta sono Martial (Manchester United), Kondogbia (Inter), Kurzawa (PSG), Carrasco (Atletico Madrid), Abdennour (Valencia), Ocampos (Marsiglia) per un totale di 185 milioni di euro.

Segue anno di stallo (ancora un terzo posto in Ligue 1 a distanza questa volta siderale dal PSG) ed arriviamo alla stagione 2016-2017 che si apre con una campagna acquisti di basso profilo e che per la terza volta sotto la gestione Rybolovlev si chiude con un saldo negativo (circa 31 milioni) legato agli acquisti di Sidibé (Lille), Mendy (Marsiglia) e Glik (Torino). È in questa stagione però che arrivano la vittoria della Ligue 1 (95 punti contro gli 87 del PSG) e la semifinale di Champions League persa contro la Juventus. L’apice del ciclo? Forse.

 

Nel dubbio Dmitri Rybolovlev decide di monetizzare quanto più possibile l’incredibile stagione del Monaco. È così che la scorsa estate partono Mendy e Bernardo Silva (entrambi con destinazione Manchester City); Bakayoko (Chelsea), Carrillo (Southampton), Maxim (Nizza), Germain (Marsiglia), Diallo (Mainz), Jean (Tolosa) e Dirar (Fenerbahce) per un totale di circa 200 milioni di euro ovvero una plusvalenza di circa 80 milioni di euro. Il tutto esclusa la cessione di Kylian Mbappé fatta figurare come prestito con obbligo di riscatto la prossima estate per fare un favore agli amici del PSG in ottica FairPlay finanziario, ma che ha di fatto già assicurato al Monaco altri 180 milioni di euro.

Tirando le somme, stiamo parlando in sei stagioni di un saldo attivo complessivo tra acquisti (500 milioni di euro) e cessioni (682 milioni di euro) pari a circa 182 milioni di euro. Decisamente un ottimo rendimento per un investimento iniziale di 1 euro.

Dmitri Rybolovlev del resto è uno che per gli affari sembra avere l’occhio lungo. La sua fortuna, come dicevamo in avvio di questo pezzo, poggia le basi sull’investimento in una fabbrica di fertilizzanti a base di potassio. Un’azienda, la Uralkali, rivenduta alla modica cifra di 5,3 miliardi di euro a Suleiman Kerimov (vi dice qualcosa l’Anzhi F.C.?) dopo che Putin ed il Cremlino avevano cominciato il loro accerchiamento. Non solo uomo d’affari, dunque. Ma anche uomo estremamente intelligente che ha ben chiaro quando è il caso di farsi da parte.

Ma non finisce qui. Rybolovlev, infatti, sembrerebbe essere anche un grande intenditore d’arte. Lo scorso novembre il magnate russo ha rivenduto la celebre tela attribuita a Leonardo Da Vici, il Salvator Mundi, per la strabiliante cifra di 380 milioni portando a casa una plusvalenza di circa 280 milioni considerato che Rybolovlev aveva acquistato l’opera quattro anni prima per 103 milioni. Il problema è che l’operazione ha creato qualche imbarazzo di troppo nel Principato con il Principe Alberto II che si è visto costretto a sollevare dal suo incarico il Ministro della Giustizia rimasto coinvolto in un’inchiesta legata proprio all’acquisto del Salvator Mundi. Un episodio che ha alimentato ulteriormente un’antipatia, quella tra il magnate russo ed il Principe Alberto, mai veramente celata da entrambe le parti. Un intrigo, per fortuna senza vittime, che richiama inevitabilmente alla memoria, tante sono le analogie, la serie tv Riviera girata proprio tra la Costa Azzurra ed il Principato di Monaco. Un intrigo che sembra destinato a lasciare ulteriori strascichi.

È forse per questo dunque che si fanno sempre più insistenti nelle ultime settimane le voci che vorrebbero Dmitri Rybolovlev ad un passo dalla cessione del Monaco. Si vocifera di un’offerta di oltre 500 milioni di euro. Una cifra che Rybolovlev potrebbe incassare (realizzando una plusvalenza mostruosa) per poi, sempre stando alle voci, reinvestirla nel Milan. Perché Rybolovlev, dicevamo, è esperto d’arte, uomo d’affari e soprattutto uno che ha ben chiaro quando è arrivato il momento di farsi da parte.

Dmitri Rybolovlev ed il Milan. Le parti al momento glissano o smentiscono. Certo che se l’affare andasse in porto dopo Yonghong Li, la cui cessione del 99,93% delle quote detenute nel Milan al fondo Elliott appare sempre più probabile, il calcio italiano si troverebbe ad abbracciare l’ennesimo personaggio tutto da decifrare.