Gli epiteti sarebbero molteplici, ma alla fine ci pensa l’allenatore Florian Kohfeld a dare la sintesi migliore “Stagione complicata (per non aggiungere altro che possa tediare i nostri lettori) finale positivo. Alla fine, con estrema fatica, il Werder Brema ce l’ha fatta nuovamente a salvare la faccia e a garantirsi nuovamente la massima divisione tedesca: a quarant’anni dalla prima ed unica retrocessione c’è stato il rischio di potersi iscrivere definitivamente al gruppo delle nobili decadute che annaspano nella seconda divisione tedesca. Fra i suicidi dell’Amburgo, che dovrà fare per il terzo anno di fila la Zweite Liga, o gli incubi del Norimberga, che ha rischiato il doppio salto nel vuoto riuscendo poi però a sbarazzarsi dell’Ingolstadt, il copione del finale di stagione sembrava scritto. Ma diversi colpi esterni nel finale di stagione, ultimo fra tutti il 2-2 odierno contro la matricola Heidenheim, hanno permesso ai Grün-Weißen di respirare, almeno fino al prossimo anno e soprattutto di mantenere il primato come club più presente della storia in Bundesliga, davanti anche al pluricampioni del Bayern Monaco.
Alternative
Tutto ci poteva aspettare mento che un anno così travagliato nella città anseatica: terza stagione di Kohfeld, da qualcuno coniato come “Il nuovo Nagelsmann“, ma soprattutto reduci da un cocente ottavo posto a una manciata di punti dall’Europa, che manca dalle parti di Brema da circa 10 anni. Nella costruzione della rosa in estate è stata molto caratterizzata dalla partenza al Fenerbahce di Max Kruse, capocannoniere della squadra con 11 reti: defezione sottovalutata, visti anche gli altri infortuni accorsi a diversi elementi come Ludwig Augustinsson, Sebastian Langkamp, Kevin Mohwald, e Nuri Sahin. Retti quasi esclusivamente dalle magie del kosovaro Milot Rashica, nel mese di gennaio sono stati necessari anche gli innesti di David Sielke dall’Herta e di Kevin Vogt dall’Hoffenheim per dare nuova linfa ad una squadra che sembrava letteralmente sul baratro. Penultima posizione con 14 soli punti in nella prima parte di stagione, davanti solo al Padeborn mai realmente in corsa per la salvezza e dietro al Fortuna Dusseldorf, con cui vi sarà battaglia fino all’ultimo.
Speranza
Gli innesti di gennaio hanno dato un minimo contributo (più Vogt che Sielke nei fatti) e dopo una importantissima vittoria nell’agguerrito scontro diretto contro il Fortuna per 0-1 (autorete del portiere dei biancorossi Kastenmeier) sembrava si potesse guardare al finale di stagione con più positività. Invece fino alla sospensione del campionato causa Covid-19 il rendimento è stato ancor più disastroso: 5 sconfitte consecutive ed un pareggio con soli 3 gol all’attivo e ben 14 subiti. 4 punti dal Fortuna, che strappa qualche punto pur senza prendere mai la fuga. Quarantena evidentemente arrivata nel momento giusto, dato che il Werder Brema riuscirà a strappare risultati importanti, come le vittorie esterne a Friburgo e contro lo Schalke a Gelsenkirchen e un roboante 1-5 contro il fanalino di coda del Padeborn.
Il vero colpo di scena però si è manifestato all’ultima giornata: dopo due sconfitte consecutive maturate contro Bayern Monaco e Mainz, tennistico 6-1 contro il Colonia già salvo (doppietta di Osako e reti di Raschica, Fullkrug, Klassen e Sargent) mentre il Dusselford veniva letteralmente tritato dall’Union Berlino: incredibile 3-0 per i berlinesi nonostante le molteplici occasioni prodotte dai Renani, che si son visti scavalcare dal Werder Brema per salutare nuovamente la Bundesliga dopo 2 stagioni. Una salvezza fattibile ma mia chiusa definitivamente con un finale thriller: niente di meglio ci si poteva aspettare in casa Werder, che dopo aver salutato gli avversari si è ritrovata al doppio spareggio contro la terza classificata della Zweite Liga, il già citato Heidenheim che ha approfittato nel finale degli scivoloni dell’Amburgo.
La doppia battaglia finale ha dato ragione nuovamente agli uomini di Kohfeldt: 0-0 al Weserstadion, dove a vincere è fondamentalmente la paura (espulso l’ex doriano Moisander nel finale ma soprattutto tanta imprecisione sottoporta) e 2-2 nella piccola cittadina del Baden-Württemberg : autorete molto goffa di Theuerkauf in apertura, pareggio altrettanto fortunoso di Kleindienst a ‘5 dal termine, nuovo vantaggio di Augustinsson al minuto 94 e ininfluente pareggio finale su rigore sempre di Kleindienst in chiusura al minuto 97. L’esultanza finale di Kohfeldt e le immagini dei dirigenti che cercano di fare un po’ di rumore, di solito adibito ai tifosi chiaramente a caso per la situazione Covid, con gli strumenti che capitano ed un tamburo i simboli della serata. Dura risalire la china in solitaria, quasi impensabile anche un mese fa o prima del Lockdown pensare che il Werder Brema potesse avere le forze per rimettersi in sesto. https://twitter.com/chrjsi/status/1280210938440941579/photo/1
Il futuro non può che essere positivo, anche perché è difficile fare peggio per una squadra con quel blasone, anche se da un po’ di anni fuori dall’élite del calcio tedesco. La partenza di Rashica sembra data per assodata, ci sarà bisogno di un nuovo leader nello spogliatoio dopo l’addio al calcio di Claudio Pizarro: miglior marcatore straniero della Bundesliga dopo Lewandowski, lascia il calcio dopo aver provato a condurre (pur giocando molto poco) il Werder alla salvezza. Ovvero la squadra che l’ha portato in Europa 21 anni fa, prima di proseguire la carriera fra Bayern Monaco, Chelsea, nuovamente Werder e nuovamente Bayern e Colonia per un’unica stagione, di fatto vincendo tutto il possibile, fra Germania ed Europa. Uno di quel tipo di giocatore da cui il Werder che verrà non potrà non prescindere per poter tornare ai fasti d’un tempo, quando appunto Claudio Pizarro segnava a grappoli.