Nonostante il recente fallimento che ha portato alla mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018, il calcio olandese continua a nutrirsi di talenti. Che una volta erano prevalentemente locali; ma che ultimamente vengono attratti con maggiore frequenza anche da altre terre. È così che per i Paesi Bassi sono transitati negli ultimi anni Ronaldo, Zlatan Ibrahimovic o Luis Suarez, senza dimenticare i più recenti Davinson Sanchez o Kaspar Dolberg unico tra i citati che pascola ancora (probabilmente per poco) nella terra dei tulipani.
L’ultimo della lista proviene dal Messico e sta facendo le fortune del PSV Eindhoven, al momento capolista grazie ad un’età media molto bassa (23,1 anni), ad un calcio spumeggiante sapientemente ispirato da Philip Cocu e ad Hirving Lozano, ala messicana ventiduenne fulcro di questa squadra che si sta mettendo in mostra con prestazioni sempre più costanti che, domenica dopo domenica, stanno facendo strizzare gli occhi a mezza europa.
Hirving Lozano è soprannominato Chucky, un chiaro omaggio alla bambola dell’horror di Tom Holland del 1988 data la notevole somiglianza. Si narra che gli amichetti, spesso spaventati da lui, gli urlassero “Ahi viene el Chucky”. Certe appellativi, una volta affibbiati, sono un po’ come i diamanti: per sempre.
Quello di Lozano è un avvio di carriera da predestinato. Dagli esordi nel Pachuca ai primi trofei il passo è molto breve: Liga messicana nel 2016 e, soprattutto, la Champions League Concacaf 2016-17 in finale contro il Tigres, risultando inoltre capocannoniere del torneo con 8 reti nonché miglior giovane della competizione. In estate, per mettere la ciliegina sulla torta, la convocazione in Nazionale per la Confederation Cup, dove Lozano riuscirà a segnare un gol contro la Russia nella fase a gironi (il debutto con la Tricolor era già avvenuto nel febbraio 2016 e nel giugno dello stesso anno aveva fatto parte della rosa del Messico per la Coppa Centenario) con il Messico che concluderà poi il torneo al quarto posto.
Numeri sufficienti per convincere il PSV ad investire 8 milioni in estate per portarlo ad Eindhoven con la speranza (e la concreta possibilità) di realizzare a breve una plusvanza pazzesca. Del resto le caratteristiche di Lozano sono rare: baricentro basso, accelerazione, dribbling, altruismo (fino ad oggi ben 5 assist) e un quasi “inusuale” senso del gol (10 gol sin qui in stagione, uno ogni 89′ di gioco) che un’ala difficilmente può vantare a 22 anni: numeri da centravanti, decisamente un po’ atipico.
In questa prima parte di stagione Lozano sta viaggiando a medie esagerate che, inevitabilmente, stanno facendo il giro del mondo mettendo tutti al corrente della bravura di questo elemento. Nello scacchiere dei Boeren solitamente parte a sinistra, ma essendo ambidestro ama spaziare, accentrarsi o sopratutto vedere il compagno smarcato per servirlo, cercando di ricevere palla il più vicino all’area. In passato una certa condotta non troppo stabile lo aveva portato ad avere diversi problemi con i cartellini, ma la sua avventura in Olanda sembra andare in maniera un poco diversa (unico rosso contro il Feyenoord in campionato). C’è comunque tempo per maturare anche sotto l’aspetto caratteriale.
La marcia del PSV sembra imprescindibile dalle giocate del Chucky, che in pochissimo tempo è entrato perfettamente nei meccanismi di Cocu senza alcuna sofferenza iniziale tipica invece generalmente dei giocatori che cambiano continente, campionato e contesto di vita. Con le dovute proporzioni, un impatto così significativo nel calcio olandese non lo si registrava dai tempi di un certo Luis Suarez, sbarcato a Groningen nel 2006: 14 gol il primo ma soltanto 3 nelle prime otto giornate, al contrario di Chucky che ne ha segnati ben nove.
E, come il pistolero, dopo il mondiale anche Lozano potrebbe volare già in Inghilterra dove le offerte egli estimatori non mancano. Considerate le statistiche odierne, chiunque potrebbe pensare ad un attaccante inerme dal problema di adattamento. La realtà però è leggermente diversa. Hirving Lozano è ad oggi senza dubbio un ottimo prospetto sul quale bisognerà però lavorare ancora molto. Uno di quei talenti che, in Messico, vedono nascere ogni 30 o 40 anni. Un diamante ancora grezzo che ha tutto il potenziale per cominciare a brillare.