“El mejor jugador de Rusia, según Capello, a un paso del Arsenal“. Si torna indietro al 24 agosto 2015, caldissima estate successiva a quella del mondiale brasiliano; quella della Copa América che ha appena consacrato il Cile campione per la primera vez nella sua storia. Era con queste parole che la testata spagnola Marca annunciava l’allora probabile prossimo colpo di mercato della squadra di Arsène Wenger. Quello di Aleksandr Kokorin, ostinatamente definito il migliore di Russia seppur reduce da un Mondiale altalenante; un Mondiale da opaco tra gli opachi. Un Mondiale giocato troppo sottotraccia da quello che avrebbe dovuto essere il potenziale fenomeno investito dell’arduo compito di garantire un cambio di marcia ad un movimento, quello russo, ancora alle prese con i fantasmi dei fasti del passato.
Gli inglesi non lo volevano Kokorin. Intorno a lui era stato eretto un muro di diffidenza; la spada di Damocle che nessuno vorrebbe aver sulla propria testa soprattutto quando si trovava ad un passo da un trasferimento ai Gunners. “Per nulla brillante”; “Talento a sprazzi”; “Siamo sicuri che sappia davvero giocare a football?“. Sappiamo tutti che i tabloid in Inghilterra sanno essere davvero crudeli. E sappiamo anche che l’Inghilterra è la patria del football e che da quelle parti, dunque, pensano di avere l’occhio lungo. Quello che gli inglesi non sanno, ma sappiamo invece noi, è che pochi tecnici al mondo sono in grado di fare miracoli. E spesso sono italiani.
Così la sindrome del What If che a lungo ha accompagnato la carriera di Aleksandr Kokorin è ora l’assillo dei tifosi dell’Arsenal che da qualche mese si chiedono con una certa insistenza What If Kokorin joins Arsenal?
Perché Aleksandr Kokorin, che nel frattempo lo scorso anno è passato allo Zenit, pare che la marcia alla fine la stia cambiando veramente.
L’ex ragazzino ozioso e insolente, quello solito cullarsi sugli allori di future sfavillanti promesse da mantenere, sembra infatti aver messo la testa a posto. Un evento eccezionale ed inatteso. Perché fino allo scorso anno Kokorin in patria era più famoso per le vicende extra-calcistiche che non per quelle legate al campo di gioco. Impossibile tramandare tutti i racconti di serate vissute all’insegna del divertimento, passate tra locali, alcol a fiumi e spogliarelliste accanto. Non basterebbe una settimana. Parliamo del resto di un personaggio che ha investito buona parte del suo tempo a far diventare una celebrità il suo bulldog (lo trovate anche su Instagram, non è uno scherzo: @ronibulldog).
In un momento in cui la pochezza del calcio russo preoccupava e non poco stampa e tifo, a criticare si era aggiunto pure il deputato della Duma Igor Lebedev: “Bisogna credere in questa squadra, ma ai Mondiali ci saranno i più forti al mondo e se continueremo così faremo solo una gran figuraccia. E poi gli Europei abbiamo fallito miseramente, per mesi si è parlato solo di Kokorin e Mamaev che spendevano migliaia di euro in champagne”. Già, altro capitolo buio di una carriera a sprazzi: mentre sul campo Leonid Slutski vedeva Slovacchia e Galles passeggiare agevolmente sulla Russia, pare che la punta dello Zenit ed il centrocampista del Krasnodar si concedessero una serata a base del miglior champagne, in barba ad ogni possibile autocritica post-débâcle. Cifre? 500 bottiglie e circa 250mila euro spesi.
Aleksandr Kokorin sembrava fregarsene del fatto che stesse buttando al vento il suo enorme talento. Non c’era proprio nulla che potesse scuoterlo. Veramente niente. L’8 aprile 2015, ad esempio, la pornoattrice Alina Yeremenko gli promise 16 ore di sesso nel caso in cui fosse riuscito a segnare da lì alla fine della stagione almeno altre cinque reti. Un “ringraziamento” speciale che l’attrice, tifosissima della Dinamo Mosca, aveva pensato potesse servire a stimolare nelle nove giornate di campionato rimanenti uno sterile Kokorin. Niente da fare. Il centravanti realizzò una sola rete e la Yeremenko tenne per se il regalo. E se nemmeno una notte di passione era riuscita a smuovere la vena realizzativa di Kokorin, perché mai avrebbe dovuto riuscirci Roberto Mancini?
E invece il tecnico di Jesi è riuscito nel miracolo. Ed in Russia ringraziano sentitamente. Bastano pochi semplici numeri: 5 i gol messi a segno da Kokorin in 27 gare nel 2016-17; 8 quelli siglati in 14 uscite in questa stagione. Kokorin si è riscoperto un giocatore decisivo in ogni situazione; talvolta da esterno con uno tra Dzyuba e Driussi al centro (più il primo che il secondo, a voler dire il vero). Ma anche (e soprattutto) da vero nueve con Driussi ad orbitargli qualche metro indietro sulla sinistra.
In una squadra che dalla metà cintola in su balla a ritmo latino (l’ecuadoregno Noboa, gli albicelesti Paredes, Kranevitter, Rigoni e Driussi), trovare posto non era facile. Soprattutto per Kokorin che già si ritrovava nella difficile condizione di doversi contendere un posto con l’ex River Plate Driussi sgomitando per entrare nelle grazie di Mancini. Ci ha pensato il tecnico marchigiano a risolvere la questione gettandoli all’occorrenza entrambi nella mischia. La presenza di Driussi ha così finito per avere un ruolo fondamentale per Kokorin, spingendolo a raggiungere livelli mai toccati prima.
Vuoi per la competitività, vuoi per semplice astio nei confronti del neo-arrivato collega, vuoi perché semplicemente messo in competizione, l’antico spirito dell’ἀγών ha fatto capolino nel cuore di Kokorin. Il risultato? In Europa League, ad esempio, lo Zenit si è imposto sul Vardar per 5-0: doppietta di Aleksandr (entrambe le marcature di testa), che poi si è concesso la sciccheria di un servizio col tacco per Artem Dzyuba. Primo posto nelle gerarchie e fiducia da parte di Mancini: da quando è arrivato a San Pietroburgo, ed era il 2016, Kokrin mai aveva mostrato una simile prolificità.
“Non esser convocato per la Confederations Cup è stata una sveglia per me, fino ad allora ero stato per cinque anni in nazionale e ho voluto tornare nel giro il più velocemente possibile” ha assicurato il recidivo e stravagante centravanti. Anche perché è stato snobbato per quasi un anno, prima che (ed è storia recente) ricevesse nuovamente la convocazione in nazionale. Cosa non scontata.
Perché durante la Confederations Cup di quest’estate che ha confermato il trend estremamente negativo del movimento calcistico russo ad un anno da Russia 2018, che faceva Kokorin? Era su Instagram a tirare frecciatine a giocatori e staff della nazionale insieme al compagno Dzuyba, non rattristandosi neppur troppo per il difficile momento in cui verte(va?) la Sbornaja. Siamo sicuri che ora, a pochi mesi di distanza, si sia ravveduto?
La speranza per i russi e per Kokorin è che la risposta sia sia. Nato nel 1991, in un paesino abitato di 35mila anime incollato a Mosca, Aleksandr Kokorin vuole riprendersi il tempo perduto. E per un giocatore di 26 anni non è stato certo poco.