Luglio 2014: la Juventus sembra ad un passo da Juan Manuel Iturbe quando irrompe la Roma e, con un’offerta super (30 milioni di euro), si aggiudica il talento argentino. I tifosi juventini, già in subbuglio per le inattese dimissioni di Antonio Conte, prendono di mira la società, colpevole di non aver rilanciato per il cartellino dell’attaccante ex Verona. Marotta, però, aveva già pronto il piano B e questo piano B aveva un nome ed un cognome: Alvaro Morata.
Il ragazzone spagnolo ( 188 cm per 82 kg) ha giocato due anni nelle giovanili dell’Atletico Madrid e uno nelle giovanili del Getafe prima di passare, nel 2008, al Real Madrid. I primi anni lo hanno visto protagonista nel Real Madrid C e nel Castilla (la squadra b del Real). Le buone prestazioni e i titoli vinti con le succursali dei blancos valgono la promozione in prima squadra. Con Mourinho, però, non trova molto spazio ed in tre anni colleziona soltanto 18 presenze tra campionato e coppe, realizzando la miseria di due goal. L’approdo di Carlo Ancelotti sulla panchina dei blancos fa bene all’attaccante spagnolo: nella stagione 2013-2014 scende in campo 34 volte, realizzando 9 reti. Su di lui si interessa mezza Europa ma alla fine a spuntarla è la Juventus che con 18 milioni di euro si aggiudica il cartellino del giovane attaccante.
Il primo impatto di Morata con la nuova squadra non è dei migliori: tre giorni dopo il suo acquisto, al suo secondo allenamento con la squadra, il neoattaccante riporta una distorsione al ginocchio sinistro che lo costringe a saltare tutta la preparazione estiva e anche la prima giornata di campionato. Il rientro avviene nella seconda partita di serie A, quando Morata esordisce ufficialmente con la maglia bianconera nella vittoria contro l’Udinese. Ma l’aver saltato l’intera preparazione ne condiziona le prestazioni, cosi i primi tempi sono duri e spesso gli viene preferito Llorente. Il ragazzo però non demorde e piano piano conquista il posto da titolare, la fiducia dell’allenatore e l’attenzione dei critici mettendo a segno sette reti in campionato e una prestazione superlativa nell’andata degli ottavi di Champions League contro il Borussia Dormund.
Dall’alto dei suoi 188 cm, Morata è un attaccante agile, veloce, che sa fare tutto. Bravo nell’uno contro uno, freddo sotto porta, ha dimostrato anche di sacrificarsi per la squadra (la rincorsa a Gundogan nei minuti finali con il Dortmund ne è la prova). E’ quel tipo di attaccante che potremo definire “attaccante 2.0”, quel tipo di attaccante che tutte le squadre dovrebbero avere. Insomma, a distanza di qualche mese, pare proprio che vecchia signora abbia vinto la scommessa.