Difficile per Simone Inzaghi immaginare un esordio migliore sulla panchina della Lazio dei grandi. I biancocelesti travolgono al Barbera il Palermo 3-0, approfittano degli stop di Milan e Sassuolo per ridurre a quattro le lunghezze di distacco dal sesto posto ed inguaiano ulteriormente la squadra di Zamparini che, se l’atteggiamento resta quello visto stasera in campo, rischia seriamente la retrocessione. Intanto quella che aspetta i rosanero non sarà certo una settimana serena. Al di la della disastrosa posizione di classifica e del calendario che domenica prossima propone la Juve allo Stadium a complicare le cose ci si mette anche la contestazione dei tifosi che ha costretto l’arbitro Gervasoni a sospendere temporaneamente in ben due occasioni l’incontro per lancio in campo di petardi e seggiolini. Qualcosa di cui avremmo tutti volentieri fatto a meno a maggior ragione dopo i tafferugli tra le due tifoserie che già avevano agitato e non poco il pomeriggio palermitano.
Tornando alla partita, è difficile sbilanciarsi su questa nuova Lazio targata Inzaghi. Vuoi che dopo l’esordio il difficile è sempre concedere il bis, vuoi che il Palermo visto oggi in campo è stato tanto disarmante quanto disarmato, fatto sta che qualsiasi giudizio espresso dopo 90 minuti sarebbe senza dubbio affrettato. Due tendenze si possono però cogliere. È una Lazio questa che continua a cercare gli esterni ma che rispetto al passato cerca anche maggiormente il cross dal fondo anziché dalla trequarti; è una Lazio che continua a soffrire di amnesie difensive a tratti sconcertanti. La prestazione di Gentiletti è stata semplicemente imbarazzante (LEGGI QUI LE PAGELLE DEL MATCH). Le fortune di Inzaghi da qui a fine stagione saranno legate alla verve di Keita e Candreva ed all’inesauribile voglia di Klose autore della doppietta da bomber di razza che in cinque minuti, quelli che corrono dal 10′ al 15′ del primo tempo, chiude praticamente la partita. Nonostante il terzo sigillo lo metta Felipe Anderson quando al fischio finale manca poco più di un quarto d’ora il dominio dei biancocelesti è stato infatti pressoché totale. Inzaghi si schiera con il 4-3-3 con Onazi a far da cerniera alla traballante retroguardia e con Keita e Candreva particolarmente ispirati a creare scompiglio nella difesa rosanero. Pur consci della differente caratura dell’avversario, l’ex tecnico della Promavera laziale probabilmente vince la partita facendo quelle scelte che, leggasi Europa League e derby, avrebbe dovuto fare anche il suo predecessore. Ecco, l’avversario dicevamo. Novellino deve rinunciare a Vazquez e si affida alla coppia Gilardino-Quaison in avanti con Lazzar e Morganella sugli esterni. In sostanza, il Palermo non impensierisce mai Marchetti. Le cose nel complesso sembrano girare leggermente meglio quando in campo entra Brugman sebbene i rosanero non diano mai l’impressione di poter o voler entrare in partita. La cosa che veramente lascia stupiti è infatti l’atteggiamento rinunciatario della squadra di Novellino. Il Palermo sembra una squadra che a questo punto della stagione nulla ha da chiedere al campionato e non certo una formazione che per conquistare la salvezza dovrà sudare fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata. Qualcosa su cui Zamparini dovrà ragionare bene ed in fretta. E che difficilmente potrà risolversi con l’ennesimo cambio di allenatore.