La sciarpa al collo, la bandiera in mano. La speranza nel cuore di arrivare fino in fondo a un torneo e vedere i propri beniamini alzare la Coppa. Emozioni che accomunano milioni di italiani specialmente nelle notti di coppe europee, con il sogno di giocare e vincere una finale. E l’ultima squadra italiana ad aver realizzato il sogno di vincere il trofeo per club più importante d’Europa, la Champions League, è stata l’Inter, nella magica stagione 2009-2010, quando il Biscione conquistò il cosiddetto triplete del Campionato, Coppa Italia e infine Champions League. Sono passati ben 15 anni, ma la memoria di quella sera è ancora vivida nelle menti e nei cuori dei tifosi nerazzurri e non solo. Una finale, quella contro il Bayern Monaco dove l’Inter era favorita secondo le quote Champions League e i vari pronostici e la forza, la tenacia e la voglia di vincere dei nerazzurri permisero di portare a casa l’agognato trofeo.
Il percorso fino alla finale
L’Inter iniziò quella cavalcata nel Girone F con Barcellona, Dinamo Kiev e Rubin Kazan. I nerazzurri non erano certo tra i favoriti e faticarono non poco in questa fase del torneo tanto da rischiare ad un certo punto anche l’eliminazione a causa di soli tre pareggi nelle prime tre giornate. Poi arrivarono le vittorie a Kiev e Kazan che regalarono il secondo posto nel raggruppamento. Agli ottavi i nerazzurri guidati da José Mourinho pescarono il Chelsea ma firmarono l’impresa con un 2-1 a San Siro e con una grandissima vittoria a Stamford Bridge con il solo gol di Samuel Eto’o. La doppia sfida dei quarti vide i nerazzurri vincere di misura sia all’andata che al ritorno contro il CSKA di Mosca e che proiettarono la squadra in semifinale contro l’armata del Barcellona. Quella doppia semifinale fu una delle sfide più epiche di sempre. Prima di ricordare il risultato c’è da dire che quella vittoria fu un capolavoro tattico ma anche psicologico di Mourinho che preparò mediaticamente e comunicativamente specialmente la gara di ritorno in maniera perfetta, generando nervosismo e malumori nella squadra blaugrana. L’andata a San Siro fu uno spettacolo tattico e tecnico dove Sneijder, Maicon e Milito firmano il 3-1. Il ritorno al Camp Nou è storia: al 28’ del primo tempo Thiago Motta viene espulso e in 10 uomini Julio Cesar e compagni si chiudono in difesa, blindando l’area di rigore senza far entrare neanche un capello. Almeno fino all’84′ minuto quando Piqué firma l’1-0. Ma il gol del Barcellona non basta e l’Inter stacca il pass per la finale di Madrid.
La finale: Bayern Monaco-Inter
Dopo quella semifinale epica, l’atto conclusivo doveva essere solo il suggello ad una storia magica. E così fu. Quella squadra da Julio Cesar a Chivu, da Zanetti a Cambiasso, Eto’o, Sneijder e soprattutto Milito era forte, ben organizzata e mentalmente convinta. Ma fu proprio l’attaccante argentino l’uomo della provvidenza. Milito era un attaccante completo, in quegli anni assoluto protagonista in Italia e in Europa, aveva già segnato la rete decisiva per la vittoria della Coppa Italia poche settimane prima. Doveva essere sua la Coppa dalle grandi orecchie. E così avvenne. Il numero 22 argentino segnò le due reti che distrussero il Bayern Monaco e che permisero di riportare quel trofeo nella bacheca nerazzurra mancava da 45 anni, facendo sognare intere generazioni di tifosi che da anni aspettavano una sensazione così bella.