Mio fratello è figlio unico perché è convinto che il Crotone non possa giocare in serie A. Non c’è miglior modo di celebrare l’impresa rossoblu se non parafrasando la famosa canzone del compianto Rino Gaetano, nato per l’appunto a Crotone e sempre fiero delle sue origini calabresi. Piacerebbe e come questa squadra al grande artista scomparso più di 35 anni fa. Gli sarebbe piaciuto vederla passare in soli sette anni dal campionato di Promozione alla serie B. Gli sarebbe piaciuto vederla raggiungere il traguardo più ambito con tenacia attraversando 10 stagioni altalenanti quasi a volersi preparare al grande salto. Storia di una squadra operaia, senza fronzoli, unita e compatta. Una squadra che dimostra ancora una volta come nel calcio, ma anche nella vita, quando ci si pongono obiettivi ambiziosi e li si perseverano tutti insieme spesso succede che si riesca a raggiungerli.
Grinta, passione, determinazione, nessun importanza al denaro o alla fama. Solo calcio, quello romantico. Quello che ai tempi di oggi sembrava sul punto di scomparire ma che in questo 2016 sembra stia rifiorendo dedicando pagine su pagine di favole di nuova edizione. Il Crotone è una di queste: dall’inferno delle categorie inferiori fino allo Juventus Stadium e per la prima volta in serie A. Sembra quasi di ripercorre l’impresa della piccola Leicester, diventata poi regina d’Inghilterra conquistando l’ammirazione di tutto il mondo sportivo.
A mano a mano, sempre citando Gaetano, il Crotone ha vinto la sua sfida mischiando abilmente raziocinio e audacia. Costruendo una squadra spaccata a metà in quanto a età: classe ‘80 o ultimi ‘90. Mix esplosivo di giovani emergenti con tanta voglia di mettersi in mostra e veterani con esperienza e tanta voglia di riscatto. Ora inizia ovviamente la prova di maturità, riuscire a rimanere aggrappati ad un sogno.
L’incognita stadio e l’arrivo di Nicola
E dopo i festeggiamenti di un sogno avverato ora è il momento di fare su serio. In primis c’è da risolvere l’incognita stadio. Il club calabrese ad oggi non potrà disputare le partite casalinghe nella propria città nonostante nelle ultime ore sia arrivato il fatidico “si”, dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, per l’ampliamento dello stadio comunale Ezio Scida.
Ma non è probabilmente questo l’aspetto più rilevante. In seguito al traumatico passaggio di Juric al Genoa, la seconda incognità inevitabilmente sarà valutare il nuovo allenatore Davide Nicola, che al primo giorno da rossoblù si dice entusiasta ed emozionato per la chiamata del Crotone. Il tecnico vuole crescere ancora e qulla calabrese, a suo parere, è la piazza perfetta. L’ex allenatore di Bari e Livorno ha definito il suo neo-club una “perla del calcio italiano” ed è convinto di poter rimanere in serie A seguendo ancora lo stile di gioco di Juric. Si, è proprio vero. Il tecnico avrebbe dichiarato in conferenza di voler ripartire da un’idea di gioco chiave, ovvero quella che il Crotone ha usato per raggiungere il grande obbiettivo della promozione in A. E’ sotto gli occhi di tutti il miracolo compiuto dall’ex allenatore, tanto da influenzare le idee di gioco del suo successore.
La filosofia vincente di Juric
La domanda allora sorge spontanea: cosa ha costruito Juric nel Crotone? Ha coltivato ed avverato il sogno di una città intera, ha trasmesso la giusta carica a una squadra non certamente favorita al passaggio nel grande calcio. Un personaggio oltre che un allenatore. Allievo della scuola di pensiero di Gasperini e che fa del 3-4-3 il suo marchio di fabbrica. Ma nel mondo di Juric non c’è solo il calcio: il croato è un vero appassionato del death metal da cui forse ne deriva la forza di questa squadra. Lo “Juric-pensiero” crede fermamente nell‘intensità durante la partita tanto da abolire la seduta del lunedi, sostituendola con allenamenti aerobici. Difesa rocciosa, fasce sfruttate con caparbietà, verticalizzazioni improvvise e tanti uomini in area di rigore: questo è il calcio ammirato dai tifosi del Crotone nella scorsa stagione. Tutti fondamentali, ma nessuno indispensabile. Da Cordaz a Budimir, dal capitano Claiton alla scheggia Ricci, passando per l’esperienza di Palladino e Modesto, terminando con il lesto Martella e la fantasia di Stoian, tutti protagonisti di una stagione esaltante, che meriterebbe di entrare di diritto negli almanacchi del calcio italiano.
Il Crotone che verrà
Ma il Crotone che verrà dovrà probabilmente fare a meno, oltre che di Juric, anche del bomber Budimir appena approdato alla Sampdoria. Probabilmente dicevamo perché il club ligure potrebbe girarlo in prestito proprio al Crotone (ironie del mercato) insieme a Mesbah. La società sembra stia provando a portare in Italia il 27enne dello Standard Liegi, Ivan Santini e nel frattempo è ad un passo dal nigeriano Simmy del Gil Vicente ma che nella scorsa stagione ha giocato nel Portimonense (seconda serie portoghese) dove ha realizzato 20 gol laureandosi capocannoniere del campionato. Vicino sembra anche Gaston Del Castillo, altro attaccante e fratello del Kun Sergio Aguero. In attesa il primo vero rinforzo già ufficializzato è invece Tonev, un esterno d’attacco che ha giocato l’ultima stagione a Frosinone, scendendo in campo 22 volte in Serie A. Non sono nomi che abitualmente sentiamo accostati alle grandi squadre. Ma sono nomi che possono fare grande una squadra abituata a programmare con pazienza e meticolosità il proprio futuro. Un futuro che, a mano a mano, potrebbe regalare grandi soddisfazioni anche in Serie A.