Con il finale della scorsa stagione l’Arsenal si è ritrovato di colpo fuori da quel “giorno della Marmotta” in cui da 20 anni era bloccato e che lo vedeva partecipare sempre alla Champions League. I Gunners per un solo punto hanno ceduto il quarto posto al Liverpool e dopo la vittoria contro l’Hoffenheim nel preliminare il ritorno nella massima competizione europea per i Reds è diventato realtà (pescando però un girone tutt’altro che complesso da affrontare).
Domenica ad Anfield ci sarà lo scontro diretto tra queste due nobili decadute del calcio inglese. E se l’Arsenal, in Premier, ha assaporato per l’ultima volta la gloria in patria nel lontano 2004, va peggio ai Reds che l’ultimo titolo lo hanno vinto nell’ormai lontano 1989. Tanti volti sono cambiati in questi anni e hanno fatto la storia di queste squadre e di questi incontri; i più iconici per eccellenza non possono che essere Henry e Gerrard, le facce degli ultimi titoli vinti, lo scudetto per i Gunners e la Champions League di Istanbul per i Reds.
Due squadre a secco di vittore in campionato e in Europa che da ormai dieci anni sono in una fase di evoluzione e rivoluzione continua alla ricerca del tassello mancante per ritrovare la retta via.
E in un turbinio di venti portatori di cambiamento due sole cose in questi anni sono invece rimaste sempre costanti: Arsene Wenger e l’alto numero di gol ed il tasso di spettacolarità scaturito dalle sfide tra Liverpool e Arsenal, che in alcuni casi ha portato alla ribalta anche protagonisti inattesi.
Vento di Russia
Un esempio è la sfida del 21 aprile 2009. In quegli anni le squadre spendevano per tentare di raggiungere il livello di Chelsea e United che un anno prima si erano giocate la finale di Champions League a Mosca e che nel 2009 riuscirono comunque a raggiungere rispettivamente semifinale e finale, dovendosi arrendere allo strapotere del primo Barca del triplete di Guardiola.
Il Liverpool vorrebbe provare a riprendersi il titolo nazionale e così in estate, forte di un attacco che già poteva contare sul Nino Torres ne pieno dei suoi anni ruggenti e reduce da un primo anno ad Anfield con la bellezza di 33 gol realizzati, si rinforza portandogli come sparring partner di reparto Robbie Keane dal Tottenham, Riera dall’Espanyol e N’gog dal PSG. Il colpo vero però della sessione è però Mascherano preso dal West Ham per aiutare Gerrard nella fase difensiva a centrocampo. Si tratta di giocatori che vanno ad unirsi ai già presenti Reina, Xabi Alonso, Arbeloa, Lucas Leiva, Agger, Kuyt, Benayoun oltre a Carragher e al già citato Gerrard.
Dall’altra parte l’Arsenal è appena entrato nell’era post Henry, quella che passerà alla storia come l’era de “les enfants terribles”. Il nuovo condottiero è Cesc Fabregas mentre in attacco ci sono Adebayor e Van Persie ed in difesa Kolo Tourè, Clichy e Sagna. In estate arriva dal Marsiglia per 15 milioni il diciottenne Samir Nasri e a gennaio dallo Zenit viene prelevato Andrei Arsahvin che negli europei di Svizzera e Austria aveva impressionato in positivo e in negativo nella Russia di Guus Hiddink (espulso nelle prime due partite dei gironi contro Spagna e Grecia e poi a segno contro Svezia e Olanda); in più dal settore giovanile erano saliti Wilshere e Szczesny. Qualcuno però si ricorderà che per l’Arsenal erano gli anni della continua alternanza in porta tra Almunia e Fabiansky, cui si sarebbe aggiunto solo più avanti anche Szczesny.
Il risultato finale di 4-4 non basta a spiegare quello che accadde in questa partita. Fuori le due punte nei Gunners, Wenger fu costretto a spingere Fabregas in avanti dietro l’unica torre Bendtner (si erano anche i suoi anni ruggenti). Il protagonista però non sarà nessuno dei due.
Vantaggio di Arshavin servito da Fabregas, pareggio di Torres, 2-1 Reds di Benayoun (con un tentativo di salvataggio di Fabiansky oltre la linea che oggi sarebbe stato sottoposto al controllo della goal line tech), 2-2 di Arshavin da fuori area (e sua solita polemica esultanza), 2-3 ancora del russo, nuovo pareggio del Nino al 71’, 3-4 di Arshavin in contropiede all’89’ e 4-4 finale di Benayoun al 92’.
Avete contato quante volte è apparso il nome di Arshavin? 4 volte. Sarà un caso perché dopo quella partita non segnerà altri gol e finirà la stagione con 6 reti in 12 presenze.
Il colosso slovacco
Altro protagonista inatteso di un Liverpool-Arsenal è Martin Skrtel. L’annata è quella del 2013-14 (e tenetela in mente perché con la Delorean torneremo qui a breve).
8 Febbraio 2014. Le squadre sono completamente cambiate rispetto al 2009. Tra i pochi protagonisti ancora presenti ci sono Leiva, Gerrard, Wenger e Kolo Tourè che però nel frattempo ha avuto modo di andare a vincere al Manchester City ed ora indossa la maglia dei Reds.
Sulla panchina del Liverpool siede Brendan Rodgers. Mignolet gioca in porta al posto di Reina andato a Napoli. In difesa con Tourè giocano Skrtel, Cissokho e Flanagan (sostituti Glen Johnson e Sakho arrivato dal PSG). In mezzo insieme a capitan Steve ci sono Henderson e Coutinho (e riserva Joe Allen). Il piatto forte del Liverpool però è l’attacco con la SSS: Sturridge- Suarez- Sterling per la gioia dei tifosi che quell’anno sognano la vittoria della Premier.
L’Arsenal è alla ricerca di un nuovo leader. In estate è arrivato Özil per guidare la transizione da metà campo all’attacco. La porta è affidata stabilmente a Szczesny mentre la difesa vede come uomini forti Mertesacker e Koscielny (con Vermaelen dalla panchina). Sui lati Monreal e Sagna (ma inizia a scalpitare Bellerin). In mezzo Arteta e Wilshere cui Wenger vorrebbe affidare le chiavi della squadra e renderlo erede di Fabregas; in avanti Ozil, Oxlade-Chamberlain e Santi Cazorla alle spalle di Giroud.
Skrtel apre l’incontro dopo 56 secondi dal fischio d’inizio inserendosi su una punizione da sinistra. Passano 9 minuti ed è ancora il colosso slovacco a raddoppiare di testa su un calcio d’angolo di Gerrard. Dopo 20 minuti di gioco il punteggio dice già 4-0, alla festa si sono aggiunti Sterling e Sturridge e alla fine il tabellino dice 5-1.
Negli ultimi 3 incontri andati in scena tra le due squadre sono stati segnati 17 gol, più che in qualsiasi altro scontro diretto tra le nobili d’Inghilterra. Il Liverpool ha vinto le ultime due sfide e se vincesse anche questa farebbe 3/3, una cosa che non riesce dal 1998.
Entrambe le squadre hanno avuto recentemente la loro occasione di completare il processo di ricostruzione ed arrivare a conquistare l’agognato titolo. Ma qualcosa è andato storto.
Liverpool 2013/2014: un incubo ad occhi aperti
Stagione 2013/2014. L’Arsenal inizia molto bene e per 28 giornate resta in testa al campionato. Ma dopo il 5-1 contro il Liverpool parte una striscia negativa che lo vedrà racimolare solamente 18 punti nelle successive 9 giornate.
Il Liverpool invece ingrana la marcia e con 11 vittorie di fila si prende la testa della classifica battendo anche Il Manchester United 3-0 alla 30^ giornata, il Tottenham 4-0 alla 32^, il West Ham 1-2 alla 33^ e il Manchester City per 3-2 nello scontro diretto alla 34^.
Il traguardo finale sembra finalmente a portata dei Reds. Ma forse è vero che esistono degli Dei maligni in questo sport. Così a 3 giornate dalla fine il Liverpool finisce per perdere il primato nel peggiore dei modi.
Contro il Chelsea uno scivolone di Gerrard permette a Demba Ba di involarsi da solo verso la porta di Mignolet e segnare l’1-0 dei Blues. Il Liverpool perde la partita 0-2 e la faccia di Gerrard a fine partita dice tutto. Il City intanto recupera terreno e si porta a parità di punti con il vantaggio nella differenza reti.
Nella penultima giornata il dramma finisce di consumarsi contro il Crystal Palace. I Reds si portano in vantaggio 0-3 ma nel tentativo di segnare ancora per colmare la differenza reti con il City si sbilanciano troppo e incredibilmente il Palace fa 3-3. Inutile la vittoria dell’ultima giornata contro il Newcastle che sarebbe servita solamente in caso di una improbabilissima debacle del City contro l’Aston Villa.
Le lacrime di Suarez, inquadrato alla fine del match contro il Palace riassumono la disperazione di tutti i tifosi di Anfield che si sono visti distruggere i propri sogni di gloria dal loro capitano.
Arsenal 2015/2016: il campanello della storia
Se volete le prove dell’esistenza di una qualche bizzosa divinità calcistica eccola servita. Semplicemente perché questo è l’anno di una delle più grandi imprese sportive di sempre,quella del Leicester di Claudio Ranieri.
Cosa c’entra l’Arsenal in tutto cio? Il fatto di essere colpevole di aver conquistato un secondo posto senza essere riuscito ad approfittare del crollo delle big.
Il Chelsea campione in carica vive infatti la peggior stagione dell’era Abramovich; a dicembre è 15° in classifica e dopo la sconfitta contro le Foxes di Ranieri, Mourinho viene esonerato. Al suo posto arriva Guus Hiddink che porta la squadra al 10° posto finale.
Il Manchester United chiude l’era Van Gaal al quinto posto e fuori dalla Champions, con 250 milioni di sterline spesi in due anni per gente come Di Maria, Falcao, Martial e Depay. L’unica nota positiva della gestione olandese è il debutto di Rashford.
Il City resta primo fino a inizio dicembre, ma i passi falsi contro Stoke, Leicester, Arsenal, Everton e West Ham lo portano al terzo posto e le sconfitte tra febbraio e aprile nel girone di ritorno contro Ranieri, Klopp e Van Gaal costringono Pellegrini a salutare l’Inghilterra a fine campionato al quarto posto.
L’Arsenal insomma aveva per una volta la sorte dalla sua. Tuttavia gli Dei hanno puntato sul King Power Stadium invece che sull’Emirates e così nonostante sia all’andata che al ritorno Wenger riesca a battere Ranieri, l’Arsenal perde con Chelsea (sconfitta per 1-0), United (sconfitta 3-2 grazie all’esordio di Rashford che segna una doppietta e regala l’assist del 3-2 ad Herrera), contro lo Swansea di Guidolin (altra sconfitta 2-1) e si limita a pareggiare con West Ham, City, Tottenham, Sunderland, Crystal Palace ed Everton.
Nelle ultime tre giornate la lotta è circoscritta a Leicester e Tottenham, con gli Spurs che mollano alla terzultima pareggiando con il Chelsea e permettendo così a Ranieri di suonare il suo campanello e scrivere la storia.
Wenger paga una campagna acquisti senza leader in difesa e senza bomber in attacco, due armi che la tifoseria gli chiedeva da almeno tre anni.
E oggi?
La campagna di ricostruzione delle due squadre continua non senza intoppi.
L’Arsenal è finalmente riuscito a far suo un attaccante di peso come Lacazette capace di guidare il reparto. Tuttavia i limiti in difesa sono ancora l’anello debole della squadra di Londra e Wenger non sembra intenzionato a chiudere il mercato con un colpo in quel reparto (basti vedere il gol di Jese nel match contro lo Stoke o i tre gol subiti dal Leicester ). In più Özil e Sanchez sono ad un anno dalla scadenza del contratto e se per il tedesco la situazione potrebbe essere risolta, per il cileno non è così semplice.
Il rapporto tra l’alsaziano e el Nino Maravilla si è corroso proprio durante l’ultimo scontro con il Liverpool, quando il tecnico ha lasciato Sanchez in panchina. Durante l’estate il giocatore è sembrato spesso vicino al Bayern Monaco, prima che questi puntassero su James e non ha preso parte né al Community Shield, nè alle prime due giornate di Premier.
In casa Liverpool la situazione non sembra così diversa. In Estate è arrivato Salah dalla Roma e l’egiziano sembra essersi inserito molto bene nel 4-3-3 di Klopp con Firmino falso nueve. Tuttavia Matip e Lovren non sono una sicurezza dietro e a ciò si aggiunge il pressing del Barca su Coutinho, con il brasiliano che avrebbe chiesto di potersene andare e di non essere inserito nella lista Champions.
Insomma se Anfield in passato è stato teatro di sfide delicate e decisive capaci di ispirare la penna di Nick Hornby nel suo “Febbre a 90°”, in questi ultimi anni forse è diventato più un cimitero delle speranze via via distruttesi di queste due squadre. Che però hanno sempre regalato (e speriamo continuino a farlo) una pioggia di gol e spettacolo nei loro incroci.