La Dea di Gasperini e il capolavoro Atalanta

Il fatto che l’Atalanta 2018/2019 stia continuando a scrivere la storia ormai non fa più notizia. Si tratta piuttosto di una piacevolissima contraddizione sportiva – l’esplosione de la Dea di Gasperini – che sta facendo impazzire i tifosi (bergamaschi) e tutti gli appassionati di calcio i quali ad ogni vittoria riempiono di complimenti la società e l’allenatore. Gian Piero Gasperini si è immedesimato in una realtà che lo ha voluto, lo ha difeso e lo ha innalzato a re in un periodo storico che verrà raccontato a figli e nipoti. Perché se dopo 31 giornate di campionato la Dea di Gasperini è solidamente al 5° posto della Serie A, a pari merito del Milan – 4°, dal quale si distacca per i soli scontri diretti – allora c’è tanto di più di una semplice fortuna o di un banale ‘magic moment‘ per il popolo nerazzurro. Perché l’Atalanta 2018/2019 è un progetto vivente, frutto di anni affrontati con passione e con intelligenza. Nessuno si stupisce più, questa squadra sta diventando una costante: vederla in lotta per l’Europa è ormai pura normalità: e se per l’Atalanta Champions League o comunque Europa fossero una piacevole abitudine?

la Dea di Gasperini
Fonte: UltimoUomo

La Dea di Gasperini

La Dea di Gasperini è nata all’inizio della stagione 2016/17, quando ossia il tecnico di Grugliasco s’è seduto sulla panchina orobica. L’avvio fu disastroso (3 punti conquistati nelle prime 5 giornate di campionato), ma nonostante questo la società bergamasca scelse di sostenere con piena fiducia il suo mister. La lungimiranza pagò e il progetto sportivo era chiaro: riportare in alto un brand, una squadra, un popolo. I calciatori della Dea di Gasperini hanno seguito le richieste imposte loro fino a diventare una realtà sportiva ormai consolidata del nostro campionato. Al termine di quell’anno l’Atalanta si classificò quarta, qualificandosi all’Europa League, realizzando il record di punti (72).

Certo, un po’ amarezza c’era, perché dall’anno dopo il medesimo posizionamento sarebbe valso la Champions League, però la Dea di Gasperini non poté saperlo e dunque si godette il momento. Il patron del club, Antonio Percassi, del resto spiegò: “Ho visto intensità, dedizione, adrenalina, voglia di aiutarsi, grande coraggio. […]. Ho visto il calcio di cui mi parla Gasperini”. Aveva ragione: il 3-4-3 era una sicurezza, gli undici titolari punti fermi. I nomi, quelli, noti: Roberto Gagliardini, Remo Freuler, Mattia Caldara, Franck Kessié, Andrea Conti, Leonardo Spinazzola. All’epoca semisconosciuti, oggi riqualificati assieme ad altri elementi in cerca di soddisfazioni: Rafel Toloi, Bryan Cristante, Andrea Petagna, Alejandro Gomez.

La Dea di Gasperini ha fatto la storia anche in Europa. Dominò Everton, Lione e Apollon Limasson prima di cedere ai sedicesimi contro il Borussia Dortmund, vittima di un 3-2 in Germania e di un folle pari allo Stadio Atleti Azzurri d’Italia (81′ Toloi, 83′ Schmelzer). Smaltita la delusione, una nuova infornata di talenti (Gianluca Mancini, Musa Barrow, Marten de Roon, José Luis Palomino, più il recupero di un Josip Ilicic fondamentale e autore di 15 reti tra campionato e coppe).

la Dea di Gasperini
Fonte: Goal.com

L’oro del Gasp

I sette punti in meno conquistati da la Dea di Gasperini l’anno dopo non intaccarono la qualificazione ai preliminari d’Europa League. Un secondo anno consecutivo giustificato dall’ottima crasi di funzionalità e mentalità, con grandi meriti peraltro dal punto di vista economico viste le grandi plusvalenze messe a segno da la Dea di Gasperini.

In queste tre stagioni, il tecnico di Grugliasco ha letteralmente estratto oro dalle miniere di Zingonia: Roberto Gagliardini dopo soli 3 mesi era già stato venduto all’Inter con un prestito oneroso di 2 milioni e un riscatto (avvenuto nella stagione successiva per l’importo già pattuito di 20 milioni), Mattia Caldara venne riscattato dalla Juventus per 19 milioni di euro (rimanendo comunque un altro anno in neroazzurro), Andrea Conti era arrivato al Milan per 24 milioni con Frank Kessiè, inizialmente per un prestito di 8 e poi un riscatto di 20. Gli acquisti? Low cost e di spessore: Ilicic è costato “solo” 5,5 milioni, Barrow arriva dalla primavera e Mancini ha rinforzato la squadra per una spesa economica inferiore al milione di euro. Insomma: capolavoro societario, proprio di un’Atalanta Champions League.

la Dea di Gasperini
Fonte: ItaSportPress

Atalanta: corsa all’Europa

Anche quest’anno la storia de la Dea di Gasperini è la medesima. Il 5° posto di campionato vale l’Europa League e c’è la voglia di riconfermarsi per il terzo anno consecutivo, con un sogno nel cassetto chiamato Atalanta Champions League, che significherebbe l’apoteosi. La stagione è iniziata con l’eliminazione al terzo turno preliminare contro il Copenaghen, dopo aver sbattuto fuori i modesti Sarajevo e Haifa. In campionato l’avvio è stato negativo: 6 punti nelle prime 8 giornate ma poi c’è stata la svolta. Nei 3 mesi successivi l’Atalanta 2018/2019 ha collezionato 6 vittorie nelle successive 8 partite, ha fermato la Juventus in campionato (2-2) e l’ha eliminata con un sonoro 3-0 dalla Coppa Italia. Competizione che la vede ancora in corsa dopo il 3-3 a Firenze ai danni della Fiorentina durante la semifinale di andata.

Sette partite da qui fino alla fine stagione, con due scontri diretti di lusso (contro Juve e Napoli): tutto è da scrivere. Duvan Zapata (prestito da 14 milioni).  è stato l’asso dell’Atalanta 2018/2019, capace di rigenerare anche lui e giocatori come Pasalic (1 milione di prestito al Chelsea) che danno un grande contributo dalla panchina. Il Milan ha gli stessi punti (52), Roma e Lazio (quest’ultima con una partita in meno) rincorrono. La concorrenza per il terzo anno consecutivo in Europa è alta, ma c’è un sogno: la vittoria della Coppa Italia. Il trofeo permetterebbe all’Atalanta di andarsi a giocare l’Europa League e di alzare una coppa dopo l’ultima e l’unica datata stagione 1962/1963. Anche in quell’anno fu Coppa Italia: sarebbe davvero la ciliegina sulla torta per l’Atalanta 2018/2019. La Dea di Gasperini non ha intenzione di smetter di sognare perché per l’Atalanta Champions League e coppe restano obiettivi sensibili.