Milan cinese: è un grande progetto o un fake?

Il 14 aprile 2017, al terzo tentativo, è nato il Milan cinese. Dopo 31 anni Silvio Berlusconi ha infatti ceduto la proprietà del club al magnate orientale Yonghong Li al termine di una trattativa estenuante più simile, in alcune fasi, ad una telenovela piuttosto che ad un’operazione di investimento. Una trattativa che ha costretto per mesi i tifosi rossoneri a reinventarsi, a studiare per cercare di trasformarsi in esperti di economia e borsa nel disperato tentativo di cercare di diradare la nebbia che avvolgeva l’operazione. Capire chi fossero i nuovi acquirenti e come sarebbero potuti essere utili alla causa è stato l’obiettivo di chi ha dovuto combattere tra la voglia di cambiamento nata dopo stagioni, quelle recenti, lontane dai fasti di un tempo, e la diffidenza verso chi per ben due volte ha dovuto rinviare la chiusura della trattativa per mancanza di liquidità. Ora che Berlusconi è uscito di scena ed è nato il Milan cinese il dilemma non ha più ragione di esistere. Resta però ancora quel senso di incertezza che inevitabilmente accompagna il salto verso l’ignoto. Del resto come recita un vecchio adagio, chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quello che lascia ma non sa quello che trova.

Fassone nella sua prima conferenza stampa da a.d del Milan cinese è stato chiaro: “Si potrebbe essere prudenti, ma siamo il Milan. Non possiamo dire ‘piano piano’, l’idea è tornare il prima possibile in Champions League. La partecipazione in Champions è la platea a cui non possiamo rinunciare”. Per questo si punta a grandi nomi da portare con un budget importante e a riconfermare le certezze di questa stagione: “Ho a disposizione un budget importante. E costruiremo un Milan forte e competitivo. L’obiettivo è arrivare a luglio con la rosa al completo al 60 o 70 per cento. Vogliamo due top player ma per ora le nostre priorità sono il rinnovo di Donnarumma e Suso. Tutte le scelte di mercato saranno concordate con il tecnico Montella“.

A portare gli uomini giusti a Milanello dovrà pensare il nuovo direttore dell’area tecnica Massimiliano Mirabelli, già uomo milanese in veste di caposcout dell’Inter e responsabile degli arrivi in nerazzurro di Brozovic e Perisic. In questi mesi di limbo Mirabelli non s’è n’è stato con le mani in mano e il suo volto in più di un’occasione è stato avvistato negli stadi d’Europa a studiare i nomi del Milan che verrà. Da Londra per Fabregas, a Villareal per Musacchio, passando per Roma sponda Lazio per Keita Baldè e De Vrij fino alla Germania, alla corte di due squadre tedesche: Borussia Monchengladbach e Borussia Dortmund, desideroso di vedere all’opera rispettivamente Kramer (mediano classe 1991 al momento in via di guarigione da una rottura parziale del legamento collaterale mediale del ginocchio) e Pierre-Emerick Aubameyang (già prodotto del vivaio del Milan).

I nomi fatti sono molti e tanti altri se ne sentiranno da qui a Luglio, quando partirà il primo ritiro del Milan cinese. Si è parlato di 150 milioni di euro circa disponibili per la prossima campagna acquisti, denaro che sarà fornito dai conti off shore di Yonghong Li per l’aumento di capitale del club. Ma come si può essere sicuri dell’effettiva esistenza di questo denaro da investire dopo tutta la diatriba cui si è assistito per il passaggio di consegne?

Per poter fare due conti e capire se ci troviamo di fronte a una vera rivoluzione di Primavera o se invece questo di Yonghong Li non sia l’ennesimo fuoco di paglia in salsa agrodolce che i cugini interisti hanno precedentemente conosciuto sotto la transizione di Erick Thohir possiamo innanzitutto chiamare in nostro aiuto gli approfondimenti di BlogcalcioCina.com e quello di Calcio e Finanza che fa il punto riepilogativo con tutti i numeri dell’affare.

Dunque, una volta letti i numeri, prima di ipotizzare i plausibili scenari futuri è bene ricordare quattro cose fondamentali di questa operazione:

1) Yonghong Li è un magnate cinese che vanta un patrimonio stimato attorno ai 500 milioni di dollari ed una denuncia per truffa sul finire degli anni ’90. Oltre a questo non si sa molto altro. Potrà garantire il risanamento dei debiti e un futuro roseo per la società?

2) Il Milan è stato venduto il 14 aprile 2017 al terzo tentativo dopo che, per ben due volte, i cinesi hanno dovuto fare dietrofront a causa delle leggi del governo di Pechino che hanno impedito l’esportazione di capitali interni portando all’inaspettata uscita di scena da Sino-Europe Sports dei capitali di Haixia e TCL;

3) Per finanziare l’ultima caparra Li è stato quindi costretto a indebitarsi con l’ormai noto fondo Elliott per una spesa totale di 340 milioni di euro (300 prestati più il 10% di interessi);

4)In ultimo sono da sottolineare le clausole pro-Elliott. Il fondo americano valuterà ogni due mesi la situazione del club di via Aldo Rossi, ha reso Fassone intoccabile fino al 2018 e se entro questa data non vedrà estinto il prestito fatto, potrà appropriarsi della squadra e rimetterla in vendita per il miglior offerente.

Detto ciò, come premesso, abbiamo provato a immaginare due diramazioni possibili, due destini che potrebbero verificarsi a seconda di come il Milan finirà la stagione e se sarà possibile mantenere le promesse fatte. Tutto ciò, ripetiamo, rimane su un livello puramente ipotetico.

Partiamo dallo scenario più roseo. Seguendo una direzione positiva Yonghong Li dovrebbe riuscire a saldare il debito con il fondo americano grazie allo scongelamento da parte del governo di Pechino dei fondi raccolti per chiudere inizialmente la trattativa con Berlusconi. Ciò vorrebbe dire far rinascere la SES o quantomeno riportare in società i capitali di Haixia e TLC. Le ragioni che fanno pensare in positivo sono che Li ha di fatto ottenuto il prestito da Elliott in quanto è riuscito a presentare determinate garanzie, inoltre come sottolineato in questa intervista dal giornalista Pasquale Campopiano, il broker era di fatto riuscito a creare la SES mettendo insieme diversi grossi colossi grazie alle sue garanzie e al prestigio della sua figura, evidentemente non così avvolta nel mistero per gli addetti ai lavori. Una volta saldato questo debito si potranno aprire ulteriori porte per il Milan cinese che porterebbero ulteriori fondi da investire nel mercato o nei progetti a lungo termine legati allo stadio di proprietà (cit. Fassone). Investimenti prioritari saranno però quelli per la promozione e l’espansione del brand Milan in Asia, con conseguente creazione di filiali, scuole calcio e progetti volti a far sviluppare il calcio in Cina e rendere il Milan famoso quanto Real Madrid e Manchester United (Federico Buffa insegna), con conseguenti introiti dal merchandise e possibili ritorni positivi che aiuterebbero l’entrata in borsa del Milan. Nota: più probabile al momento una quotazione a Wall Street in quanto la borsa di Honk Kong chiede come requisito di accesso l’attivo di bilancio negli ultimi tre anni.

E lo scenario pessimistico? Se i fondi non verranno scongelati e se si farà fatica a far arrivare anche i fantomatici 150 milioni per il mercato non sarà così scontato l’arrivo di campioni che potranno far fare il salto di qualità alla rosa di Vincenzo Montella, caposaldo del Milan cinese secondo le parole di Fassone.
Questo potrebbe aprire le porte ad un ulteriore periodo transitorio e di dubbi. Yonghong Li non riuscirebbe più a rifondare SES né a portare capitali per saldare il debito ed Elliott acquisirebbe quindi il controllo della società. In attesa di essere rivenduta ad un nuovo acquirente i progetti stadio ed espansione del brand in Asia rimarrebbero fermi ai blocchi di partenza e così sfumerebbero ulteriori possibilità di incassi. Una volta che gli americani di Elliot avranno rimesso in vendita la società infine ciò che emergerà sarà un Yonghong Li paragonabile a quello che è stato per l’Inter Erick Thohir: un investitore di passaggio di fatto servito a chiudere un ciclo importante per la società. Sulla rosa l’impatto più grave di tutto ciò sarebbe la scontata partenza di Donnarumma e degli altri pezzi pregiati come Suso e Bonaventura, il che costringerà la dirigenza che verrà a partire da zero. In tutto questo non è stato toccato l’argomento della quotazione in borsa che al momento rimane solo una possibilità lanciata da Fassone in conferenza stampa.

Questi scenari ipotetici hanno alla base una constatazione che per quanto scontata è utile che sia esplicitata: se il Milan cinese vuole avere anche la minima speranza di acquisire fama nel mondo asiatico e tornare ai livelli che gli competono dovrà investire nella prossima estate e dare a Montella tutti gli strumenti possibili per poter tornare ad essere protagonisti in Europa, la platea che da troppo tempo ormai ha dimenticato il rumore dei passi del Diavolo.