Ha trentotto anni, ha giocato gran parte delle partite disputate dalla sua squadra, molte buone prestazioni, talvolta si è rivelato determinante. Non è esplosivo, non è forzuto, ma ha grande tecnica e interpreta il suo ruolo in modo unico ed inimitabile, ha il carisma del trascinatore, indossa la fascia di capitano da sedici anni, gode del rispetto e della stima degli avversari.
No, non stiamo parlando di Dino Zoff. Dietro la schiena ha una cifra in più, l’1 dei campioni seguito dallo zero della fantasia forma il numero che più gli si addice, quello che più nella storia del calcio ha fatto sperare gli uomini, innamorare le donne e sognare i bambini. Ovviamente si tratta di Francesco Totti, che domenica ha deciso le sorti di uno dei tanti derby vissuti con la maglia giallorossa, ormai la sua seconda pelle. Eppure i romanisti hanno sudato freddo più volte in vista di un suo possibile trasferimento. La prima volta, con Bianchi allenatore, quando doveva essere ceduto all’Ajax in cambio di Litmanen, l’ultima, ormai idolo incontrastato, dopo la vittoria dello scudetto fu molto vicino a trasferirsi al Real Madrid.
Sono anche le coincidenze che fanno la storia, e vuoi per sua volontà, vuoi per forza maggiore, il destino ha fatto in modo di legare indissolubilmente il Pupone e la sua terra, quella Roma che non vuole padroni, e che si è democraticamente arresa ad un artista del pallone. La verità è che nessuno meglio di Totti avrebbe saputo interpretare il carattere romano: spontaneo, ironico, popolare, disinvolto e malizioso, quasi strafottente, tratti questi che riscontriamo nei “ragazzi di vita” descritti nelle pagine di Pasolini così come nei rozzi bonaccioni protagonisti di origine romana impersonati nei film natalizi. Se fosse nato negli Stati Uniti probabilmente nessuno si sarebbe sognato di inventare Capitan America.
Longevità (sportiva si intende), carisma, classe, sono gli attributi che invece lo distinguono dalla plebe di Roma e lo elevano a modello, dio pagano di una città senza padroni. La splendida doppietta firmata nella partita più importante del campionato, l’esultanza originale e sorprendente, il gesto atletico che non ti aspetti sono le meraviglie ormai note che ci ha regalato domenica. E anche questa volta siamo convinti che non sia l’ultima.