Tentando di riassumere 30 anni in poche righe. In principio fu Jean-Michel Aulas: fondatore della Cegid (fornitore di soluzioni gestionali e servizi che supportano le aziende nel loro sviluppo digitale) e, dal 1987, presidente del Lione. In breve tempo i Gones, a quei tempi persi nei meandri della B francese, crescono ed arrivano a diventare uno dei club più importanti di Francia e d’Europa, grazie ai 7 scudetti consecutivi fra il 2001 e il 2008. Segue periodo di transizione in Ligue 1 con ben 4 squadre ad alternarsi al vertice nei 4 anni seguenti. Poi c’è l’arrivo degli sceicchi nel PSG.
Non vincere comporta una stretta ai cordoni della borsa. Il Lione si ridimensiona, anche in nome del Fair Play Finanziario, e gli investimenti vengono sempre meno. Ma quella di Aulas non è una resa. Il numero uno non demorde e semplicemente cambia la strategia del club della valle del Rodano: abbattimento del monte ingaggi (arrivato a superare i 90 milioni), stadio di proprietà (sfruttando le opportunità derivanti dall’ormai imminente Europeo 2016) e largo ai giovani della cantera, a cui già erano usciti negli anni prospetti di un certo livello come Karim Benzema o Sidney Gouvou e da sempre uno dei fiori all’occhiello della società ed in generale al top nel panorama calcistico francese ed europeo. Un progetto che, soprattutto con Hubert Fournier in panchina, non di rado porta il Lione a giocare con 11 giocatori provenienti dal settore giovanile. Con risultati più o meno soddisfacenti. In campo. Perché quelli finanziari sono strabilianti. Ma andiamo con ordine.
Dopo un inizio di 2015 non troppo esaltante, in panchina arriva Bruno Genesio che condurrà i Gones verso la storica semifinale di Europa League dello scorso anno. La corsa europea del Lione si ferma lì, con l’eliminazione contro l’Ajax che lascia un po’ di amaro in bocca. In estate, poi, la partenza più dolorosa: il bomber Alexander Lacazette (37 reti complessive fra campionato e coppe) viene ceduto all’Arsenal per ben 60 milioni. Una partenza sportivamente dolorosa da sopportare che si aggiunge a quella in direzione Monaco di Corentin Tolisso per 41,5 milioni (esatto, 102 milioni di euro circa con due giocatori) e che porta ai nastri di partenza dell’attuale stagione con sensazioni non troppo positive.
Errore. Perché dopo 6 mesi il Lione è lì a giocarsi l’accesso diretto alla prossima Champions League ed in piena corsa nell’Europa League di questa stagione che, se non lo sapesse, vivrà il suo atto finale proprio nel nuovissimo Stade des Lumieres.
Risultati merito, ancora una volta, del settore giovanile (almeno 5/6 gli ex Primavera in campo ogni partita). Soprattutto. Ma non solo. Perché il Lione deve ringraziare anche la “Pesca miracolosa” che ha riportato in vita due elementi che sembravano ormai essere nel dimenticatoio: Memphis Depay e Mariano Diaz.
L’olandese, dopo un inizio strepitoso nelle fila del PSV, sembrava essersi sgonfiato in Premier League. Il suo trasferimento allo United può tranquillamente etichettarsi come fallimento totale. Diverso il discorso per l’ispano-dominicano del Real che in maglia Merengues sembrava destinato a potersi ritagliare scampoli di gloria esclusivamente nei primi turni di Copa del Rey. Troppe poche le sfide a disposizione per un giovane che deve farsi notare in mezzo ad una concorrenza agguerrita del calibro di Benzema, Ronaldo, Bale, James Rodriguez o Morata (gli ultimi due poi partiti anch’essi da Madrid a fine estate). L’offerta del Lione arriva al momento giusto e così, a 24 anni, per evitare di bruciarsi definitivamente anche per Mariano Diaz c’è l’approdo alla corte di Genesio.
Una manna dal cielo per i giocatori e per il Lione. Depay e Mariano Diaz vengono provati da Genesio insieme a capitan Nair Fekir. Un esperimento che funziona. Nasce così infatti un tridente esplosivo che a suon di gol ha già fatto dimenticare Lacazette che, nonostante non abbia perso il vizio del gol, non sembra comunque passarsela particolarmente bene con i Gunners.
Memphis Depay, Mariano Diaz, Nair Fekir dicevamo. Ad oggi lo score del tridente del Lione è di 38 reti in 22 giornate. Il terzo miglior terzetto d’Europa (dati Transfermarkt) alle spalle di PSG (Cavani, Neymar e Mbappé hanno collezionato insieme 44 gol) e Barcellona (Messi, Suarez e Paulinho sommano 42 reti in 20 partite).
La contribuzione alle 38 reti del Lione del terzetto delle meraviglie è la seguente: Nair Fekir vanta 16 reti in 19 gare giocate (numeri pazzeschi, considerando che è definitivamente arretrato sulla trequarti); Mariano Diaz 13 gol in 19 uscite; Memphys Depay 9 reti in 20 apparizione. 38 reti su 51 totali siglate (secondo attacco del torneo): un contributo del 75% circa.
Lo scorso anno il Lione chiuse questa particolare graduatoria all’11° posto con il trio Lacazette, Fekir, Tolisso autore di 45 marcature su 77 reti totali (58%). Di queste ben 28 portavano la firma dell’attuale centravanti dell’Arsenal mentre Fekir e Tolisso contribuivano rispettivamente con 9 e 8 reti. E’ evidente come, senza un centravanti puro di riferimento, il gioco di Genesio sia stato riadattato a valorizzare la potenza di fuoco a disposizione.
Un sistema che, nel complesso, sembra funzionare a prescindere dagli interpreti in campo se è vero che anche il contributo dalla panchina non manca. Sulla Ligue 1 hanno infatti messo la firma anche Bertrand Traore (3 reti), Maxime Cornet (2) ed il giovanissimo Myziane Maolida, classe ’99 con già una rete all’attivo quest’anno. Tre giocatori pronti a diventare i nuovi “Fekir-Depay-Diaz” qualora uno di questi dovesse diventare (in ottica mercato) il nuovo Lacazette.