Corsa a due, c’è poco da fare. Ci avevano provato Inter, Roma e Fiorentina, ma ancora una volta la volata scudetto è roba di quelle due: la Juventus di Massimiliano Allegri doma 1-0 il Genoa, scrivendo lo storico record di tredici vittorie consecutive, e non molla un centimetro sul Napoli. Una Signora tutt’altro che bella quella vista allo Stadium, ben contenuta dalle intuizioni tattiche del Gasp, ma maledettamente solida e concreta. Il Genoa si chiude con ordine per poi cadere su un’invenzione di Cuadrado che propizia la sfortunata autorete di De Maio. Male Morata, Marchisio e Pogba, ma anche quando qualche ingranaggio non va, la macchina non si ferma.
Formazioni – Il turno infrasettimanale non sorride ai bianconeri, orfani di Chiellini e Khedira: campo dunque per Caceres nel terzetto arretrato, mentre Padoin vince il ballottaggio con Sturaro (non al meglio) per sostituire il tedesco in mediana. Turn-over moderato per Allegri, in cerca di freschezza sulle fasce: riposano Lichtsteiner e Alex Sandro, spazio a Cuadrado e Evra. Ritocchi d’obbligo per Gasperini che vira su un più prudente 3-5-2 affidandosi a Rigoni e Dzemaili in cabina di regia e lanciando Cerci mezza punta a ridosso di Pavoletti. Occasione per N’Tcham, preferito a Laxalt per rinfoltire il centrocampo.
Primo tempo – Eppure non ha vita facile la Juve nei primi quarantacinque minuti. Il Genoa disegnato dal Gasp svolge alla perfezione il suo compitino: la squadra è cortissima, brava ad intasare gli spazi a metà campo e a ripartire con ordine sulle fasce. Il primo brivido, manco a dirlo, lo regala Dybala con una percussione che spacca in due le resistenze del Grifone, ma che si conclude con un rasoterra velenoso, poco fuori alla destra di Perin. Poi, a sorpresa, esce il Genoa: Ansaldi martella con insistenza sul settore di destra, Cerci galleggia bene tra le linee, e Gabriel Silva intimorisce la retroguardia juventina con una girata in avvitamento tutta potenza, ma poco controllo. Roba di poco conto, le emozioni faticano ad arrivare. Ne esce una gara equilibrata, con una Juve nervosa che stenta a prendere campo, ed un Genoa ben disposto tatticamente, sempre prudente e pericoloso in ripartenza. Alla mezz’ora l’episodio decisivo: Cuadrado punta l’uomo a ridosso del limite dell’area, disorienta un paio di maglie rossoblù con una finta spezza-caviglie e calcia in mezzo. La deviazione che non ti aspetti è quella di De Maio, che anticipa Morata (impalpabile nel primo tempo) e beffa Perin regalando il vantaggio ai bianconeri. L’epilogo non sarà dei più eleganti, ma la giocata del colombiano è un concentrato di classe e talento purissimo. Cinismo e funzionalità, binomio perfetto per una Juve bruttina, poco brillante, ma che trova sempre il modo di far male.
Secondo tempo – Che non fosse la serata giusta per Morata lo si capisce al 9’ della ripresa: Zaza, appena entrato al posto dello spagnolo, viene imboccato splendidamente da Dybala e per poco non centra il raddoppio bianconero. L’ex Sassuolo spreca malamente faccia a faccia con Perin, ma produce nel giro di un minuto più di quanto il collega abbia fatto nei primi 45’. Fiammate iniziali a parte (anche il Genoa fa tremare la difesa bianconera con una convulsa mischia in area), si ritorna allo status quo del primo tempo: le occasioni latitano da una parte e dall’altra, il Genoa è sempre abbottonato dietro, la Juve si limita a controllare. Gasperini prova allora a sparigliare le carte inserendo Suso, Capel e Matavz, e ridisegnando un Grifone a trazione anteriore. Poca cosa però per l’esperto pacchetto arretrato bianconero che si avvale dei ripiegamenti difensivi di Cuadrado (letteralmente uomo-ovunque) per tamponare i timidi sussulti rossoblù. Con il Genoa sbilanciato in avanti, la Juve ha più spazi per ripartire: Dybala e Cuadrado inventano, ma faticano a finalizzare. Nel finale arriva l’espulsione per Zaza che macchia un buon secondo tempo con un intervento scellerato ai danni di Munoz. La Juve chiude dieci contro undici, ma non soffre praticamente mai: sono tredici di fila per Allegri, che supera il record di Conte (stagione 2013-14) e punta allo scontro diretto con il Napoli (il 13 febbraio) per agganciare la vetta della classifica.
JUVENTUS (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Caceres (dal 63’ Rugani); Cuadrado, Padoin, Marchisio, Pogba, Evra (dal 41’ Alex Sandro); Morata (dal 54’ Zaza), Dybala. A disposizione: Neto, Rubinho, Lichtsteiner, Pereyra, Lemina, Sturaro, Hernanes. Allenatore: Massimiliano Allegri.
GENOA (3-5-2): Perin; Munoz, De Maio, Izzo; N’Tcham (dal 58’ Capel), Rigoni, Dzemaili (dal 81′ Matavz), Ansaldi, G. Silva; Pavoletti, Cerci (dal 54’ Suso). A disposizione: Lamanna, Burdisso, Marchese, Fiamozzi, Laxalt, Tachtsidis, Rincon, Pandev, Lazovic. Allenatore: Giampiero Gasperini.
Arbitro: Russo. Assistenti: Marzaloni-Paganessi. Quarto Uomo: Valeriani. Addizionali: Mariani-Maresca.
Ammonizioni: Munoz 34’, Bonucci 39’, Capel 64’, Rigoni 73′.
Espusioni: Zaza 90’+1.
Marcatori: 30’ De Maio (autogol).