Nel gran valzer dell’Ekstraklasa di quest’anno a sorprendere è un nuovo ballerino. E’ l’ultimo arrivato ma di punto in bianco ha scelto di prendersi le luci della ribalta togliendole conseguentemente a chi di danza è vissuto per tanto tempo. Ci troviamo davanti al classico scenario in cui da un lato c’è chi alimenta stupide gelosie e dall’altro si trova invece chi urla al miracolo tanto è scioccato da una tale dose di talento a lungo celata ed ora improvvisamente esplosa in tutta la sua qualità. Il Górnik Zabrze è l’ultima squadra della Lotto Ekstraklasa, la Serie A polacca, ma solo se si legge la classifica relativa al potenziale valore delle rose stimato dall’autorevolissimo portale Tranfermarkt.
Perché scorrendo la classifica del campionato, quando ormai sono state giocate 21 giornate, i Górnicy, “minatori”, occupano la terza posizione dopo aver conservato il primato per ben otto turni. Nell’ottovolante per il podio, dove oltre a questa poco accreditata formazione restano ben salde le candidature delle storiche big (e dunque Legia Varsavia e Lech Poznan, rispettivamente prima e seconda con 38 e 36 punti), il Zabrze è il classico ospite non gradito. Ma andiamo per gradi.
E’ oltremodo sorprendente come la squadra potenzialmente più debole del lotto possa arrivare così in alto: normalmente si corre il rischio, in questi casi, di ricondurre tutto alla fortuna od a un insieme di allineamenti cosmici particolarmente unici e irripetibili. Non è così, perché la truppa guidata da Marcin Brosz è puro distillato di corsa e agonismo; ingredienti fondamentali per competere con chi, potenzialmente, ha molte più qualità rispetto a te. E, come detto, la lista in Ekstraklasa è piuttosto lunga.
Brosz è originario del voivodato di Slesia, nato precisamente a Knurów: qui il 44enne tecnico del Górnik Zabrze ha conosciuto il folle amore per il calcio. Dopo una carriera da roccioso difensore centrale interamente spesa in patria, Brosz ha maturato la decisione di passare dall’altra parte della barricata. La sua formazione come allenatore fonda le radici nella solida amicizia con il portiere polacco Jerzy Dudek, la chiave di Brosz per assistere a intere sessioni di allenamento nel quartiere generale del Liverpool di Rafa Benítez. In pratica Brosz è diventato un allenatore bazzicando Anfield e Melwood, centro d’allenamento dei Reds. Taccuino alla mano per prendere appunti a non finire; materiale aureo che prima o poi sarebbe venuto utile. Il poi arriva nel 2016 quando Brosz sbarca ad insegnare calcio ad un Górnik Zabrze in profonda crisi. La stagione allora appena conclusasi era stata un vero e proprio fallimento per il club biancorosso. Dopo 6 anni in massima serie era arrivata la settima retrocessione nella storia della società. Una società importante.
Il Górnik Zabrze è stato fondato nel 1946, dopo che il secondo conflitto mondiale aveva devastato in tutti i sensi quello che senza dubbio è stato uno dei territori più dilaniati dagli scontri bellici. I bombardamenti avevano lasciato praterie di macerie, edifici devastati: la priorità, conclusasi la guerra, andava ragionevolmente alle abitazioni. Ma pure le strutture sportive dell’epoca erano sepolte: fu allora che molti attivisti si diedero da fare per far rinascere il calcio in Polonia. E tra le varie città dove ciò accadde, pure a Zabrze, dove forte era la presenza di lavoratori nelle miniere, ben presto sarebbe nato un dopolavoro calcistico. Górnicy, dicevamo; minatori.
Il Górnik Zabrze è una società che nella sua storia frequenta abbastanza stabilmente la massima divisione polacca, vinta per altro 14 volte (tutte comprese tra il 1957 ed il 1988), e che si toglie anche lo sfizio di qualche apparizione in l’Europa. Come quella nella Coppa dei Campioni del 1968 dove raggiunse i quarti di finale; o quella nella Coppa delle Coppe dove fu addirittura finalista nell’edizione del 1970 e fu eliminata ai quarti l’anno dopo. E pure in Coppa di Polonia il Górnik ha saputo farsi rispettare: sei volte campione, tra cui il filotto consecutivo tra 1968 e 1972, e sette volte finalista (l’ultima delle quali nel 2001).
Il nuovo millennio però non ha portato bene ad una squadra che nel 2009 ha toccato uno dei punti più bassi nella sua storia: la retrocessione nella Serie B polacca dopo 30 anni consecutivi in Ekstraklasa. Serviva una riflessione: insieme a questa è arrivata la modernizzazione dello Stadion im. Ernesta Pohla, conosciuto anche come Arena Zabrze per ragioni di sponsorizzazione ma intitolato nel 2005 a Ernest Pohl, ricordandone i dieci anni dalla scomparsa. Terminati finalmente i lavori, nel 2016, ci si aspettava un nuovo raggiante futuro. Ecco invece una nuova retrocessione. Inattesa, inaspettata, deludente come poche altre e soprattutto maledettamente dura da digerire.
Non era un momento facile per il Górnik Zabrze. A confermarlo il fatto che il 16 maggio 2016 si mobilitò persino il sindaco della città, Małgorzata Mańka-Szulik, convocando una riunione del consiglio societario per pianificare l’immediata risalita. Allontanato il presidente del CdA e dimessosi il vicepresidente (rispettivamente Marek Pałus e Tomasz Heryszek, criticati dai tifosi per non aver sufficientemente rinforzato l’organico), il 3 giugno ecco la fumata bianca: la nomina di Marcin Brosz come nuovo tecnico del club. Una scelta voluta per iniettare le conoscenze apprese a Liverpool su un gruppo di giocatori eterogeneo. Una scelta di successo.
Non sono mancate le difficoltà (addirittura nel precampionato due giocatori, lo spagnolo Kanté e il lettone Ošs, avevano fatto perder le loro tracce salvo accordarsi in segreto con altri club), ma dopo un solo anno i “minatori” sono tornati in Ekstraklasa. Secondo posto a fine stagione, 58 punti contro i 61 della capolista: 24 ottenuti nel girone d’andata, 34 al ritorno vincendo le ultime otto partite di fila. Merito di Angulo, puntero spagnolo autore di 17 marcature e capocannoniere della Nice 1 Liga.
Volendo azzardare un paragone, Igor Angulo Albóniga è quasi un Aritz Aduriz trapiantato in Polonia: entrambi baschi, separati da tre anni (1981 Aduriz, 1984 Angulo), entrambi prodotti dal vivaio dell’Athletic Club. Entrambi bomber, con una prolificità diversa ma sempre decisiva nel loro contesto. E quest’anno il numero 17 biancoblù è già andato in gol 23 volte in altrettante occasioni; 19 in 20 sfide di Ektraklasa, peraltro. Retto da 181 cm di esplosività, manca all’appello con la rete da inizio mese. Ma è comprensibile: il Górnik Zabrze resta sul podio pur con due sconfitte pesanti negli ultimi due turni prima della sosta (1-0 in trasferta dall’Arka Gdynia, 0-4 in casa contro il Cracovia Kraków).
Resta però la bellezza dei Górnicy, acuita da un inizio di stagione assurdo, con vittorie sulle più blasonate Legia Varsavia (griffata dagli spagnoli Dani Suárez e Angulo) e Wisla Cracovia (tripletta di Angulo). Nella rosa del club, in passato rampa di lancio dei vari Łukasz Skorupski, Michał Pazdan, Krzysztof Mączyński e Arkadiusz Milik, c’è posto per una qualità complessivamente misurabile in 3,48 milioni. Azzardando un paragone, perfino la nostra Serie B è più ricca: serve recarsi in Lega Pro, tra Lucchese, Giana Erminio e Olbia, per avere un metro di paragone che sia quantomeno corrispondente.
Pazzesco come il Górnik Zabrze stia mantenendo la terza posizione, alla luce di quanto detto. La formazione tipo è presto fatta: il 21enne Tomasz Loska tra i pali, Koj-Wieteska-Wolniewicz-Dani Suárez in difesa, a centrocampo Matusek affiancato da un giovane (il 19enne Ambrosiewicz si gioca il posto col 20enne Zurkowski), due esterni potenti (Damian Kadzior a destra, Rafal Kurzawa a sinistra) e il sopracitato Angulo insieme a Lukasz Wolsztynski. Tecnica non eccelsa, ma tanto gioco di squadra. Così si sono guadagnati il terzo posto. E così vorranno certamente continuare.