Chissà se Rudi Garcia aveva immaginato che il suo ritorno in patria sarebbe stato così complicato. Arrivato il 20 ottobre scorso a Marsiglia per sostituire Franck Passi, l’ex tecnico della Roma non sembra aver inciso particolarmente sulle sorti del club. Il bottino in 15 uscite totali sulla panchina dell’OM ha fruttato infatti 7 vittorie, 3 pareggi e ben 5 sconfitte. Limitandosi alle 12 partite di Ligue 1 il bilancio recita 5 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte. Un ruolino di marcia decisamente non entusiasmante che vale oggi la settima piazza in classifica a -7 dall’Olympique Lione che occupa il quarto posto, l’ultimo utile per partecipare alle coppe, e che dista ben 15 lunghezze dal terzo posto in classifica attualmente appannaggio del PSG di Emery.
Bisogna dire che l’Olympique Marsiglia ereditato dall’ex tecnico giallorosso non è di certo una squadra infarcita di campioni. Ma qualche giocatore interessante di sicuro c’è. Innanzitutto la rosa può contare sull’esperienza di Rolando, vecchia conoscenza del calcio italiano, Lassana Diarra, Gomis e Vainqueur che poca fortuna ha avuto nella Roma. C’è poi qualche giovane di belle speranze. Come ad esempio Florian Thauvin (23,) a lungo inseguito in estate dalla Lazio, o Clinton N’Jie (23) ala sinistra in prestito dal Tottenham. C’è Morgan Sanson (22), centrocampista centrale che fatica tuttavia a giocare con costanza, e Remy Cabella (26), trequartista in prestito a Marsiglia dal Newcastle. C’è insomma quanto basta per poter schierare un più che dignitoso 4-3-3, modulo da sempre caro all’allenatore di Nemours. Eppure le cose proprio non ingranano. La squadra è molle, confusionaria e soprattutto incassa una batosta dietro l’altra. Specialmente in occasione dei big match.
Dopo l’esordio positivo sul campo del PSG il 23 ottobre (0-0) sono arrivati infatti un 3-1 in casa del Montpellier, un 4-0 al Louis II di Monaco quasi bissato per altro al Velodrome nel match di ritorno di una settimana fa (1-4 il risultato finale), ed il 3-1 incassato ieri a Lione. Sconfitte pesanti che aggiungendo anche l’umiliante eliminazione agli ottavi in Coppa di Lega per mano del Sochaux (seconda serie) rendono l’idea di quanto il quadro possa essere piuttosto deprimente.
L’ex tecnico giallorosso è ormai nell’occhio del ciclone. Non una novità. Era infatti già finito sulla graticola a novembre quando dopo il poker rifilatogli dal Monaco di Jardim si giustificava così: “Loro non hanno solo l’attacco più forte di Francia, hanno la squadra più forte d’Europa, più di Real e Barcellona”. Dichiarazioni non diverse da quelle a cui Garcia ci aveva abituato negli ultimi tempi della sua esperienza a Roma. Dichiarazioni che più che fungere da stimolo per l’ambiente ed i giocatori assumevano piuttosto i connotati della dichiarazione di resa con annessa assurda giustificazione di supporto. Anche la settimana scorsa, durante la debacle del Velodrome sempre con i biancorossi del Principato, il tecnico si è lasciato andare ad una plateale protesta che a molti a riportato alla mente il gesto del violino mimato in occasione di una sconfitta subita ai tempi giallorossi allo Stadium contro la Juventus. Incassato uno dei quattro gol Garcia si è avventato sul guardalinee munito di cellulare per reclamare un presunto fuorigioco non fischiato. Ovviamente è stato allontanato dall’ufficiale di gara.
Segnali evidenti di nervosismo che, complici i risultati che non arrivano, sembrano suggerire che Rudi Garcia dopo appena tre mesi ne ha già abbastanza dell’Olympique Marsiglia. Del resto la scelta di accettare la panchina del Velodrome non sembra aver mai veramente entusiasmato Garcia che, appena insidiatosi, dichiarava: “Per essere chiari, a causa delle esperienze estive, il mio primo obiettivo era diventato di lasciare la Roma e avere le mani libere. Mi aspettavo che la Roma mi liberasse, non è stato semplice. Avrebbero potuto essere più eleganti, per dirlo francamente. Oggi non sarei al Marsiglia se la Roma avesse accettato un accordo finanziario su altre proposte che ho avuto prima“. Non è quindi forse un caso se il proprietario del club, Franck McCourt, non perde occasione per rimarcare il suo dissenso nei confronti dell’operato del tecnico. A proposito, anche McCourt, come James Pallotta, è americano di Boston. Sarà allora forse una questione di karma?