Che sul rendimento di una squadra incida significativamente anche lo stato di forma può considerarsi un dato di fatto. Difficile infatti che una squadra senza benzina nelle gambe, per usare termini gergali, sia in grado di reggere l’urto con i ritmi del calcio moderno.
Ma se è vero che un’ottima condizione fisica è alla base delle grandi vittorie, non è altrettanto vero che correre in maniera forsennata nell’arco dei novanta minuti di gioco sia la chiave per raggiungere il successo. Come per le cose, anche questa regola è infatti soggetta ad una certa relatività.
Come sostengono quelli bravi, non bisogna solo correre; bisogna correre bene. E quando non ce la si fa, un’alternativa altrettanto valida, quella preferita da buona parte degli allenatori contemporanei, è far correre il pallone.
Una regola, quest’ultima, che trova applicazione in quasi tutti gli sport che prevedono l’utilizzo di una palla e che trova forse la sua migliore spiegazione in una scena del film cult sul football americano Any given Sunday (Ogni maledetta domenica). Quella, per intenderci, in cui il vecchio coach degli Sharks, Tony D’Amato (interpretato da Al Pacino) catechizza il giovane quarterback Willie Beamen sull’importanza di far correre il pallone; che poi nel film altro non è se non una metafora utilizzata per spiegare al ragazzo come venga prima l’interesse della squadra che quello personale.
Una regola che, scorrendo la classifica dei km medi percorsi in una partita dalle squadre di Serie A, sembra trovare applicazione anche nel nostro campionato.
Se andiamo a comparare i posizionamenti di questa particolare graduatoria con quelli in classifica delle 20 squadre di Serie A, notiamo infatti come in alcuni casi venga a realizzarsi quasi una correlazione inversa.
Ad esempio, il Napoli, che guida la graduatoria di Serie A con 57 punti dopo 22 giornate, si piazza al quarto posto della classifica dei km medi percorsi a partita (110.667). La Juventus, che nella lotta scudetto tampina i partenopei con un ritardo di appena un punto, nella classifica dei km medi percorsi a partita si piazza addirittura al sedicesimo posto (107.929) ovvero un differenziale di circa il 2%.
A guidare la graduatoria dei km medi percorsi a partita troviamo l’Inter (112.284) che invece nella classifica di Serie A si piazza al quinto posto a due lunghezze dalla Lazio che corre meno rispetto ai nerazzurri (110.611, -2%). Curioso anche il piazzamento della Roma, diciassettesimo posto con 107.073 km medi percorsi a partita, e della Sampdoria che si piazza in diciannovesima posizione con 106.016 km medi percorsi a partita.
L’analisi trova una sua validità anche analizzando il piazzamento incrociato delle tre squadre che chiudono attualmente la classifica di Serie A: Benevento, Verona e Spal.
Le streghe occupano il quindicesimo posto della classifica dei km medi percorsi a partita con un valore di 108.045; gli scaligeri si piazzano in decima posizione con 109.221 km medi a partita; gli estensi sono invece dodicesimi con un valore medio di 108.915. Considerando che la media delle 20 squadre di Serie A è di 109.150, significa che queste squadre sono sostanzialmente in media.
Correre tanto, insomma, non è necessariamente sinonimo di vittoria. Così come correre poco non necessariamente vuol dire rassegnarsi alla sconfitta. L’importante è correre, ma correre bene. Chissà che qualche giocatore di Serie A, leggendo queste statistiche, non ne approfitti la prossima estate per chiedere di rivedere la preparazione.