Milan, le 5 “C” di Gattuso che valgono il rinnovo

Gennaro Gattuso è diventato l’allenatore della Prima Squadra del Milan il 28 novembre 2017, subentrando all’esonerato Vincenzo Montella. Il suo arrivo ha diviso in due l’opinione pubblica sportiva; a prevalere era lo scetticismo dei più sulla scelta di affidare la panchina all’ex campione rossonero di turno destinato probabilmente a bruciarsi in una realtà, quella milanista, troppo difficile da gestire dopo i fasti degli anni a cavallo tra la fine dell’ottanta ed i primi scorci del nuovo millennio. Solo una falsa credenza invece.

Perché con il lavoro nella quotidianità,  i rossoneri sotto la guida dell’allenatore calabrese hanno cambiato volto e hanno ripreso in mano una stagione che sembrava, troppo precocemente rispetto ai proclami estivi, destinata a concludersi come le precedenti. In maniera deludente dunque. E la cura ha avuto un nome (anzi due) ed un cognome: Gennaro Ivan Gattuso.

Perché è prevalentemente merito dell’ex Campione del Mondo, auto-definitosi per eccesso di umiltà “l’allenatore più scarso della Serie A” perché il Milan iniziasse a scrivere un copione completamente diverso da quello, francamente deludente, recitato tra fine estate ed inizio autunnoe che aveva portato Bonucci e compagni a distanze siderali dalle zone della classifica che portano in Europa. Un percorso, quello intrapreso dal 28 novembre in poi, che non può essere solo frutto del caso.

Un percorso che abbiamo voluto sviscerare per capire fino in fondo le ragioni della rinascita di una squadra che solo qualche mese fa sembrava sul punto di sgretolarsi completamente. Ragioni che iniziano tutte con la lettera “C”. Forse un caso; o forse no.

CORAGGIO – Ce ne vuole. Se il Milan chiama è difficile poter rifiutare. Anche se si tratta di una squadra diversa rispetto al passato, i colori rossoneri attirano sempre e comunque. Gattuso, che sulla panchina rossonera si era già seduto – anche se nelcampionato Primavera – non ha avuto dubbi. “Sì, lo voglio”; un progetto da sposare senza troppi pensieri, qualcosa che sarebbe dovuto accadere prima o poi.

Il 13 maggio 2012, giorno del suo addio a San Siro, lui lo aveva detto chiaramente: “È solo un arrivederci, forza Milan fino alla morte”. Frase di circostanza o meno, non si può dire che non stia applicando alla lettera questo motto che, oramai, è come sangue che gli scorre nelle vene. Coraggioso, non solo per quanto detto fino ad ora.

Coraggioso anche per come ha affrontato quanto successo appena dopo la firma: pareggio con il Benevento al 95′ causa gol del portiere avversario Brignoli e auto-distruzione in casa dell’Hellas Verona. Un 3-0 secco e punto e a capo. In questa situazione, punto ancora più basso del periodo poco precedente che è costato caro a Vincenzo Montella, Gattuso non si è perso d’animo e ha continuato ad imporre le sue idee: lavoro, sacrificio, modulo.

Il cambiamento dall’intoccabile difesa a 3 al 4-3-3 è stato il primo passo necessario per poter generare quanto sta accadendo. Gattuso ha posizionato ogni giocatore nel suo ruolo, valorizzando Kessiè e Calhanoglu che spesso si sono ritrovati intrappolati in zone di campo non propriamente adatte alle loro competenze. La stagione rossonera, da quel momento, ha preso una svolta decisiva. L’ultima sconfitta in campionato risale alla gara casalinga contro l’Atalanta, un 2-0 di assestamento che ha illuminato ancora di più Gattuso sul dafarsi. Dalla partita successiva (1-1 contro la Fiorentina), i rossoneri non hanno più perso, Europa League a parte.

10 risultati utili consecutivi in Serie A, con ben 8 vittorie. Doppio passaggio di turno in Coppa Italia ai danni di Inter e Lazio, una finale conquistata contro la Juventus che sa di capolavoro per quanto il Milan l’ha sudata e ricercata. Come due anni fa, più di due anni fa visto lo spessore delle concorrenti. Un cambio di marcia inaspettato, ma che attraverso le prime batoste ha trovato in Gattuso un direttore d’orchestra speciale. Perché è lui che ha saputo aggiustare ed incastrare i singoli pezzi del puzzle, restituendo nell’apparenza prima e nella sostanza poi il concetto di “squadra” ad una formazione senza identità.

Il filotto positivo è derivato da idee e certezze. Difficilmente, negli ultimi anni, si ricorda una formazione-tipo rossonera titolare. Tanti sono i giocatori passati da Milanello; tante le formazioni e gli interpreti cambiati durante le diverse stagioni. Ora, come mancava da troppo tempo, esiste un’ossatura-madre del positivo che si sta respirando in casa Milan. Un 11 studiato e delineato, con ogni interprete al suo posto. Chiunque, infatti, potrebbe dire: “Gattuso domani giocherà con gli stessi?”, perchè si dà per scontata l’idea di vedere gli 11 che ormai tutti stiamo imparando a conoscere a memoria: Donnarumma, Calabria (in attesa di Conti, sfortunato in questo periodo), Bonucci, Romagnoli, Rodriguez, Kessiè, Biglia, Bonaventura, Suso, Cutrone, Calhanoglu.

In modalità filastrocca, la base si è creata; e generalmente senza base è difficili sperare in qualcosa di positivo. Perchè per poter sognare e vincere c’è bisogno di una squadra. Un qualcosa che va oltre un semplice miscuglio di interpreti sistemati al posto giusto e di giocatori di qualità; se dalla base non si ha un’idea precisa, inutile sperare di rinascere.

Gattuso ha individuato il primo punto cruciale, senza stravolgere o compiere magie come molti gli attribuiscono. Difatti, ha guardato chi aveva a disposizione, le loro qualità e ha cercato di valorizzare ogni singolo calciatore per collaudare una formazione ben precisa. Giocatori che inizialmente hanno avuto problemi, ma con la convinzione e la costanza si sono ritrovati ad essere squadra. Lo erano già, ma nessuno li ha messi assieme nei migliori dei modi e glielo ha fatto comprendere nell’animo. Questo è quello che ha fatto Gennaro, un ragazzo (tale è) capace di dare il suo cuore in mano ai calciatori, come lui stesso spesso è solito testimoniare. Non solo a parole, ma nel concreto.

La difesa a 4 sta dando garanzie, con la coppia Bonucci-Romagnoli che si è trasformata in un muro invaricabile; una coppia collaudata che sembra ora giocare insieme da anni. Il centrocampo a 3, schierato nel formato incontrista-regista-fantasista, ha restituito equilibrio, sostanza e peso ad un reparto che ha deluso spesso nella prima parte della stagione e che non forniva copertura alla difesa. Le qualità degli esterni d’attacco infine, e quella punta, costata zero, lì davanti che a tanti ricorda i bei tempi andati; quelli di Inzaghi & Co.. Perché Cutrone è uno che muore dalla voglia di giocare e segnare; come piaceva all’ex centravanti di Juventus e Milan (su tutte). Come piace al suo mister. Uno che ha avuto il coraggio di puntare forte sul ragazzo della Primavera nonostante in panchina abbia due attaccanti, Andrè Silva e Kalinic, che hanno assorbito tante risorse (finanziare) nell’oneroso mercato della scorsa estate. Ci vuole coraggio per fare certe scelte. Gattuso lo ha avuto.

 

CARISMA – Nota positiva per Gennaro Gattuso: in panchina non sta fermo, non prende appunti. Lui vive il match da 12° uomo in campo, capace di incantare San Siro con qualche stop di palla mentre la sfera arriva verso di lui. Capace, inoltre, di ringhiare per trasmettere quella consapevolezza da “Milan” che i suoi predecessori gli hanno insegnato. Negli occhi di tutti il suo comportamento alla fine di ogni match. In caso di vittoria è una festa di gruppo, una gioia vedere i giocatori abbracciati con in mezzo il loro mister. Può sembrare banale, ma non lo è. Tutto parte da lì, dall’idea di vivere in una Rosa dove tutti sono davvero importanti. Il carisma di Gattuso è stato trasmesso anche ai singoli. Nella partita vinta contro il Chievo è stato evidente quell’ardore di rivalsa presente negli undici in campo. Sul 2-1 per i clivensi i rossoneri hanno dato qualcosa in più e hanno ribaltato nuovamente il parziale per un 3-2 finale raggiunto grazie aduna formazione che ha dimostrato quel Carisma che, quando si parla di Gennaro Ivan Gattuso, va sempre scritto con la lettera maiuscola.

CONCENTRAZIONE“Ridiamo e scherziamo, ma quando ci alleniamo bisogna sputare sangue. 1 ora e mezza intensa, non voglio sentire parole. Chi non vedo allenarsi al meglio sta fuori”. Questo è il riassunto della concentrazione che pervade gli allenamenti guidati da Gattuso. Non si scherza; non si può fare. Vedere per credere: il “caso” Kalinic. Appoggiato inizialmente dal mister che più volte lo ha schierato titolare, è stato escluso a sorpresa dalla lista dei convocati per la partita contro il Chievo. Motivazione? “Lui lo sa, è tranquillo e nessuno avrà rancore per questa situazione. Non si è allenato come dico io e quindi non viene convocato”. In campo si concede meno, importanti le 4 partite consecutive senza subire gol. Un dato importante che rende la parola concentrazione sinonimo di equilibrio.

COMUNICAZIONE – Gattuso non si è sconfortato dopo il 2-2 contro il Benevento e il 3-0 rimediato dall’Hellas Verona; proprio così come non si è esaltato dopo il filotto positivo in campionato. Gennaro Gattuso parla poco; parla il giusto. E quel poco che ritiene di dover dire lo dice in modo concreto e semplice. Diretto e senza mezzi termini. Non ha paura di dire ai giornalisti quello che pensa, di essere duro e schietto su alcuni argomenti (rinnovo compreso) su cui è più sensibile. Difende totalmente i suoi giocatori, spende parole di fiducia nei confronti di chi lo ha voluto lì. Comunicazione: voto 10. Se perde è serio, se vince pensa alla partita successiva. Non esprime le solite frasi di convenienza. Tutto quello che dice sfocia nel concreto ed è accompagnato da fatti che poi accadono. Difficile poterlo smentire.

CRESCITA – È questo il fattore che probabilmente è semplicemente la risultante dei precedenti quattro. Il Milan è cresciuto sotto tutti i punti di vista. Dall’inizio della stagione non è cambiato nulla, se non l’arrivo di Gennaro Gattuso al posto di Vincenzo Montella. Il gruppo aveva bisogno di una scossa ed è arrivata. Classifica a parte, la crescita è stata esponenziale. I tifosi si sono riavvicinati all’ambiente, i giocatori si sono caricati di nuove motivazioni e, parlando di individualità, alcuni hanno espresso qualità che erano rimaste nascoste. Si è creato un gruppo unito dove tutti sono importanti e fondamentali, come scritto. Il dna Milan è stato trasmesso a tutti i ragazzi presenti a Milanello. Si è creata un’atmosfera di serenità che non ha provocato troppi problemi nemmeno nel primo periodo “no” di Gattuso. Calma e sicurezza, fiducia e occhio al futuro. Gattuso non è mai stato messo in discussione, San Siro oggi lo acclama come un nuovo (vecchio) idolo.

Da settimane si sta discutendo del rinnovo di Gattuso. Tematica molto cara al mister, trattandosi di qualcosa di ricorrente tra le domande dei giornalisti nelle diverse occasioni. Nel post partita di Milan-Chievo l’allenatore ha risposto così: “Per il rinnovo non ho pensieri, ho ancora un altro anno di contratto anche se prendo poco (ridendo, ndr), ma la società sa quello che deve fare e ora devo continuare a lavorare su questa strada”.

Basteranno queste 5 qualità per convincere il Milan ad investire su di lui per il futuro? A quanto pare la risposta è si. Per la firma, infatti, pare sia solo questione di giorni.