“Voglio vincere tutto!” è la filosofia (sottolineata sul suo sito ufficiale) del “nuovo” allenatore dell’ Inter, Roberto Mancini. Sarà per la sua filosofia o per l’appeal che ha sui tifosi della beneamata (da tempo ostili a Walter Mazzarri) o semplicemente perché era il migliore allenatore sul mercato che Tohir, su consiglio di Massimo Moratti, ha deciso di affidare (o meglio riaffidare) la panchina nerazzurra a Roberto Mancini. O magari sarà stato l’insieme di tutte e tre le cose. Fatto sta che domenica sera, nella sfida con l’altra squadra di Milano, siederà il tecnico che nei cuori dei tifosi interisti è secondo solo al mago Jose Mourinho.
Mancini aveva già allenato l’Inter tra il 2004 e il 2008 vincendo tre campionati, due coppa Italia e due supercoppe italiane. L’addio, che poi è stato solo un arrivederci, non è stato dei migliori. Criticato aspramente dai media e dai critici per le cattive prestazioni in Champions League decise di dimmettersi dopo la sconfitta (e conseguente uscita) in coppa campioni contro il Liverpool, salvo tornare successivamente sui suoi passi. Ma il dado era tratto e Moratti decise di esonerarlo per chiamare colui che poi vinse tutto, Mourinho. Nonostante il burrascoso finale, l’allenatore jesino ha lasciato ottimi ricordi nella mente dei tifosi. Dopotutto è stato l’ allenatore che ha riportato la vittoria del campionato dopo ben 16 anni. Ed è anche stato l’unico ad aver vinto lo scudetto per tre volte di fila.
Adesso è chiamato ad una nuova importante sfida: riportare l’ Inter in alto, lì dove manca da troppo tempo. In altre parole, riportare i nerazzurri in Champions League. La missione è tutt’altro che semplice, il neo-tecnico dovrà faticare molto per raggiungere l’obiettivo preposto. Proprio per superare le difficoltà, Mancini non ha perso tempo: ha subito costruito una mini rivoluzione per ritrovare la vittoria e scalare la classifica. Innanzitutto addio alla difesa a tre e probabile panchina per uno degli acquisti più importanti dell’ultima sessione di mercato, Nemanja Vidic. Avanzare nella posizione di trequartista colui che è considerato da Mancini e il suo staff (e non solo da loro) il miglior giocatore in rosa, Kovacic, è il secondo passo. Basta col possesso palla lento e prevedibile: pochi tocchi, rapidità e sguardo verticale. Questo vuole Mancini. Vedremo domenica se i giocatori avranno assimilato le nuove idee. Intanto già si respira un’ aria nuova: Javier Zanetti passa molto più tempo sul campo e i tifosi già fanno festa chiedendo al nuovo allenatore la vittoria nel derby.
Non sappiamo se Mancini basterà per riportare in alto l’ Inter ma nel frattempo il primo obiettivo di Tohir è stato raggiunto: ridare morale alla squadra e ai tifosi era necessario per portare avanti il progetto iniziato un anno fa: esportare il marchio Inter nel mondo. E chi meglio di Mancini, allenatore carismatico e con esperienza europea, poteva essere ingaggiato?