Il 10 ottobre scorso l’America è stata scossa da un terremoto. Non vi allarmate. Intendevamo un terremoto calcistico. Mentre la CONMEBOL celebrava il funerale della Generaciòn Dorada del Cile, capace si nell’ultimo triennio di portare a casa due volte la Coppa America (2015 e 2016) e di cedere solo alla Germania nella Confederations Cup del 2017, ma capace anche di fallire l’accesso a Russia 2018, anche la CONCACAF si trovava alle prese con una commemorazione. Quella della nazionale USA che per la prima volta dal 1986 falliva la qualificazione ad un Mondiale. A strappare il pass per Russia 2018 era infatti Panama alla sua prima storica qualificazione alla rassegna intercontinentale. Ma procediamo con ordine.
Facendo un passo indietro, alle ore 20 di quel 10 ottobre 2017 le partite erano al fischio di inizio e la classifica recitava Messico primo a 21 punti, davanti a Costa Rica (16), Stati Uniti (12), Panama e Honduras (10) e Trinidad e Tobago (3). Tutto abbastanza facile, all’apparenza, per la nazionale a stelle e strisce guidata da Bruce Arena. All’apparenza per l’appunto.
Alle 20:17 all’Ato Bolton Stadium arriva infatti il gol (che poi in realtà è un autogol) del fanalino di coda Trinidad e Tobago a complicare i piani statunitensi. Niente di particolarmente grave; di tempo a disposizione ce ne sarebbe. Ma la pressione aumenta quando al 60’ del secondo tempo i gol di quella che fu la nazionale di Dwight Yorke sono due mentre Bradley e compagni sono fermi ad uno.
Non solo. Nel frattempo l’Honduras, passata in svantaggio per ben due volte in casa con il Messico, è appena riuscito a ribaltare il risultato grazie al gol di Quioto che hamandato in visibilio il San Pedro di Sula. Il 3-2 finale si rivelerà una vittoria inutile se non per il valore storico. Ma questa in fondo è un’altra storia; ed in quel momento, inoltre, ancora non si sa.
Quando siamo infatti a 30’ dalla fine dell’ultima giornata delle qualificazioni a Russia 2018 della zona CONCACAF la classifica recita: Messico 21, Costa Rica 17, Honduras 13, Stati Uniti 12, Panama 11, Trinidad e Tobago 6. In Russia vanno le prime tre. Gli USA dunque sono fuori.
C’è da aumentare il ritmo, ma la squadra di Bruce Arena sembra in difficoltà. E pensare che basterebbe agguantare il pari per scrivere la parola fine ad un romanzo che sembra già scritto. L’orologio invece continua a girare, i minuti passano, il 90’ si avvicina ed il gol statunitense non arriva. Arriva invece la doccia. Non fredda; gelata!
Quando l’orologio dell’Estadio Rommel Fernandez di Panama segna 88’ di gioco, la squadra di casa, in quel momento ferma sull’1-1 con il Costa Rica, trova con Ramon Torres l’inaspettato gol del vantaggio. Il gol che varrebbe il pass diretto per Russia 2018, che spedirebbe Honduras allo spareggio intercontinentale con l’Australia e che, soprattutto, confermerebbe l’esclusione degli USA dal Mondiale. Togliete il condizionale perché finirà tutto esattamente così.
“We failed on the day. No excuses. We failed today.
We should have walked off this field
with at least a point”
L’ammissione di colpa di Bruce Arena lascia il tempo che trova. In Russia va Panama. Che poi, in occasione del gol del pari su Costa Rica, il pallone di Gabriel Torres abbia effettivamente varcato la linea di porta oppure no (e la risposta è no), poco conta. Il problema sarà di qualcun altro.
Ad esempio, delle TV americane che hanno acquistato i diritti televisivi per trasmettere in diretta la kermesse da Mosca e dintorni e che dunque ora si troveranno a dover affrontare il fatto di aver sostenuto un salasso economico senza possibilità alcuna di recupero. Ma poco importa questo a quelli di Panama. Gli americani troveranno un modo per rifarsi. Magari troveranno una soluzione al problema consultandosi con gli amici italiani alle prese con lo stesso problema.
Poco importa, dicevamo, tutto questo a quelli di Panama. Quello che gli interessa è che finalmente da quelle parti si vivrà un Mondiale da protagonisti. Come mai era successo prima. Una sola volta si era assaporata l’impresa. 28 anni prima, per la precisione, quando a spuntarla furono proprio gli Yankees. A pensarci meglio, il fatto che il gol di Gabriel Torres fosse un non gol è quasi una soddisfazione per i 4 milioni di abitanti del Paese (quelli ufficiali, si intende)
E’ una selezione povera di talento quella panamense. Una nazionale creata solo nel 1937 col nome di Selección de fútbol de Panamá che ha sempre faticato ad imporsi sul palcoscenico. Almeno fino ad una decina di anni fa. Poi con due secondi posti collezionati nella Gold Cup, nel 2005 e nel 2013, Los Canaleros hanno smesso di essere solo quelli del canale che divide le due Americhe. E hanno gettato le basi per essere quelli che vanno al Mondiale al posto di USA e Honduras (che fortuna aver avuto la miglior differenza reti eh).
Da cinquantacinquesimi nel Ranking FIFA al girone con Belgio, Tunisia e Inghilterra. Un sogno divenuto realtà. Una matricola diventata grande. Un’improvvisa ondata di popolarità. Soprattutto per i Torres.
“Dio mi ha dato questi momenti e ho messo il massimo sforzo per essere lì in quelle situazioni. Ripenso ai sacrifici che ho fatto. Quando i miei compagni di squadra mi hanno detto che ci eravamo qualificati direttamente alla Coppa del Mondo, mi sono tolto di nuovo la maglietta, ho iniziato a piangere e festeggiare con i fan panamensi, avevano aspettato così tanti anni per vedere quel momento”.
Vero artefice del miracolo Panama è però Hernan Dario Gomez, 62enne colombiano di Medellín che ha preso spunto dal percorso di Costa Rica a Brasile 2014. Meglio conosciuto come El Bolillo, Gomez è uno dei due allenatori a potersi vantare di aver condotto tre nazionali diverse al Mondiale. La qualificazione ottenuta con Panama arriva infatti dopo quella ottenuta per Francia 1998 con la Colombiae quella portata a casa con l’Ecuador per la kermesse nippo-coreana del 2002.
La truppa a disposizione di Gomez è composta prevalentemente da veterani: il portiere Jaime Penedo, ad esempio, ha 36 anni, 128 presenze in nazionale alle spalle ed una Coppa di Lega vinta in Romania con la Dinamo Bucarest. Un titolo che custodisce gelosamente in bacheca insieme a quello di miglior portiere della Gold Cup ricevuto sia nel 2005 che nel 2013. Uscendo poi dai pali è possibile osservare come, in generale, ogni reparto di fatto poggi sull’esperienza. In difesa ci si affida a Felipe Baloy, 37enne come l’attaccante Blas Perez; a centrocampo invece il gioco passa per il sopracitato Roman Torres e le sue 32 primavere.
Ma non limitandosi ad uno sguardo superficiale si scopre anche che Panama non è solo esperienza. C’è anche carne fresca, piuttosto interessante, come Miguel Camargo (24 anni), Michael Murillo (22) e Ricardo Avila (21).
Certo, come nel caso di Costa Rica nel 2014 anche Panama sarà una formazione che punterà molto sul suo reparto arretrato. Ma c’è un altro elemento che accompagnerà Panama in Russia e che potrebbe avere un ruolo importante: l’entusiasmo. Come quello che si porteranno dietro i circa 4mila panamensi che, secondo le prime stime, partiranno al seguito della loro nazionale.
Molti hanno già prenotato il biglietto immediatamente dopo la notte all’Estadio Rommel Fernandez; altri hanno aspettato che passasse la sbornia del giorno dopo la festa. Che, per dovere di cronaca, si è tenuta non il 10 ottobre ma il giorno successivo a quello della qualificazione, mercoledì 11 ottobre, grazie al Presidente Juan Carlos Varela che ha firmato un decreto per sancire un giorno di celebrazione dell’impresa in tutto il Paese.
Insomma, per chi come noi sarà orfano della propria nazionale, Panama ha tutte le carte in regola per diventare la nazionale simpatia per cui tifare.