Luciano Spalletti è un uomo inguaribilmente ottimista, si sa. Sin dall’estate ha affermato che la sua squadra è la più forte che abbia mai allenato e che l’obiettivo era di vincere tutte le partite del campionato, un modo come un altro per affermare di puntare allo Scudetto. Un inizio di stagione non proprio esaltante e qualche limite evidente sembrano aver ridimensionato gli obiettivi della Roma, ma non secondo il tecnico di Certaldo.
DELUSIONI DI MEZZA ESTATE
Al primo appuntamento fondamentale, la Roma tradisce le forti aspettative e dice addio alla Champions League eliminata da un avversario probabilmente inferiore come il Porto. I difetti che balzano agli occhi degli appassionati sono subito due in particolare: la fragilità mentale e la rosa corta.
Il pareggio in terra lusitana e la sconfitta interna sono infatti condite da ben 3 espulsioni in 180′ e una serie di adattamenti tattici non proprio convincenti: Florenzi da centrocampista è diventato terzino fisso? Ma destro o sinistro? Fazio è cosi scarso da preferirgli De Rossi centrale? Juan Jesus ed Emerson sono giocatori da Roma?
Nel frattempo inizia la Serie A, si parte subito col botto con un netto 4-0 all’Udinese che però sembra poca cosa e poi si rivede la “solita Roma” che a Cagliari si fa rimontare di due gol con in mezzo la batosta casalinga coi portoghesi.
Arriva poi la vittoria sudatissima contro la Sampdoria a cui segue la sconfitta con la Fiorentina, la Roma abbatte il Crotone e viene strapazzata dal Torino di Mihajlovic. Infine la vittoria rocambolesca contro l’Inter di De Boer, partita che ad un certo punto era aperta a qualsiasi risultato.
Bilancio netto negativo che parla di 4 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte per un totale di 13 punti.
“SIAMO AL 60%”
Questo preambolo iniziale serve a capire ed analizzare l’affermazione di Spalletti che, proprio dopo la vittoria sui nerazzurri, dice che “la Roma è solo al 60%, c’è spazio per crescere”.
In realtà cotanto ottimismo non sembra essere condiviso dall’ambiente giallorosso perchè la partita di domenica è una sorta di vittoria di Pirro che, nonostante i 3 punti, ha mostrato gli evidenti, continui e incorreggibili limiti difensivi della squadra. Oltre i difetti segnalati sin da inizio stagione come la rosa corta e la scarsa tenuta mentale, ma andiamo con ordine:
DIFESA A TRATTI IMBARAZZANTE
I movimenti, l’attenzione generale e la lucidità mentale non sembrano appartenere alla difesa giallorossa che riesce a trasformare delle innocue azioni avversarie in potenziali palle gol.
Juan Jesus non sembra essere un giocatore da Roma, fatica da centrale e da terzino sinistro, ma almeno sulla fascia i danni sono in parte rimediabili. A destra la situazione non migliora perchè se Florenzi continua a fare tutto, ma è sempre un adattato, Bruno Peres attacca e corre, ma marca come uno che non abbia mai calciato un pallone.
ROSA CORTA
Naturalmente i difetti di cui sopra si legano all’eccessiva ristrettezza di una rosa che dovrebbe puntare a vincere lo Scudetto, ma non ha saputo nemmeno rimpiazzare le partenze estive e si presenta ai nastri di partenza già adattata.
- In difesa arrivano giocatori come Mario Rui, Vermaelen, Juan Jesus e Fazio: i primi due sono fuori per infortunio e si deve aggiungere Rudiger alla lista, mentre gli ultimi due non si mostrano mai affidabili pienamente, anche se l’argentino è in crescita. Caso a parte Bruno Peres che, nonostante le sembianze di un terzino, gioca praticamente ala. Il risultato è che Florenzi viene a mancare a centrocampo e si piazza sulla fascia, Peres è obbligato a giocare sulla fascia invertita e in mezzo ci sono solamente due centrali affidabili che ogni tanto dimenticano di esserlo.
- A centrocampo il “tradimento” di Pjanic viene rimpiazzato dal rientro di Paredes, che nonostante l’ottimismo ancora una volta spallettiano, non è ai livelli del bosniaco nonostante sia un buon giocatore. Poi c’è l’incognita Gerson, altro punto di contrasto tra dirigenza e allenatore perchè poco impiegato, ma effettivamente poco pronto per un campionato difficile come la Serie A. Unica nota positiva il rientro al massimo della “lavatrice” Strootman.
Risultato: sempre gli stessi uomini impiegati e una conseguente condizione atletica non eccellente. Pochi per sostenere 3 competizioni. - In attacco c’è l’unica zona dove si può scegliere, cambiare e variare senza tanti patemi d’animo. Ci sono Dzeko, Salah, Perotti, El Shaarawy a cui si aggiunge il jolly Totti e l’anonimo Iturbe che non sembra proprio in grado di giocare in Serie A, ma è in rosa e dunque va inserito.
APPROCCIO MENTALE
Probabilmente il difetto più grande, cronico e incurabile della Roma spallettiana di ogni tempo (ma anche delle altre) è sempre lo stesso, più grave di una rosa corta o di limiti difensivi: la forza mentale.
La Roma è una squadra debole, non tanto di rosa o giocatori, di testa. La Roma è in grado di sbagliare continuamente approccio alla partita (Torino su tute) o di mangiarsi in pochi minuti quanto costruito di buono (Cagliari, Fiorentina, Porto ecc ecc).
La differenza fondamentale tra la Roma e la Juventus, principale candidata allo Scudetto, è proprio questa. Lo stesso Spalletti riconosce che nonostante i bianconeri non siano al massimo, con i dettagli e la determinazione portano a casa i risultati.
La classifica infatti parla chiaro: la Juventus viaggia a quota 18, a +4 sul Napoli e +5 sui giallorossi dopo sole 7 giornate.
PERCENTUALI DI CRESCITA
Se la Roma è davvero al 60% come dice Spalletti, allora potrebbe realmente dare filo da torcere alla Juventus, ma ci sono due incognite fondamentali: quando la Roma andrà a pieno regime? Inoltre nemmeno i bianconeri sono al 100% e lo dimostrano le (inutili e assurde) critiche lanciate ad Allegri, quando anche loro andranno al massimo, la Roma sarà in grado di tenere il passo?