Da quando Mauricio Pochettino ha preso per mano il Tottenham il livello del gioco e i risultati della squadra sono andati a crescere stagione dopo stagione. Dopo un 2014/15 chiuso al quinto posto, il 2015/16 ha visto gli Spurs diventare i principali contendenti del Leicester di Ranieri, salvo poi chiudere terzi, mentre lo scorso anno si è arrivato un secondo gradino del podio.
A stupire del gioco di Pochettino sono la velocità di costruzione della manovra e i miglioramenti esponenziali di giovani che via via hanno iniziato ad affiatarsi maturando e diventando stelle nel panorama europeo.
Basta pensare a Harry Kane o Dele Alli, giovani cresciuti in casa, oppure Son e il regista Eriksen.
L’uragano è il terminale perfetto delle azioni: vero padrone oltre la metà campo, forte con il fisico, finalizzatore freddo ma allo stesso tempo capace di giocare a testa alta e diventare un falso nueve che vede i tagli delle ali e le serve per andare a segnare (Son ringrazia).
Eriksen invece è il regista avanzato perfetto, coperto dai mediani di turno Dembelè, Sissoko o Davies, si aggira liberamente per la metà campo e nell’ultima stagione ha smazzato 23 assist in 48 partite totali. A questa spina dorsale manca però l’elemento iniziale.
In una squadra fatta di gente abile tecnicamente e atleticamente c’è bisogno di un difensore che abbia anch’esso queste caratteristiche, ovvero che possa consentire all’allenatore di giocare con una linea difensiva alta senza paura di rimanere scoperti dietro e avere un’arma in più nell’impostazione della manovra (che poi è il motivo per cui Guardiola e Conte hanno a lungo cercato Leonardo Bonucci la scorsa estate).
E così dopo una sessione estiva in cui le follie finanziarie sono state quasi all’ordine del giorno e dopo la cessione di Kyle Walker al Man. City per 50 milioni di sterline più 3 di bonus, gli Spurs hanno deciso di andare all in e portare a casa dall’Ajax per 45 milioni di euro il classe ’96 Davinson Sanchez.
Sanchez diventa così l’acquisto più costoso della storia del club, pagato più di Sissoko che era stato portato via lo scorso luglio dal Newcastle per 32 milioni di sterline e va a completare il pacchetto arretrato con Wimmer, Alderweireled, Rose e Walker-Peters (in attesa dell’ufficializzazione di Aurier che doveva risolvere la questione relativa alla sua condanna in carcere dello scorso settembre).
Davinson Sanchez, 21 anni, colombiano arriva da quell’Ajax fucina di giovani talenti e negli ultimi anni quasi cantera del Tottenham visti i precedenti passaggi dai lancieri agli Spurs di Eriksen, Alderweireled e Vertonghen.
Ma perché affidare le chiavi della retroguardia a un ragazzo giovanissimo, arrivato nel calcio europeo solo l’anno scorso e pagarlo una cifra che seppur inserita nel contesto di questo mercato drogato risulta lo stesso molto alta?
Peter Bosz, attuale tecnico del Borussia Dortmund e suo allenatore all’Ajax lo descrive come “un vero difensore centrale per natura”, mentre il capitano della squadra olandese Klaassen non usa mezzi termini e lo definisce “una bestia”. Per capire perché però tutti abbiano questa altissima considerazione di questo difensore facciamo un salto indietro.
Gli inizi
Davinson Sanchez cresce in Colombia e inizia a giocare da centrocampista nelle giovanili dell’ America de Cali, la sua squadra del cuore. E’ molto sicuro dei suoi mezzi e fin dall’adolescenza si sente pronto per saltare alcune tappe e approdare direttamente in prima squadra. Il club non la vede però allo stesso modo e così a 16 anni Davinson si trasferisce all’Atletico Nacional.
Juan Carlos Osorio, coach dei “los Verdoiagas” lo prende sotto la sua ala protettrice. Il ragazzo cresce fino a sfiorare il metro e novanta di altezza ed è praticamente un pacchetto completo di forza fisica e velocità, con in più il piede educato e la capacità di prestare attenzione ai movimenti dei compagni. Il mister crede in lui e fa la scelta decisiva per la carriera del giovane, spostandolo in difesa.
Quando nel 2015 Osorio lascia per andare ad allenare il San Paolo, il suo sostituto Reinaldo Ruera completa l’opera scommettendo su Davinson Sanchez e lanciandolo come titolare. Il risultato è una stagione da 24 partite e solo 3 ammonizioni prese, nessun cartellino rosso e una media minuti giocati che sfiora i 90: è sempre titolare, martella sempre gli avversari fino all’ultimo ed è una costante delle formazioni dell’Atletico.
Il nome inizia a circolare in Europa e gli scout accorrono, in particolare quelli del Barcellona. I Blaugrana trovano l’accordo col club per una cifra attorno ai 4 milioni di euro, ma incredibilmente il giocatore rifiuta il trasferimento. La sua fiducia in se stesso esce nuovamente e parla chiaro: non vuole andare a giocare nel Barca-B, si sente pronto per dire la sua in una squadra di uno dei massimi campionati europei.
A dargli questa chance nell’estate del 2016 è l’Ajax con un accordo da 5.5 milioni e il permesso di restare in Colombia a giocarsi la finale della Copa Libertadores contro gli ecuadoregni dell’Independiente del Valle.
L’Atletico Nacional esce vincente dalla doppia sfida di finale e conquista la sua seconda Libertadores nella storia dopo quella del 1989 dei “Los Puros Criollos”, squadra composta completamente da colombiani tra cui il compianto Andres Ecobar.
Born ready
Arrivato nel vecchio continente non riposa un attimo e viene subito convocato per i preliminari di Champions League contro i russi del Rostov. È titolare nell’1-1 dell’andata mentre resta in panchina nella sconfitta per 4-1 del ritorno che relega l’Ajax all’Europa League.
Da quel momento in poi nella mente del tecnico degli olandesi Bosz si fa sempre più forte l’idea di fare come Ruera e scommettere su Davinson titolare inamovibile. Delle 32 giornate di campionato gioca per 90’ in 28 e in Europa League ne salta 2 su 12 per riposo da un affaticamento e un’altra per somma di ammonizioni.
Alla sua prima stagione in Europa viene nominato miglior giocatore della Eredivisie e con il diciassettenne De Ligt compongono la miglior difesa del campionato, colpita solamente 23 volte. A completare le sue stats due sole ammonizioni prese e 7 gol realizzati. A 21 anni il suo palmares vede già una Libertadores e una finale di Europa League, persa con il Manchester United.
Coach Ruera ha commentato il suo primo anno europeo come un assaggio di quello che ci aspetta davvero: “è una rivelazione, ha un grande futuro davanti e alla sua prima stagione all’Ajax ha dimostrato tutto il suo carattere e le sue abilità”.
In una stagione è riuscito ad adattarsi ai ritmi europei e a diventare nel giro di poco uno dei difensori pregiati in circolazione.
Davinson riassume benissimo le caratteristiche del nuovo corso dei guardiani della retroguardia che da anni ormai non sono più semplicemente degli spazzatori, degli stopper. Oggi il difensore centrale è quasi tornato ad essere un libero, quando non addirittura un centro mediano metodista (vedi per l’appunto Bonucci o Mascherano arretrato da Guardiola).
L’evoluzione del gioco ci sta portando ad avere sempre più tuttocampisti che partecipano tanto alla manovra offensiva quanto a quella difensiva e alcuni esempi del genere in altri reparti sono Thomas Muller o il suo compagno Alaba, che con Guardiola spesso aveva l’abitudine di partire dalla propria fascia, avanzare verso la trequarti avversaria accentrandosi e poi inserirsi sovrapponendosi al movimento di Lewandowski che contemporaneamente si spostava sui lati portandosi dietro due avversari.
Davinson Sanchez rientra perfettamente in questi parametri. Atleticamente è capace sia di tenere l’uomo e di duellare spalla-spalla, sia di tornare indietro e recuperare senza complimenti. La sua velocità gli consente di rimanere alto e partecipare così alla manovra offensiva e anche qui dimostra di avere delle skills.
Non disdegna infatti l’uso del piede sinistro (debole teoricamente ma soprattutto gioca a testa alta e spesso prova il disimpegno da una fascia all’altra per lanciare in profondità i compagni liberi.
Inoltre ha anche il vizio del gol. Ne ha fatti sette nell’ultimo anno e non sono state solo incornate su corner, lo sanno bene l’Heracles e l’AZ Alkmaar.
Pochettino ha fatto carte false per averlo, al punto da renderlo l’unico acquisto (al momento) di questa sessione di mercato degli Spurs, colui che dovrà completare la spina dorsale con Eriksen e Kane e permettere il salto di qualità.
In conferenza stampa ha dichiarato che può diventare tranquillamente uno de più forti al mondo e che le sue caratteristiche sono quello che stava cercando per completare la squadra: “È l’innesto perfetto per il suo stile offensivo che consente di tenere la linea difensiva alta, sa impostare ma ha anche il fisico per rientrare”.
La cosa che più ha stupito l’allenatore argentino però è stata la sua capacità di adattarsi: “Arrivando dal Sumerica devi adattarti all’Europa e al calcio europeo, ma lui è incredibile. Parla inglese molto bene, si trova già bene con i nuovi compagni, ha tutto per avere successo qui. È così aggressivo e veloce e in più non ha paura di giocare con l’uomo addosso e prendersi dei rischi”.
E a proposito di rischi forse questo può essere l’unico limite del ragazzo, che è sempre propositivo e a volte sbaglia a posizionarsi in fase difensiva, lasciando praterie agli avversari ed essendo costretto ad affaticarsi in scatti disumani per rimontarli.
Insomma ad oggi Davinson Sanchez è stata la scommessa vinta dagli allenatori che hanno creduto in lui. Osorio ha creduto in lui, Ruera ha creduto in lui e Pochettino ha creduto in lui. Il Tottenham ha creduto in lui infine e lui nel Tottenham, portando così a un’unione che ha tagliato fuori club come il Real Madrid, il Barcellona e il Chelsea.
Nella sua bacheca c’è ancora tanto spazio, sarà lui l’uomo della provvidenza nel nord di Londra, in attesa del nuovo White Hart Lane?