Quella contro il Cile doveva essere la notte di Messi, l’ennesima notte di Messi con la nazionale Argentina per tentare quella vittoria in Coppa America che manca alla bacheca dell’Albiceleste da 23 anni, ma la notte di Messi non è stata neanche stavolta. Una coppa America, quella del centenario, vissuta da protagonista, prima dello sfortunato epilogo contro i cileni. Un rigore alle stelle nella lotteria finale e addio sogni di gloria, ancora una volta. Una maledizione probabilmente, l’impossibilità di essere decisivo fino in fondo che ha spinto il numero 10 forse più forte di tutti i tempi a dire basta con la nazionale argentina. Una decisione presa a caldo che sta facendo discutere e farà discutere per mesi il mondo calcistico. Messi se ne va senza aver mai vinto un trofeo con la maglia dell’Argentina, lui che di trofei di squadra ed individuali ne ha vinti una infinità con il Barcellona. Un paradosso o forse veramente una maledizione a cui il 10 ha deciso di dire basta. L’Argentina, metabolizzata la terza finale persa in tre anni tra mondiale e coppa America, si interroga sempre sullo stesso quesito, è meglio Messi o Maradona? Così, numeri alla mano, per i tifosi argentini il “Pibe de Oro” forse rimarrà sempre il migliore: uno straordinario solista che è stato decisivo per un popolo intero, quello che non è mai riuscito a fare Messi, straordinario uomo di squadra, ma pochissime volte decisivo quando contava con l’Abiceleste. Questo dualismo andrà avanti per anni e i paragoni si sprecheranno in continuazione. Leo è un campione dei giorni nostri, straordinario professionista e forse l’atleta più forte dell’era moderna. L’altro, Maradona, è stato il più forte della sua epoca, trascinatore straordinario di tutte le squadre in cui ha giocato. Campioni di epoche totalmente differenti e come tali vanno valutati. Ognuno a suo modo, in campo e fuori. Professionista maniacale Messi, campione sregolato Maradona. Un modello per tutti la Pulce, un po’ meno per tutti il Pibe de Oro. Uno nel cuore di Barcellona e l’altro nel cuore di Napoli. Entrambi orgoglio dell’Argentina, simboli meravigliosi di un popolo di appassionati di calcio che in questi giorni rimpiangerà di più Maradona e dimenticherà più facilmente Messi. Ma ci sta, fa parte del calcio dei tempi moderni, dove la vittoria a volte conta più del merito.