Tranquillità e serenità sono i tratti che più denotano il viso di Gonzalo Higuain al momento dell’ingresso in campo delle squadre allo Stadium nella serata più difficile per l’argentino dal giorno del suo trasferimento all’ombra della Mole. Quasi come un ex partner pronto a far pagare a caro prezzo le ingiurie ricevute dopo il giorno dell’addio, il numero 9 bianconero ha sposato la tesi per cui la vendetta è un piatto che va servito freddo. Decide così di far passare ben settantun giri di orologio prima di servire quella che da sempre è allo stesso tempo legge non scritta e la più grande beffa del gioco del calcio: il gol dell’ex. Grazie alla sponda di Khedira, infatti, che lo libera ad un preciso tiro a giro, Higuain trova e ritrova dopo un lungo digiuno la via della rete. Imbarazzo e tensione aumentano, e la punta, forse per rispetto, ma ancora più probabilmente per non buttare ulteriore benzina sul fuoco, decide di non esultare, alzando le braccia in segno di scuse. La sua faccia, tuttavia, dice altro, nonostante il calciatore si sforzi di restare serio, un accenno di sorriso, subito ricacciato indietro, prova a far capolino dietro all’ormai celebre barba curata dell’argentino. Per quanto forte e professionale, Higuain sotto la maglia resta pur sempre un essere umano, con la natura della vendetta nel DNA, in modo particolare dopo tutti gli insulti e le cattiverie, giustificate o meno, sputateicontro di lui in tutti questi mesi dai tifosi azzurri e non solo.
“HO TROVATO LA FORZA NELLE PERSONE CHE MI VOGLIONO DAVVERO BENE”
Non una prestazione magistrale prima delle rete. Un Higuain in versione diesel che ci mette forse troppo ad entrare nel match. Probabilmente anche per colpe non esclusivamente sue (leggi qui). Ma anche un Higuain che sfodera la solita tranquillità e disponibilità che ieri più del solito lo hanno contraddistinto. Tranquillità e disponibilità sfoggiate anche nelle interviste pre e post gara dove il Pipita non si scompone nemmeno con un microfono puntato contro con tono inquisitorio, provocatorio. Il campione sembra guardare dritto, per lui esiste solo la sua strada, quella di un ragazzo di ventotto anni, felice di essere tornato sulla cresta dell’onda e ancora più euforico di aver ritrovato la rete proprio in un crocevia importante per il suo club. “Ho trovato la forza nelle persone che mi vogliono davvero bene” dice a fine partita, evidenziando a voce un “davvero” che se solo potesse sottolineare, sarebbe segnato, e con scritto accanto anche un “nota bene”. Dichiarazioni importanti, pacate e che senza strafare buttano fuori qualche sassolino dalle scarpe. Una sottigliezza nella scelta dei termini che sicuramente fa più piacere, anche se meno notizia, di un inutile polemica con toni accesi, in diretta tv.
L’ABBRACCIO CON SARRI IL MOMENTO PIÙ SINCERO
Si sapeva insomma, lo sapevano i bookmakers con quote ridicole, i partenopei con la tristezza nell’anima, e lo sapevano anche i bianconeri. Un unico coro di voci nei giorni scorsi alzatosi ad intonare una litania. Quel “tanto Higuain al Napoli segna sicuro”. Un epilogo già scritto, che rasenta il dramma quando è proprio il tuo ex pupillo a condannarti alla sconfitta. “Ha fatto il suo lavoro” commenta Sarri a fine match, arrabbiato più con i suoi per le troppe sviste commesse. Il tecnico toscano si tiene ben lontano dall’impulsività dei tifosi. A tratti addirittura è felice. E non si tira indietro all’abbraccio (questo sì, sincero) che Higuain corre a regalargli. Simbolo di un legame coach–player, per mister Sarri importantissimo al fine dei risultati, come ogni leader mediatore che si rispetti.