Uno degli aspetti più positivi della Roma 16/17 targata Luciano Spalletti è sicuramente il rendimento della coppia d’attacco Salah-Dzeko. Ma se per l’egiziano si tratta tutto sommato di una conferma, inutile negare che la vera sorpresa è la metamorfosi di Edin Dzeko. Il bosniaco è un altro giocatore rispetto a quello della scorsa stagione. Il confronto numerico è impietoso. Mentre lo scorso anno l’attaccante ex City ha messo a segno la miseria di 8 gol in 31 partite (1 solo nelle prime 9 giornate) oggi invece comanda la classifica cannonieri (insieme ad Icardi) con 10 reti in 12 partite (di cui 1 su rigore) a cui vanno aggiunte 2 reti in Europa League. Ripercorriamo allora la storia in giallorosso del numero 9 e cerchiamo anche di comprendere le ragioni di questa incredibile trasformazione.
DA BOMBER A BIDONE ANDATA E RITORNO
Il 6 agosto del 2015 Edin Dzeko sbarca a Roma dopo una lunga trattativa con il Manchester City per 15 milioni di euro. L’accoglienza è tra le più calde ed emozionanti ed i presupposti sembrano i migliori. Alla seconda giornata di campionato infatti il bosniaco segna quello che risulterà il gol decisivo per battere il nemico di sempre, la Juventus, con un colpo di testa imperioso. Sembra l’inizio di una grande storia e invece Dzeko si perde presto incappando in prestazioni deludenti spesso e volentieri condite da errori pacchiani come ad esempio quello clamoroso contro il Palermo.
L’estate 2016 è travagliata per Edin Dzeko. Per la Roma non è affatto incedibile ma non arrivano offerte che possano portarlo lontano dalla Capitale. Spalletti, che nella prima gestione romanista si inventò Totti prima punta, decide di puntare definitivamente sul bosniaco e gli concede fiducia assoluta. Ed il tecnico di Certaldo viene ripagato dal “suo” bomber che oltre a confezionare 10 reti nelle prime 12 si dimostra molto più partecipe, incisivo e disposto al sacrificio ritrovando anche l’affetto del pubblico. Quali sono stati i fattori del cambiamento allora?
LE RAGIONI DEL CAMBIAMENTO ED UNA CONSIDERAZIONE FINALE
1) Il cambio in panchina, da Garcia a Spalletti: la stagione più travagliata di Rudi Garcia sulla panchina della Roma ha coinciso con l’arrivo nella capitale di Edin Dzeko. Il suo scarso rendimento non può non essere collegato anche a questo fattore. L’allenatore francese sulla carta utilizzava il numero 9 al centro del tridente d’attacco, ma in pratica il gioco si svolgeva solo sulle fasce puntando sull’imprevidibilità e la velocità del duo Salah-Gervinho. Al bosniaco erano destinati ben pochi cross e poca partecipazione nella manovra. Con il subentrato Spalletti, le cose cominciano a cambiare perchè la squadra ritrova un’identità ormai persa e un gioco che punta sul collettivo. La cessione di Gervinho e l’acquisto di Perotti ed El-Shaarawy aumentano la qualità dell’attacco romanista e Dzeko ne beneficia. Già ad agosto Spalletti aveva dato piena fiducia al giocatore: “Per lui è anche importante per quello che ha passato ma le sue qualità sono indubbie. Ha qualità tecniche, fisicità, ha scelta. Bisogna che le completi da una caparbietà e una continuità di ricerca però partire con il piede giusto e avere questa voglia di riscatto che lui ha evidenziato quest’anno fin dal primo momento è importante. Anche l’anno scorso lui ha sempre voluto e cercato di dimostrare il suo valore anche dopo qualche scelta diversa da parte mia. Deve solo continuare a lavorare così perchè sta facendo bene il suo lavoro”
2) La preparazione: arrivare a Roma ad inizio agosto 2015 non ha permesso a Dzeko di svolgere tutto il ritiro. Durante la stagione si è notato sia dal punto di vista fisico che da quello tattico con il giocatore che spesso è sembrato un pesce fuor d’acqua. Le cose sono migliorate con l’arrivo di Spalletti ed un gioco più consono alle sue caratteristiche. La svolta però è stata questa estate. L’intera preparazione in gruppo sembra aver rivitalizzato Dzeko che soprattutto con Salah ha creato un legame stretto e molto proficuo, dato che i due sono la coppia d’attacco più prolifica d’Europa.
3) L’ambiente: l’ambiente romano è notoriamente particolare. Ti scaraventa in un attimo dal Paradiso all’Inferno, da un eccesso all’altro. I tifosi sono sempre presenti e riescono ad esaltare un giocatore per poi affossarlo poco dopo. Questo è stato in sostanza il destino di Edin Dzeko, accolto come eroe e ben presto declassato a bidone. Ma questa è ormai storia vecchia. Il trend sembra essersi invertito e con esso le considerazioni dei tifosi. E’ tuttavia d’obbligo segnalare che c’è anche una parte della tifoseria che non ha mai abbandonato Dzeko nemmeno nei momenti più difficili apprezzando la dedizione del giocatore.
Manca ancora quel “killer instinct ” tipico di ogni bomber di razza. Sono ancora troppi gli errori che Dzeko commette sotto porta. Quasi quanti i gol segnati. La domanda allora è: dove può arrivare Dzeko? e dove può arrivare la Roma se il bosniaco diventasse implacabile?