Vince la Juventus. L’atteso big match della sesta giornata di campionato, che metteva di fronte quanto di meglio il nostro calcio è in grado di offrire, lancia i bianconeri in vetta alla classifica a punteggio pieno ma non ridimensiona certo le ambizioni di una Roma che fino al gol vittoria di Bonucci a cinque minuti dal termine ha dato dimostrazione di essere una squadra tosta e forse veramente pronta per qualcosa di grande come mai era stata fino ad ora.
Archiviato il risultato, resta l’impressione di aver assistito ad una partita brutta. Un qualcosa di completamente diverso da ciò che era lecito aspettarsi e che trova giustificazione parziale in alcuni aspetti ma con altrettanta forza palesa limiti sin qui latenti e forse sottovalutati delle due squadre. Nel primo tempo è stata una partita frammentata e nervosa mentre la ripresa è stata all’insegna della tattica. Quest’ultimo aspetto, che è l’essenza del gioco del calcio e che dovrebbe essere pregio del nostro campionato che non sarà più, secondo alcuni, il più bello del mondo ma sicuramente, nei novanta minuti, è il più equilibrato è però stato ieri anche un campanello di allarme per la dimensione e l’ambizione forse più europea che nazionale di Juve e Roma. Sia i bianconeri che i giallorossi sono stati vittime del proprio tessuto consolidato di gioco palesando l’incapacità di trovare alternative davanti alla magistrale organizzazione avversaria. Verticalizzazioni continue la Juventus, ricerca della profondità con Gervinho la Roma. Giusto il tempo affinché le difese prendessero le misure che il gioco era finito. Poi il nulla. Solo la Juve, a sprazzi, ha tentato di ricordarsi di quando con Conte si giocava sulle fasce. Ed è solo grazie ad uno di questi momenti di gioco largo che nel momento di maggiore difficoltà per i ventidue in campo, ovvero quello dei dieci minuti finali quando la paura di capitolare da ambo le parti era evidente, i bianconeri hanno saputo trovare l’affondo finale. La traversa di Morata prima ed il calcio d’angolo che ha portato al gol vittoria poi arrivavano da azioni sviluppatesi per via laterali anziché centrali. La ricerca di un’alternativa di gioco è qualcosa a cui i due tecnici dovranno presto trovare una soluzione, altrimenti il rischio di diventare prevedibili, anche in ambito nazionale, potrebbe diventare elevato.
Un commento sull’arbitraggio. L’inadeguatezza di Rocchi è stata oggettiva. Ma non per le decisioni prese. Per le modalità. Gli episodi che il direttore di gara ha dovuto valutare erano tutti al limite. Forse, dei tre incriminati, solo sul primo rigore concesso alla Juve si può parlare di decisione errata, ferma restando l’assoluta necessità di ricorrere alla moviola per constatarlo. Ciò che è sconcertante è stata la completa mancanza di personalità ed autorità che ha finito solo per innervosire a far fare la voce grossa a tutti i protagonisti in campo ed in panchina. Un vero peccato. E’ indubbio che a rimetterci è stato lo spettacolo.
Soffermarsi, nel giorno di Juve-Roma, su quanto accaduto negli altri match è quasi di poco conto. C’è tanta bagarre e così poca sostanza che l’unica certezza è che bianconeri e giallorossi continueranno indisturbati la loro lotta al titolo. Si può comunque constatare che le valutazioni sull’Inter sono state sin qui completamente sbagliate. La squadra di Mazzarri è oggettivamente ancora poca cosa per ambire, come ci eravamo forse illusi, al titolo. E’ però una delle pretendenti al terzo posto. Insieme ad almeno altre sette squadre.